Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Webzine Sanità Pubblica Veterinaria - Febbraio 2005. Numero 28 [http://spvet.it]
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Microbiologic and chenical monitoring of Mytilus galloprovincialis population that colonize the breakwaters walls long the coast of Marche region - Italy.

Monitoraggio microbiologico e chimico delle popolazione di Mytilus galloprovincialis che colonizzano le barriere frangiflutto disposte lungo la costa marchigiana.



Bacchiocchi S., Masini L., Marangoni V., Tavoloni T.,Piersanti A., Ottaviani D., Orletti R., Canonico C., Santarelli S., Leoni F.

LABORATORIO “CENTRO DI REFERENZA NAZIONALE PER IL CONTROLLO MICROBIOLOGICO E CHIMICO
DEI MOLLUSCHI BIVALVI VIVI – SEZIONE DI ANCONA
Summary: "The National Reference Centre for the microbiological and chemical controls in live bivalval molluscs Laboratory” – Section of Ancona- performed a monitoring action in order to assess the hygienical-sanitarian status of natural populations of Mytilus Galloprovincialis, existing on breakwaters walls facing the coast between Senigallia and Fano.
Controls have been performed under the guidelines of the Legislative Ordinance n. 530/92; moreover, there have been added investigations about the Hepatitis A virus, pathogenic microrganisms as Vibrionaceae, some parasites, and chemical substances as organohalogenates and heavy metals.
The analized mussels come from two sampling campaigns performed on 10 breakwaters walls in the Senigallia coast, one of which performed in late June – first July 2004, and the other one in late September 2004. A third sampling has been performed in late June on 8 breakwaters walls on the coast of Fano.
The study has been performed accordingly to the following Law guidelines:
about the numbering of faecal Coliforms and E.coli from molluscs - D.M. 31/07/95 (G.U. n.279 of 29/11/95);
about the determination of Salmonella from molluscs, according the quick method - D.M. 31/07/95 (G.U. n.279 of 29/11/95);
about searchings for Vibrio spp. the guidelines that have been followed are described in PRT ANMICALI 014;
about searchings for genes codifying TDH and TRH toxins in groups of V. Parahaemolyticus, a PCR has been performed, accordingly priciples of PRT ANMICALI 017;
about searchings for Hepatitis A virus (HAV) (with retrotrascription(RT)- Hemi-nested-PCR, that used primers of viral capsid VP1);
about liposoluble toxins DSP (DIARRHETIC SHELLFISH POISON), - D.M. 16/05/02 ( G.U. n° 165 of 16/07/2002);
about liposoluble toxins ASP (AMNESIC SHELLFISH POISON) - D.M. 16/05/02 (G.U. n° 165 of 16/07/2002); about heavy metals determination, samples have been submitted to analitical determination.
About organohalogenates substances, 100g of molluscs flesh has been used, followed by drying of the sample, and by the estraction in pressure and temperature controlled conditions, using as solvent a mix of acetone/esane (1:1).
About PCB analysis, the evaporated extract is purified using an Extrelut NT-3 column, acidified with concentrate suplhuric acid, in sequence with a silica column. After diluition of analyts with esane and solvent evaporation, the extract is taken with 0,5 mL of isottane and injected in a gascromatograph with an electron capture detector (GC-ECD) [3].
The findings show the molluscs conformity with microbiological parameters defined by (DPR 530/92) about production and commercialization, and the efficacy (feacal Coliforms abatement) of depurators in sewages of the two tested areas.

Isolation of Vibrio microrganisms and the finding of HAV RNA, suggested the necessity of the use of others parameters in the next ordinance, in order to preserve public healthkeeping.
Heavy metals and chemicals substances are within acceptable range. Parasites act as hygienical-sanitarian risk factors only in massive infestations. DSP (diarrhetic shellfish poison) biotoxicity has been revealed together at its development in official samples taken in breedings located 4,5 km far the coast; it is desiderable that the next ordinance could consider a systemic control.

1.INTRODUZIONE

I blocchi di roccia che costituiscono le barriere frangiflutti, diffuse lungo il litorale marchigiano per arrestare l’erosione degli arenili (Fig.1), sono stati ampiamente colonizzati da banchi di molluschi bivalvi sessili rappresentati prevalentemente dalla specie Mytilus Galloprovinciailis.





L’efficiente apparato filtrante che caratterizza questa specie permette ad ogni individuo di filtrare circa 1,5 litri d’acqua/ora, rimuovendo tutto il particellato e concentrando all’interno del corpo del mollusco batteri, virus, parassiti e contaminanti ambientali eventualmente presenti. Le barriere frangiflutti rappresentano anche un habitat per gli stormi di gabbiani (Fig.2) che, di giorno saccheggiano le discariche urbane e le letamaie degli allevamenti dell’entroterra, e di notte, richiamati dal loro istinto naturale di uccelli marini, tornano sui litorali per usare le scogliere in questione come dormitori. Il guano prodotto dai gabbiani, dilavato dal moto ondoso e dalle piogge, cade in mare dove diventa anch’esso nutrimento per i molluschi sottostanti. Benché la legge proibisca lo sfruttamento dei banchi naturali di molluschi sessili per uso alimentare, il loro consumo è comunque frequente soprattutto da parte dei bagnanti nel corso della stagione estiva.







L’obiettivo di questo progetto è quello di valutare lo stato igienico-sanitario delle popolazioni naturali di Mytilus Galloprovincialis che popolano le barriere frangiflutti antistanti il litorale compreso tra Senigallia e Fano. A questo scopo sono stati eseguiti campionamenti sia a diverse latitudini, per evidenziare eventuali differenze tra diverse aree geografiche nella contaminazione dei molluschi, sia alla stessa latitudine in tempi diversi, per valutare anche una possibile variabilità temporale dello stato igienico-sanitario dei mitili. Sui campioni di Mytilus Galloprovincialis sono stati effettuati i controlli previsti dal D.lvo N°530/92, il quale stabilisce che i molluschi bivalvi vivi possono essere raccolti ed utilizzati per il consumo umano diretto solo nel caso in cui soddisfino i seguenti requisiti:

Questi controlli tranne quelli per isotopi radioattivi continuamente monitorati dalle Autorità Sanitarie e risutati sempre conformi ai livelli di legge, sono stati implementati dalla ricerca del virus dell’epatite A, di patogeni emergenti come le vibrionacee, di parassiti e di contaminanti chimici quali composti organoalogenati e metalli pesanti quali mercurio, cromo, piombo e cadmio.

1.1 Virus dell’ epatite A

Il virus dell’epatite A viene trasmesso all’uomo principalmente per via oro-fecale per contatto diretto con individui infetti o attraverso il consumo di acqua ad uso alimentare o altri alimenti contaminati contaminati. Le manifestazioni cliniche della malattia possono variare da una forma asintomatica, in bambini ed occasionalmente in giovani adulti, allo sviluppo di epatite nella maggior parte degli adulti, fino anche a casi di epatite fulminante. Gli individui infetti rilasciano nelle feci un numero elevato di particelle virali, che attraverso gli scarichi possono arrivare a contaminare l’ambiente marino. Il virus che è in grado di sopravvivere per settimane o mesi in acqua di mare, può quindi essere filtrato e concentrato dai molluschi bivalvi. Questi ultimi si sono dimostrati un veicolo efficace di trasmissione del virus dell’epatite A, particolarmente perché possono essere consumati crudi o poco cotti.

1.2 Patogeni emergenti

Dai dati presenti in letteratura [12] relativamente ai problemi sanitari connessi con il consumo dei molluschi, risulta che negli ultimi anni i patogeni batterici associabili a contaminazione fecale delle acque (coliformi e salmonella) sono stati responsabili solo in piccola percentuale delle epidemie associate a tali prodotti, mentre ben più rilevante si è rivelato il ruolo di batteri naturalmente presenti nell’ambiente marino. Tra questi sicuramente i più importanti sono quelli facenti parte della famiglia delle Vibrionaceae. Oltre ai ben noti V. cholerae e V. parahaemolyticus responsabili di diversi fenomeni epidemici che si sono verificati e si verificano tuttora in diverse parti del mondo, è ormai risaputo che almeno altre dieci specie di vibrioni (V. vulnificus, V. mimicus, V. alginolyticus, V. hollisae, etc.) possono rappresentare l’agente eziologico di patologie sia intestinali che extraintestinali nei confronti dell’uomo.

1.3 Contaminanti chimici

1.3.1 Composti organoalogenati

La contaminazione da composti organoalogenati è un fenomeno piuttosto comune in molti prodotti della pesca; tra questi particolarmente interessanti sono i molluschi, nei quali i livelli di tali inquinanti non vengono monitorati in modo dettagliato dal Servizio Sanitario Nazionale. Nel corso di questo monitoraggio sono state prese in considerazione due particolari categorie di contaminanti organoalogenati, quali i policlorobifenili (PCB) ed i pesticidi organoclorurati.
I policlorobifenili (PCB) sono idrocarburi aromatici alogenati di sintesi che comprendono 209 congeneri con differenti numeri e posizioni dei sostituenti cloro sulla molecola bifenile. Grazie alle loro eccellenti caratteristiche tecniche queste sostanze hanno trovato in passato un ampio utilizzo a livello industriale, ma, in seguito alle preoccupazioni per la salute espresse dall’opinione pubblica, la produzione e commercializzazione in Europa cessò verso la fine degli anni ’70. Benché la loro produzione sia vietata ormai da diversi anni, a causa della loro stabilità, i PCB sono tutt’ora degli inquinanti ambientali altamente diffusi, che si caratterizzano per la quasi totale insolubilità in acqua e per la solubilità in mezzi idrofobi come le sostanze grasse ed oleose; proprio in seguito a queste proprietà, i PCB tendono a subire fenomeni di bioaccumulo e biomagnificazione nel tessuto adiposo degli organismi viventi, tali per cui le concentrazioni più elevate si ritrovano nelle specie al vertice della catena alimentare [1]. La legislazione europea non ha a tutt’oggi definito dei limiti massimi di residui (LMR) per i PCB negli alimenti; in particolare risulta problematico stabilire limiti per tutti i prodotti ittici visti gli elevati livelli di contaminazione naturale. Nel corso di questo monitoraggio sono stati determinati i livelli di 18 congeneri di PCB, principali indicatori dello stato di contaminazione dei sistemi biologici. I congeneri presi in esame comprendono: T3CB-28, T4CB-52, P5CB-95, P5CB-99, P5CB-101, P5CB-105, P5CB-110, P5CB-118, E6CB-138, E6CB-146, E6CB-149, E6CB-151, E6CB-153, E7CB-170, E7CB-177, E7CB-180, E7CB-183, E7CB-187.

Per quel che riguarda i pesticidi organoclorurati, sono stati determinati, nei molluschi in esame, i livelli di 11 composti con attività insetticida, che hanno in comune la presenza di legami carbonio-cloro, i quali conferiscono a queste molecole una reattività ed una stabilità nell’ambiente confrontabile con quella dei PCB. Tali composti comprendono: l’Eptacloro, l’Esaclorobenzene (HCB), gli isomeri del DDT (ppDDT,opDDT, ppDDD, opDDD, ppDDE, opDDE) e gli isomeri dell’Esaclorocicloesano. La maggior parte di questi principi attivi ha trovato un largo utilizzo in agricoltura dagli anni ’40 fino ai primi decenni del secondo dopoguerra, ma attorno agli anni ‘70-’80 in Europa Occidentale è stata vietata la loro produzione e utilizzo. Tra essi noto a tutti è il DDT che , dopo essere stato ampiamente utilizzato durante la seconda guerra mondiale per combattere gli insetti vettori di malaria e febbre gialla, è stato messo al bando da molti paesi occidentali intorno ai primi anni ’70, in seguito alla scoperta degli effetti nocivi mostrati nei confronti dell’ambiente. Nonostante siano passati ormai più di trenta anni infatti, la presenza del DDT e soprattutto dei suoi metaboliti, è tutt’ora riscontrabile nell’ambiente: rilevante è il bioaccumulo di queste molecole nel tessuto adiposo degli organismi viventi, con particolare riguardo ai prodotti ittici.

1.3.2 Metalli pesanti

Cadmio (Cd), Cromo (Cr), Mercurio (Hg) e Piombo (Pb) sono, tra gli elementi inorganici, i contaminanti alimentari più pericolosi. Questi elementi appartengono ai metalli cosiddetti “pesanti” per la loro elevata massa volumica specifica. Tali metalli sono stati utilizzati dall’uomo da sempre, anche se il recente massiccio aumento del loro impiego ha causato una crescente mobilizzazione dai loro depositi naturali e una diffusa contaminazione ambientale, specie in prossimità di insediamenti industriali, discariche e zone agricole trattate con fertilizzanti a base di metalli. A tale contaminazione è da aggiungere quella legata a cause naturali, vulcanismo o anomalie geochimiche. La principale fonte di esposizione per la popolazione generale è costituita dagli alimenti e dall’acqua potabile. La loro tossicologia è stata estesamente studiata tanto da fissare dei limiti cautelativi di assunzione su base settimanale per Cd, Hg e Pb, mentre per il Cr, elemento essenziale ma tossico in alte dosi, sono stati definiti i livelli minimi e massimi. I metalli sono fortemente bioconcentrati dai prodotti della pesca, in particolar modo dai molluschi, fino a raggiungere livelli anche elevati.

2. MATERIALI E METODI

2.1 Campionamenti


I mitili analizzati nel corso del monitoraggio provengono da 2 campagne di campionamento da 10 barriere frangiflutti antistanti il litorale di Senigallia delle quali una eseguita a fine Giugno-inizio Luglio 2004 e l’altra a fine Settembre 2004. Un terzo campionamento è stato effettuato a fine Giugno da 8 barriere frangiflutti poste dinnanzi al litorale di Fano.

2.2 Parametri microbiologici

2.2.1 Numerazione Coliformi fecali ed E. coli dai molluschi
Eseguita secondo quanto previsto dal D.M. 31/07/95 (G.U. n.279 del 29/11/95).
2.2.2 Determinazione delle salmonella dai molluschi con metodo rapido
Eseguita secondo quanto descritto dal D.M. 31/07/95 (G.U. n.279 del 29/11/95).
2.2.3 Ricerca di Vibrio spp.
Eseguita secondo quanto descritto dalla PRT ANMICALI 014.
2.2.4 Ricerca dei geni codificanti le tossine TDH e TRH nei ceppi di V. Parahaemolyticus
Eseguita tramite PCR secondo quanto descritto dalla PRT ANMICALI 017.

2.3 Parametri virologici

2.3.1 Ricerca del virus dell’epatite A (HAV)

Il virus dell’epatite A è stato rilevato nei molluschi bivalvi tramite una Retro-Trascrizione(RT)- Hemi-nested-PCR, che utilizzava i primers localizzati nella regione capsidica virale VP1 [9].

2.4 Parametri biotossicologici

2.4.1 Determinazione di tossine liposolubili DSP
(DIARRHETIC SHELLFISH POISON)
Eseguita secondo quanto previsto dal D.M. 16/05/02 ( G.U. n° 165 del 16/07/2002).
2.4.2 Determinazione di tossine idrosolubili PSP
(PARALYTIC SHELLFISH POISON) Eseguita secondo quanto previsto dal D.M. 16/05/02 (G.U. n° 165 del 16/07/2002).
2.4.3 Determinazione di tossine idrosolubili ASP (AMNESIC SHELLFISH POISON)
Eseguita secondo quanto previsto dal D.M. 16/05/02 (G.U. n° 165 del 16/07/2002)

2.5 Parametri chimici

2.5.1 Determinazione dei composti organoalogenati


100 g di polpa di mollusco seguita dall’essiccamento del campione e dall’estrazione in condizioni di pressione e temperatura controllate, utilizzando come solvente una miscela di acetone/esano (1:1), della frazione lipidica. Per l’analisi dei PCB l’estratto evaporato viene purificato utilizzando una colonnina di Extrelut NT-3 acidificata con acido solforico concentrato, messa in sequenza con una colonnina di silice. Dopo eluizione degli analiti con esano ed evaporazione del solvente, l’estratto viene ripreso con 0.5 mL di isottano ed iniettato in gascromatografo con un rivelatore a cattura di elettroni (GC-ECD) [3]. Nella determinazione dei pesticidi organoclorurati, invece, l’estratto evaporato viene purificato tramite idrolisi acida della componente lipidica con acido solforico concentrato, prima di procedere all’ analisi gascromatografica (GC-ECD).

2.5.2 Determinazione dei metalli pesanti

I campioni sono stati sottoposti a determinazione analitica secondo lo schema riportato in Fig 3.







3. RISULTATI e DISCUSSIONE

3.1. Parametri microbiologici







Le Tab. 1 e 2 mostrano come tutti i campioni di molluschi analizzati hanno evidenziato tenori di coliformi fecali ed E. coli inferiori a 200 UFC/100 g di polpa e liquido intervalvare ed in nessuno di essi si è rilevata la presenza di salmonella spp. Tre campioni appartenenti al primo campionamento, effettuato dalle barriere frangiflutti poste di fronte a Fano all’inizio della stagione estiva (Tab 2), sono risultati contaminati da V. Parahaemolyticus. I ceppi batterici isolati, sottoposti a PCR, non sono tuttavia risultati possedere i geni codificanti le tossine TDH e TRH, i due più importanti fattori di virulenza di tale patogeno [11]. L’80% (8/10) dei campioni relativi al campionamento di Senigallia di fine settembre (Tab. 1) hanno evidenziato una contaminazione da parte di microrganismi appartenenti al genere Vibrio che sono poi stati identificati come V. Alginolyiticus (5/8), V. vulnificus B2 (1/8),V. mimicus (1/8) e V. harveyi (1/8).

3.2 Parametri virologici

Tabella 3. RT-Hemi-Nested-PCR per il virus dell’epatite A (HAV) in molluschi bivalvi della specie Mytilus galloprovincialis prelevati dalle scogliere frangiflutti antistanti la costa di Senigallia.


La presenza di virus dell’epatite A è stata rilevata tramite RT-Hemi-Nested-PCR in 4 dei 28 campioni (14.3%) di molluschi bivalvi analizzati. I campioni in cui è stata rilevata la presenza di virus dell’epatite A hanno evidenziato una presenza di coliformi fecali ed E. Coli inferiore a 200 UFC/100 g di polpa. Nel prelievo effettuato a Fano nel periodo di giugno 2004, 1 campione degli 8 analizzati ha rivelato la presenza di HAV. Nei due campionamenti effettuati a Senigallia in 10 punti di prelievo, la RT-Hemi-Nested-PCR ha identificato la presenza di HAV in 1 punto di prelievo nel periodo di giugno-luglio 2004, e in 2 punti a settembre 2004 (Tabella 3 ).

3.2 Ricerca di parassiti

Tutti i campioni di molluschi analizzati hanno evidenziato solo una modesta infestazione da parte di alcuni parassiti quali Gregarine, Rickettsia- like, turbellari , ciliati, trematodi e Mytilicola intestinalis mentre non si é mai rilevata la presenza di parassiti appartenenti al genere Marteilia.

3.3 Parametri biotossicologici

3.3.1 Ricerca biotossine algali

Tutti i campioni di molluschi analizzati hanno evidenziato livelli di biotossine algali ASP (amnesic shellfish poison) inferiori a 0.2 µg/ grammo di tessuto edibile e sono risultati negativi al saggio biologico per la determinazione delle PSP (paralytic shellfish poison). I campioni relativi ai prelievi effettuati sia di fronte a Senigallia che di fronte a Fano all’inizio della stagione estiva, non sono risultati contaminati da biotossine algali DSP (diarrhetic shellfish poison), mentre 2 campioni (20%), prelevati dalle scogliere di Senigallia a fine settembre, hanno evidenziato una forte positività al test biologico su topo.

3.4 Parametri chimici

3.4.1 Contaminazione da composti organoalogenati

Nella Tab. 4 sono riportate le concentrazione medie di PCB totali (espresse come somma dei 18 congeneri) riscontrate nei tre campionamenti presi in esame, i cui livelli di contaminazione sembrano comunque confrontabili.

Tabella 4. Concentrazioni medie di PCB totali (somma dei 18 congeneri) determinate per i tre campionamenti in esame (ng/g nel grasso)


CAMPIONAMENTI

La contaminazione da PCB nei mitili campionati lungo i frangiflutti del litorale nord del comune di Senigallia è confrontabile inoltre con i livelli di contaminazione medi dei banchi naturali di molluschi diffusi lungo il litorale marchigiano; tali livelli sono stati determinati nel corso di una serie di campionamenti effettuati nel tratto di costa compreso tra Gabicce e Pesaro e nella zona della riviera del Conero durante l’estate 2003 (Tab. 5)[4].

Tabella 5. Confronto tra la contaminazione media da PCB dei molluschi campionati lungo le barriere frangiflutti di Senigallia e di Fano e quella dei molluschi diffusi in banchi naturali lungo il litorale marchigiano (concentrazioni espresse in ng/g nel grasso)


I risultati ottenuti mostrano inoltre, in tutti i campionamenti la presenza di tutti i 18 congeneri di PCB in esame, che si distribuiscono secondo un ben preciso pattern (Fig. 4), caratteristico di molte tipologie di alimenti. I due congeneri più abbondanti sono E6CB-138 e E6CB-153, ciascuno dei quali rappresenta circa il 16% della contaminazione; segue il P5CB-101, che contribuisce per un altro 10%, e quindi i P5CB-118 e E6CB-149 che rappresentano l’8% del totale. Si ricorda che il P5CB-118 insieme al P5CB-105, che risulta avere un’abbondanza relativa dell’1%, assume un’importanza particolare rispetto agli altri congeneri, in quanto appartiene alla categoria dei policlorobifenili mono-orto sostituiti, con una tossicità paragonabile a quella delle “diossine”, noti cancerogeni.

In Tab. 6 si riportano invece le concentrazioni medie riscontrate per i pesticidi in esame, espresse in ng/g nel campione tal quale, determinate nel corso dei campionamenti effettuati.





Dai risultati ottenuti si può osservare che tracce di HCB e di beta-HCH si riscontrano solo nei molluschi analizzati nel corso del campionamento effettuato a giugno nella zona di Senigallia; le concentrazioni sono comunque ben al di sotto dei limiti di legge, che il DPR 19 maggio 2000 fissa sia per l’HCB che per il beta-HCH a 10 ng/g e per i prodotti della pesca con tenore lipidico <5% [5].

Dai risultati ottenuti si può osservare che tracce di HCB e di beta-HCH si riscontrano solo nei molluschi analizzati nel corso del campionamento effettuato a giugno nella zona di Senigallia; le concentrazioni sono comunque ben al di sotto dei limiti di legge, che il DPR 19 maggio 2000 fissa sia per l’HCB che per il beta-HCH (espresso come somma degli isomeri alfa e beta) a 10 ng/g e per i prodotti della pesca con tenore lipidico <5% [5]. Caratteristica è invece la presenza degli isomeri del DDT, che in tutti i quattro campionamenti considerati si distribuiscono secondo un ben definito pattern metabolico (Fig. 5). L’isomero più abbondante è il pp’DDE, che si forma dal DDT in seguito all’eliminazione di HCl operata dal metabolismo di molte specie animali; il DDE è prodotto lentamente anche nell’ambiente per effetto della degradazione del DDT in condizioni alcaline. Gran parte del DDT bioaccumulato nel tessuto adiposo è pertanto, in realtà, il DDE che deriva dalla trasformazione del DDT, originariamente presente nell’ambiente, operata dagli organismi che si ritrovano ai livelli più bassi della catena trofica. A seguire in ordine di abbondanza si ritrovano l’op’DDD e il pp’DDD, che derivano dal DDT a seguito di processi di degradazione ambientale.



Nonostante siano rilevabili in tutti i campionamenti considerati, la concentrazione degli isomeri del DDT, espressa come somma dei sei isomeri, è ampiamente inferiore al limite massimo del residuo che il DPR 19 maggio 2000 fissa a 50 ng/g nel campione (Tabella 7).



3.4.1 Contaminazione da metalli pesanti

Nella Tab.8 sono riportati i risultati relativi a tutti i campioni esaminati, mentre nella Tab. 9 sono sintetizzati i dati riassuntivi



Tabella 9: Risultati riassuntivi relativi ai campioni di mitili


Come si può osservare dalla tabella 8, tutti i valori riscontrati risultano notevolmente al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente (1 mg/kg per il Cd, 0.5 mg/kg per il Hg e 1.5 mg/kg per il Pb) [6]. La legislazione non prevede al momento attuale un limite massimo per quanto riguarda il Cr.
I valori medi ottenuti risultano inoltre perfettamente in linea con quanto rilevato nell’ambito di precedenti piani di monitoraggio effettuati all’incirca nelle stesse zone (conc. media di Cd: 0,131 ± 0,038 mg/kg, conc. media di Cr: 0,200 ± 0,067, conc. media di Pb: 0,197 ± 0,087 nella zona compresa tra Goro e Fano) [7].
I dati riscontrati sono invece nettamente inferiori a quelli osservati per molluschi campionati lungo il tratto di costa antistante il Monte Conero (conc. media di Cd: 0,41 ± 0,29 mg/kg, conc. media di Cr: 0,45 ± 0,24) [8]. Esaminando invece nel dettaglio i diversi campionamenti è evidente come nel caso del primo tutti i metalli analizzati, ad eccezione del mercurio, mai rilevato, siano superiori a quanto osservato nei campionamenti successivi, pur effettuati negli stessi punti di prelievo.

4. Considerazioni finali

Concludendo, da quanto si evince dai risultati ottenuti, si possono esprimere le seguenti considerazioni:

  1. Per quanto attiene i parametri microbiologici codificati per la produzione e commercializzazione di molluschi bivalvi (DPR 530/92), la totalità dei campioni sono risultati pienamente conformi ai limiti di legge;

  2. gli impianti di depurazione,delle acque nere, attivi nelle due aree testate, sono da ritenersi efficaci relativamente all’abbattimento di coliformi fecali, E. coli e Salmonella;

  3. la presenza di RNA del virus HV in molluschi bivalvi risultati conformi ai parametri microbiologici del DPR 530/92, conferma la mancanza di correlazione tra contaminazione virale ed il rischio cui potrebbe essere esposto il consumatore;

  4. l’isolamento di microrganismi appartenenti al genere Vibrio in un’alta percentuale di campioni di molluschi costituisce un ulteriore motivo di allarme sottolineando l’esigenza di una migliore strategia per la salvaguardia della salute pubblica per quanto riguarda il consumo di molluschi bivalvi vivi. ;

  5. dal punto di vista dei contaminanti chimici tutti i valori riscontrati risultano al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente sia per quanto riguarda i metalli pesanti che i pesticidi organoclorurati. Nel caso dei PCB, per i quali non sono ancora stati definiti dei limiti per i prodotti ittici, i livelli di contaminazione sono comunque confrontabili con quelli di molluschi diffusi in banchi naturali lungo il litorale marchigiano;

  6. l’isolamento di microrganismi appartenenti al genere Vibrio in un’alta percentuale di campioni di molluschi costituisce un ulteriore motivo di allarme sottolineando l’esigenza di una migliore strategia per la salvaguardia della salute pubblica per quanto riguarda il consumo di molluschi bivalvi vivi.

  7. dal punto di vista dei contaminanti chimici tutti i valori riscontrati risultano al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente sia per quanto riguarda i metalli pesanti che i pesticidi organoclorurati. Nel caso dei PCB, per i quali non sono ancora stati definiti dei limiti per i prodotti ittici, i livelli di contaminazione sono comunque confrontabili con quelli di molluschi diffusi in banchi naturali lungo il litorale marchigiano;

  8. il fenomeno della biotossicità da DSP, si è rilevato contemporaneamente al suo manifestarsi in campioni ufficiali prelevati presso allevamenti situati a 4, 5 km dalla costa. Per cui è da considerarsi positivamente che anche la futura normativa ne preveda il controllo sistematico;

  9. l’aspetto parassitologico, in costante assenza di Marteilia spp., non costituisce elemento di rischio igienico sanitario. La presenza di altri parassiti, rilevati con metodo istologico, è propria dei molluschi e solo nei casi di infestioni massive può provocare mortalità anomale di tali organismi. Un dato interessante però emerge dal confronto di questi risultati analitici con quelli relativi a campioni di mitili di allevamento. Viene infatti confermata l’ipotesi che i parassiti dei mitili colpiscano prevalentemente le popolazioni naturali;

  10. il regolamento n° 178/2002 della U.E. sulla sicurezza alimentare, già esecutivo, ed i regolamenti di attuazione n° 852, 853 e 854 che entreranno in vigore all’inizio del 2006, dovranno essere orientati ad indicare i parametri microbiologici da tenere in considerazione in modo realistico e non virtuale in futuro per la valutazione del rischio igienico sanitario cui potrebbe essere esposto il consumatore con l’assunzione di prodotti della pesca in generale ed in particolare di molluschi bivalvi poco cotti o addirittura crudi.

  11. quanto esposto nel paragrafo 3 non costituisce pregiudiziale negativa nei confronti della balneabilità delle acque prospicienti le scogliere, oggetto di questa indagine. Questa infatti viene valutata attraverso altri parametri. Al contrario i molluschi bivalvi, e in modo particolare i sessili possono costituire un serio rischio per il consumatore, se assunti come alimento o poco cotti o addirittura crudi. Questi animali infatti, dotati di un potente ed efficiente potere filtrante, trattengono tutto il particellato in sospensione nelle acque che li circondano, sia organico che inorganico. In questo modo diventano dei veri e propri serbatoi degli agenti eziologici in questione contribuendo in modo decisivo anche alla loro sopravvivenza.



5. BIBLIOGRAFIA




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