Biblioteca Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Webzine Sanità Pubblica Veterinaria: Numero 61, Agosto 2010 [http://www.spvet.it/] ISSN 1592-1581
Documento reperibile all'indirizzo: http://spvet.it/indice-spv.html#480

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Riviste Open Access per il Sistema Sanitario: un caso di studio sull'editoria sostenibile - Open Access Journal for the Health System: a case study on sustainable publishing


Ciappelloni R., Fruttini L.


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Abstract. In this publication the editorial work done independently by research libraries through the Open Access Journals is outlined. The main problems related to publishing activity performed in the "library space" is discussed. These involve several operational aspects. One of the most important is related to the choice of electronic format, which is to be preferred to all paper-based publications. It is also considered the analysis of the editorial requirements (for determining the choice of "open source tools" better suited for creating and managing electronic Journal or repository). A publishing library is essentially a mini - publisher, that can arise due to the simultaneous availability of library information repositories, networks dedicated to document delivery and, above all, people capable of organizing and developing online publications (such as: librarians, researchers, volunteers and students), all the usual library frequenters. The academic libraries, with their publishing initiatives based on open repositories and Open Access Journals, can disseminate information via the Internet: controlled, verifiable, appropriate for local needs, related to specific customer segments. Library press activity is very useful as a (free) support to protect freedom of access to culture and health information. This provides the incentive to rethink the librarian role in these structures and to explore alternative mechanisms for "Library based" scholarly communication that use the full bibliographic resources available and the collaborative relationships with researchers.

Riassunto.In questa pubblicazione viene esaminata da vicino l'attività editoriale effettuata autonomamente dalle biblioteche scientifiche attraverso Open Access Journals. Sono descritte le principali problematiche legate all'attività editoriale effettuata nello "spazio di biblioteca", che coinvolgono diversi aspetti operativi. Uno dei primi e più importanti è la scelta del formato elettronico rispetto al cartaceo. Si deve anche tenere in considerazione l'analisi delle esigenze editoriali per determinare correttamente la scelta "dell'open source tool" idoneo per la creazione e gestione della pubblicazione elettronica (Journal o Repository). Una publishing Library è essenzialmente una micro - casa editrice che nasce grazie alla simultanea disponibilità in biblioteca di repository informativi, reti dedicate al document delivery e soprattutto persone capaci di organizzare ed elaborare pubblicazioni online (bibliotecari, ricercatori, volontari e studenti). Le biblioteche scientifiche con le loro iniziative editoriali, basate su archivi aperti o open access Journals possono, ormai diffondere via Internet informazioni: controllate, verificabili, adeguate per le esigenze territoriali, riferite a specifici segmenti di utenza. Queste nuove attività editoriali sono molto utili per tutti coloro che necessitano di un sostegno informativo gratuito ed attualmente fondamentale per salvaguardare la libertà di accesso alla cultura ed alle informazioni soprattutto nel delicato settore della Sanità pubblica. Tale situazione fornisce l'incentivo per ripensare il ruolo del bibliotecario in queste strutture ed esplorare meccanismi alternativi di comunicazione scientifica "Library based" che utilizzino in pieno le risorse bibliografiche a disposizione ed i rapporti di collaborazione con i ricercatori che queste informazioni producono.


Library - press per il dialogo con il territorio
In qualsiasi biblioteca degli Enti di ricerca, soprattutto in quelle che già si aprono in modo partecipativo alla interazione con l'utente, è ormai possibile utilizzare risorse della Rete, oggi anche legate alla piattaforma Web 2.0, per ospitare attività (atipiche) di pubblicazione, finalizzate alla comunicazione con ricercatori ed utenti, comprendendo fra queste lo Storytelling e la Narrative Medicine (Fruttini L. et al., 2009; Ciappelloni R., 2009; Cercato M. C., 2009). Un'attività emergente è quella relativa alla creazione e diffusione di periodici elettronici che si collocano nella categoria degli Open Access Journal, pubblicazioni elettroniche normalmente dedicate a specifici settori delle scienze, come anche Open Archives (Ciappelloni R., 2010).
Le biblioteche che si dedicano all'attività editoriale, oggi definibili come "Research library publishing service", in italiano "biblioteche scientifiche provider di servizi editoriali", cominciano ad avere un proprio spazio ed una letteratura a loro dedicata. Consideriamo ad esempio gli scritti di Karla Hahn, (2008), una studiosa dell' Association of Research Libraries che ha avviato l'attività in questo settore, come anche i contributi di di Jean-Gabriel Bankier e Courtney Smith (2008), di Xia Jingfeng (2009) [vedi anche Solomon D. (2008); CRUI (2009); Maron L. e Smith K., (2008); Willinsky J. (2007)].
Che cos'è una Rivista Open Access?
Per rivista Open access si intende una pubblicazione che, attraverso appropriate politiche di copyright e l'uso di accorgimenti editoriali ed informatici garantisce la qualità e soprattutto l'accessibilità dei suoi articoli. Detto così sembra un po' fumoso.
Una definizione più convincente ci viene da ODLIS (Online Dictionary for Library and Information Science by Joan M. Reitz - http://lu.com/odlis/odlis_o.cfm#oajournal).

"Un Open access journal è una rivista scientifica che fornisce, il full text degli articoli che pubblica, universalmente e liberamente disponibile su Internet in formato facilmente leggibile, in alcuni casi mediante il suo deposito al momento della pubblicazione, senza "embargo", almeno in un archivio Open Access ampiamente conosciuto. In questo nuovo modello di comunicazione scientifica, le spese di pubblicazione non vengono coperte grazie al canone di abbonamento, ma da una 'tassa di pubblicazione' pagata dagli autori con i loro fondi monetari o con altre risorse. Il primo Journal open access peer-reviewed, è stato il mensile PLoS Biology, pubblicato la prima volta online nell'Ottobre del 2003 dalla Public Library of Science (PLoS), un'organizzazione non-profit di scienziati e medici".
[Open access journal a scholarly periodical that makes the full text of the articles it publishes universally and freely available via the Internet in easily read format, in some cases by depositing them immediately upon publication without embargo in at least one widely recognized open access repository. In this new model of scholarly communication, the costs of publication are recovered not from subscription fees, but from publication fees paid by authors out of their grant funds or from other sources. The first open access peer-reviewed journal, the monthly PLoS Biology, was first issued online in October 2003 by the Public Library of Science (PLoS), a nonprofit organization of scientists and physicians].
Esistono attualmente sistemi Open Source (open-source journal management software), molto avanzati (e gratuiti) che assistono l'editore nella costruzione e soprattutto gestione di riviste online. Curiosamente, in Internet si trovano numerosi "relitti" di pagine Web relativi a progetti di questo tipo attualmente quiescenti (a volte è anche difficile capire in quale anno sia avvenuto il "decesso" dell'iniziativa). Questa documentazione mostra come l'argomento sia stato molto presente nel recente passato ed abbia generato un notevole sforzo progettuale nella comunità di informatici che si occupano di editoria elettronica scientifica.Attualmente sono a disposizione diversi tools "free" per il Journal Management, tutti aderenti alla filosofia Open Access. Citiamo: Nel versante dei prodotti commerciali, uno dei più significativi è certamente ScholarOne (http://scholarone.com/products/manuscript/) un software della Thomson Reuters (http://thomsonreuters.com/) per la pubblicazione e gestione di riviste elettroniche e sistemi per il peer review.

Un'altra attività per la biblioteca scientifica
In un periodo che potremmo definire caratterizzato da una "diffusa difficoltà bibliografica", (come suggerisce J. Guédon (2004), questo nuovo approccio al trattamento dell'informazione nell'ambito dell'attività di biblioteca trova giustificazione nell'esigenza di fornire dati certi e verificati, ad una vasta ed eterogenea popolazione di utenti ed Istituzioni. Le risorse informative ad accesso controllato, per una politica dei prezzi molto aggressiva praticata dagli editori, sono ormai troppo costose ed in questi ultimi anni università ed istituti di ricerca sono costretti ad effettuare tagli sull'elenco delle riviste in abbonamento. Internet offre una soluzione solo apparente a questo problema. Grattando un po' la sfavillante verniciatura di superficie, ci si accorge che nel Web i dati aggiornati, validi sul piano scientifico e liberamente a nostra disposizione, sono scarsi.

Quelli che troviamo pur essendo "qualcosa", dovrebbero essere considerati con sospetto se sprovvisti (come nella maggioranza dei casi) di qualsiasi indicazione bibliografica, addirittura di autore e temporale. È vero che si può ricorrere al famoso passaparola di Internet (ask, people know) o contattare direttamente il Webmaster e che per datare una pagina Web attraverso Google, pure con forti limitazioni, possono essere utilizzati degli artifici tecnici (il comando "inurl" con l'argomento: "&as_qdr=y15"), ma questo non risolve l'annoso problema che è di origine culturale (chi scrive, cosa, dove, quando) ed andrebbe affrontato in modo adeguato tramite lo strumento formativo.
Oggi una publishing Library si configura essenzialmente come una micro - casa editrice che può nascere grazie alla simultanea disponibilità in biblioteca di: (1) Repository informativi (è oggi comune l'accesso a banche dati a pagamento e libero - come PubMed - ed a riviste scientifiche online).
(2) Reti dedicate all'inter library loan (in Italia il Network Inter-Library Document Exchange). (3) Persone capaci di organizzare ed elaborare pubblicazioni online; principalmente bibliotecari, documentalisti, ricercatori, stagisti.

simultanea disponibilità di risorse in biblioteca - Simultaneous resources availability in the library
Figura 1. Simultanea disponibilità di risorse in biblioteca
Figure 1. Simultaneous resources availability in the library


Ora che il Web è sede di molte iniziative giornalistiche "regolari", dobbiamo sottolineare che un open access journal non si dovrebbe mai sovrapporre alle iniziative editoriali commerciali in quanto mira direttamente alla diffusione di informazioni in ambiti che sono per lo più scarsamente significativi sul piano numerico per iniziative editoriali commerciali. In particolare questo tipo di pubblicazione:

(a) è rigorosamente monotematica o settoriale e non si interessa di generica attualità politica nè mira in modo significativo all'intrattenimento.
Siamo quindi nell'ambito di applicazione delle disposizioni che regolano le pubblicazioni dedicate a tematiche scientifiche rientrando nell'articolo 28, della Legge n. 69 del 1963 (iscrizione all'elenco speciale) essendo una pubblicazione destinata agli operatori della scienza, della tecnica o della professione (Tribunale Milano, 5 dicembre 2002 in Foro it. 2003, I, 2863; Tribunale Milano, 6 ottobre 2002 in Giust. Civ. 2003, l, 2267).

(b) non impiega sistemi meramente pubblicitari e legati all'immagine per darsi impulso rispetto a queste (l'uso della grafica dovrà essere strettamente legato all'illustrazione delle informazioni).

Queste pubblicazioni pur essendo visibili più come Repository informativi che come ordinarie riviste periodiche, tuttavia, nell'opinione di chi scrive, dovrebbero comunque dotarsi di un ISSN e registrarsi presso la cancelleria del tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi (art. 5 legge n. 47/1948), ciò in quanto organi regolari di stampa, con l'autorevolezza (e la tutela giuridica) di una testata con la quale diffondere non solo informazioni ma anche difendere opinioni e posizioni funzionali alla politica scientifica e di ricerca dell'Ente di cui sono emanazione.
Per questo la biblioteca come sorgente "autonoma" di dati selezionati dalla letteratura scientifica, rappresenta una attività editoriale (autogestita dal bibliotecario con alcune collaborazioni), la cui promozione dovrebbe rappresentare una delle prime preoccupazioni della dirigenza. Perché? Fondamentalmente per le positive ricadute sull'attività di ricerca (in particolare sul fattore di impatto delle pubblicazioni dell'Istituto, incremento delle skills dei ricercatori, maggiore consapevolezza delle responsabilità del ruolo di autori), ma anche per gli aspetti di natura genericamente culturale, educativa e perfino promozionale per l'Ente stesso.


Biblioteca IZS UM


Conseguenze del formato elettronico
Creare una rivista in biblioteca significa affrontare frontalmente il nodo della sostenibilità economica di un'attività editoriale che riguarda le scienze, un argomento critico per gli Enti di ricerca che mirano alla diffusione di pubblicazioni in grado di veicolare know how verso la comunità scientifica e verso il proprio territorio. Per questo, da quando esiste la piattaforma Web, sono stati fatti sforzi notevoli per creare documentazione in formato elettronico. Sia detto per inciso: non si tratta di una soluzione di ripiego. Creare pubblicazioni sul Web significa praticare un tipo di giornalismo di notevole impatto e con sue caratteristiche strutturali che conferiscono una grande capacità di raggiungere i lettori. Se questi testi sono realizzati in modo sensato (anteponendo le esigenze del lettore a quelle del servizio editoriale), possono essere molto efficaci ed al contempo economicamente sostenibili (Aloia D., 2009).

Pubblicare con i consueti metodi tipografici una rivista o una collana editoriale, sia pure con basso numero di uscite annuali, prevede cospicui impegni di spesa per coprire i costi di carta, composizione e stampa, distribuzione, come pure un notevole lavoro di coordinamento e di controllo.

Tuttavia, nonostante ciò, la "questione del formato" rappresenta ancora uno dei punti meno compresi dell'attività editoriale negli Enti pubblici.

Molti decisori istituzionali ritengono (ancora oggi) che per diffondere efficacemente un contenuto testuale o grafico, sia necessario stampare "qualcosa su carta"; creare un oggetto insomma, che si possa tenere in mano.
Per questo, periodicamente, si ha notizia di amministrazioni pubbliche che iniziano la distribuzione di riviste cartacee nel tentativo di raggiungere le comunità di ricercatori o dei referenti (e gli utenti dei servizi). Con le dovute eccezioni come, ad esempio, pubblicazioni a stampa impostate su target di utenti che per definizione hanno difficoltà ad accedere al formato digitale (gruppi socialmente disagiati, culturalmente arretrati, anziani o assimilabili), dobbiamo dire che queste coraggiose iniziative mostrano il fianco a critiche sostanziose.

In primo luogo osserviamo che, una rivista di carta (a differenza del suo omologo in formato elettronico) sarà necessariamente disponibile in un numero limitato di copie (in genere le tirature non raggiungono 1000 - 1500 esemplari).
Ma non solo. Per i costi di distribuzione questi journal potranno coinvolgere solo pochi utenti e biblioteche convenzionate. Gli articoli che essi veicolano avranno quindi scarse possibilità di raggiungere la comunità nazionale o, addirittura, internazionale di ricercatori. Dobbiamo allora chiederci se queste pagine, che verosimilmente non otterranno citazioni sulla stampa scientifica di riferimento, saranno attrattive per studiosi "di livello" che dovrebbero competere fra loro per pubblicarci dei (buoni) lavori? Forse no. Anzi, verosimilmente riserveranno loro i contributi meno significativi mentre invieranno alle riviste internazionali con elevato impatto quelli di maggior valore scientifico.
Si innesca così una spirale negativa. Per la sua scarsa visibilità e l'esiguo numero di utenti che riescono a coinvolgere (a meno di poter contare su finanziamenti e risorse umane rilevanti), l'editoria pubblica delle scienze attuata con sistemi convenzionali (su carta) è destinata a rappresentare un generoso sforzo con scarsi risultati.

La Scientific Library e Open Access Journals
Le biblioteche scientifiche sono il luogo appropriato per avviare iniziative editoriali basate su archivi e Journals open access, ovviamente in formato elettronico, allo scopo di diffondere via Internet informazioni::

- controllate,
- verificabili,
- adeguate per le esigenze territoriali,
- riferite a specifici segmenti di utenza.

Uno strumento pensato per i propri utenti e per tutti coloro che necessitano di un sostegno informativo gratuito, particolarmente indicato in questo momento di difficoltà economiche e di copyright selvaggio.
MacColl (2006) rileva, senza mezzi termini, che "le biblioteche stanno faticando molto per far quadrare i conti e garantire la propria attività istituzionale, cioè salvaguardare la libertà di accesso alla cultura ed alle informazioni.
Alla base dei problemi che le biblioteche si trovano ad affrontare è la totale dipendenza da informazioni detenute da editori ed aggregatori che si situano a monte nella "catena informativa" con costi insostenibili". Questa situazione fornisce l'incentivo per ripensare il ruolo di queste strutture e per esplorare meccanismi alternativi di comunicazione scientifica "Library based" che utilizzino in pieno le risorse bibliografiche a disposizione ed i rapporti di contiguità con il primo anello della catena informativa, cioè i ricercatori che queste informazioni producono.

In accordo con John MacColl possiamo dire che come sorgenti di informazioni le biblioteche presentano aspetti positivi e negativi intimamente connessi (MacColl J., 2006). Per quanto riguarda i primi:

- Le biblioteche sono (anche fisicamente) molto vicine agli autori. Ottima posizione per ottenere collaborazione e materiale pubblicabile da diffondere o archiviare.
- Esse possono acquisire nuove tecnologie velocemente ed hanno personale informato adatto allo scopo.
- Forniscono una ampia gamma di servizi non più necessari nell'epoca digitale, quindi hanno spazio e risorse da destinare ad altre attività (Ciappelloni R., et al., 2008).

Dall'altra parte c'è una afasia temporale. In un mondo in cui le informazioni girano ai tempi di Internet:

- Le biblioteche come organizzazioni sono dei "motori lenti", ospitate da istituzioni che si muovono a loro volta lentamente,
- Le biblioteche, per una specie di inerzia costitutiva, sono spesso restie a riconoscere che una nuova tecnologia può consentire (o chiedere) una nuova modalità di funzionamento.

Un nodo particolarmente "coriaceo" per le scientific library sarebbe poi rappresentato dalla difficoltà di suscitare rapporti di effettiva collaborazione all'attività editoriale da parte di altre strutture, anche interne al proprio ambito istituzionale. Pessimisticamente (ma forse realisticamente), Ross Atkinson (2006) sostiene che "un bibliotecario può scrivere e parlare di cooperazione e ricevere tutti i tipi di crediti e riconoscimenti, anche se questa cooperazione nei fatti non c'è. Perché? Perché scrivere e parlare di cooperazione sono gesti che esprimono leadership, mentre l'atto di cooperare non lo è. Ecco perché si discute tanto di cooperazione, e la si fa così poco".

Quello del mandato è infatti un punto molto spinoso della questione che conduce diritti alla questione del riconoscimento ed apprezzamento professionale del ruolo di chi opera in biblioteca. Per suscitare la collaborazione attiva di personaggi esterni al servizio (ma interni all'organizzazione) si dovrebbe avere il "potere" di chiedere ed ottenere. Questo gli attuali bibliotecari, sembrerebbe che non l'abbiano, almeno per il momento (Fruttini L., 2009).

Conclusioni
Le biblioteche degli Enti pubblici, pur collocandosi sul mercato informativo con prodotti di qualità, non dovrebbero mai realizzare riviste con lo stesso spirito con cui affronterebbe la questione un qualsiasi gruppo economico o editoriale. Non si tratta di fare concorrenza alle riviste del filone scientifico divulgativo (Le Scienze - http://lescienze.espresso.repubblica.it/) o scientifico popolare (Focus - http://www.focus.it/).
E questo per una molteplicità di ragioni.
Non si può utilizzare (proprio in quanto Ente pubblico) la leva pubblicitaria per far quadrare i conti e non si mira ad essere presenti in edicola o in miriadi di espositori; il target dei lettori è peraltro limitato, ci si rivolge ad una micro - nicchia di soggetti interessati.
Nonostante questo, le informazioni disseminate utilizzando un canale "open" sono di fondamentale importanza perché vanno a coprire una esigenza informativa della società. Esse sono in grado di limitare i danni prodotti dalla disinformazione soprattutto su argomenti sanitari che periodicamente percorrono, come una piena, la stampa generalista assumendo caratteristiche distruttive per la salute pubblica e per le attività economiche correlate.
È auspicabile che i bibliotecari non si facciano spaventare dai compiti che li attendono, dalle tecnologie criptiche di cui dovrebbero diventare padroni, dalla indifferenza della dirigenza verso la loro attività. Sono ormai, lo vogliano o meno, al centro di una grande trasformazione.

Bibliografia

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Il presente lavoro è stato realizzato nell'ambito del progetto di Continuing Education del Servizio Biblioteca Informazione Editoria dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche (2010 - 2011) e riguarda il settore delle attività relative alla editoria elettronica negli Enti di ricerca.


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