INTRODUZIONE
La profonda trasformazione che ha interessato il settore avicolo a partire dagli anni '50 è stata accompagnata da una serie di cambiamenti nella società, che hanno modificato anche le modalità di consumo della carne, compresa quella dei volatili.
L'Avicoltura è passata da attività marginale ed agricola, destinata prevalentemente all'autoconsumo, ad attività agro-alimentare principale, decisamente orientata al mercato; attualmente è considerata un settore leader della zootecnia italiana, di cui rappresenta il 20% e si confronta con le altre grandi realtà economiche di tipo diverso.
Ciò è stato possibile grazie al processo evolutivo che ha interessato contemporaneamente la selezione genetica, la tecnologia, nonché le nuove conoscenze nel campo della nutrizione e della medicina. Un processo evolutivo che non ha subito interruzioni perché strettamente correlato alla ricerca scientifica e per questo aperto alle nuove proposte tendenti da un lato a migliorare la qualità del prodotto e dall'altro a soddisfare sia le crescenti esigenze del consumatore sia il benessere degli animali.
Due aspetti, questi, in sintonia per la stretta correlazione esistente tra benessere, salute degli animali e qualità delle derrate alimentari di origine animale.
In questo contesto va inserita anche la normativa emanata proprio con lo scopo di salvaguardare il benessere degli animali nell'ambiente di allevamento e la salute del consumatore.
TECNICHE DI ALLEVAMENTO NEL SETTORE AVICOLO
Per capire meglio tale evoluzione è giusto ricordare, più in generale, che l'allevamento degli animali è stato realizzato dall'uomo con lo scopo di procurarsi più facilmente gli alimenti e può essere fatto risalire ai tempi più remoti quando l'unica fonte di sostentamento derivava dalla raccolta dei vegetali e dalla caccia.
Forse casualmente si comprese che alcuni animali potevano essere allevati così come si poteva coltivare alcune piante e con il formarsi dei primi villaggi fu possibile migliorare questa iniziale esperienza e verificarne la utilità, rispetto alla caccia, perché l'allevamento era in grado di fornire alimenti per vaste popolazioni.
L'uomo aveva inoltre capito che occuparsi degli animali richiedeva attenzione e cure particolari perché rendeva necessaria la disponibilità di un ricovero, di alimento e protezione, e come risultato poté riscontrare che alcuni animali, in queste condizioni, si riproducevano e crescevano bene.
La selezione genetica naturale in questo nuovo ambiente favorì la moltiplicazione di quegli animali che si erano adattati al confinamento e con il passare del tempo la progressiva evoluzione ha reso più razionali i sistemi di allevamento anche grazie alla selezione genetica, applicata con lo scopo di ottenere ibridi, all'interno delle razze, capaci di migliorare la produttività.
Tale acquisizione risultò spesso accompagnata dalla perdita di alcune delle caratteristiche naturali di sopravvivenza, che resero necessario il provvedimento di un ulteriore miglioramento dell'ambiente, tale da fornire protezione dai predatori, dai fenomeni atmosferici sfavorevoli e da temperature estreme.
A partire dal 1900 il progresso nelle scienze nutrizionali e genetiche fu applicato facilmente agli animali allevati al chiuso con un notevolmente miglioramento della loro efficienza produttiva.
Va ricordato inoltre che in Italia nei primi anni '50 la carne di pollo era ancora un privilegio domenicale di poche famiglie, l'acquisto era prevalentemente diretto, dal contadino, e la macellazione fatta in casa.
Nei primi anni '60 il notevole aumento dei consumi, e quindi della domanda, provocò, come conseguenza, vaste ed immediate reazioni nell'ambito delle strutture di produzione.
Questa fase ha segnato la trasformazione del settore avicolo proprio per soddisfare, con maggiori quantitativi di produzione, le richieste del mercato.
Aumentando la concentrazione degli animali si rese necessario l'aumento della ventilazione, la rimozione delle deiezioni ed il controllo delle malattie; problemi prontamente risolti dal contemporaneo sviluppo tecnologico, medico e genetico.
L'introduzione di attrezzature sofisticate, come ad esempio il sistema di automatizzazione delle mangiatoie, degli abbeveratoi, della raccolta delle uova, riducendo notevolmente il lavoro dell'uomo, ha incoraggiato l'aumento della concentrazione per unità produttiva.
Le prime fasi di industrializzazione hanno tuttavia determinato, nel caso del pollo da carne, un decadimento della qualità del prodotto, rispetto al pollo rurale, come conseguenza dell'allevamento in batteria. Tale sistema di allevamento inoltre favoriva una rapida crescita, troppo precoce per le ossa immature, che insieme ad altri aspetti, come ad esempio la riduzione dell'espressione di alcune manifestazioni comportamentali e la inseminazione artificiale nel caso di alcune specie di volatili, hanno sottolineato una modifica dei caratteri biologici nel corso di numerose generazioni, rispetto ai progenitori ancestrali.
Gli anni '70 sono perciò caratterizzati da tutta una serie di miglioramenti sia nei sistemi di allevamento, sostituendo l'allevamento in batteria per il pollo da carne con quello a terra, sia nei sistemi di macellazione, in tutte le sue fasi, come ad esempio la introduzione delle macchine evisceratrici, completamente automatizzate.
Negli anni '80 gli ulteriori progressi tecnologici hanno consentito la completa automatizzazione, nel caso del pollo, del processo di sezionamento, compiuto in precedenza a mano, a vantaggio della qualità del prodotto.
Contemporaneamente il miglioramento delle condizioni socio-economiche, i movimenti e le associazioni sorti a tutela sia del benessere animale in allevamento sia della salute del consumatore, hanno posto in risalto la necessità di garantire il benessere degli animali in allevamento e la sua importanza come fattore indispensabile di garanzia per la sicurezza e la qualità delle derrate alimentari di origine animale.
Negli anni '90, risolto il problema di produrre per la quantità, l'attenzione è stata rivolta a tutti gli aspetti correlati con il benessere, la salute degli animali e la qualità delle produzioni.
Il binomio igiene-qualità, peraltro più o meno intimamente connesso con la classificazione merceologica delle carni, ha dunque assunto una importanza preponderante non solo per il notevole interesse scientifico-applicativo, ma anche per la maggiore attenzione rivolta, specie in questi ultimi anni dalla Commissione della Comunità Europea alla tutela del benessere degli animali e alla salute del consumatore.
Ciò ha determinato in questi ultimi decenni la emanazione di normative volte a fissare precise regole a tutela del consumatore, nei riguardi degli alimenti.
1.2 ASPETTI LEGISLATIVI
In questa ottica devono essere inquadrati alcuni decreti legislativi relativi alla Disciplina sanitaria della produzione e del commercio dei volatili, del coniglio e della selvaggina ed ai controlli da attuare su alcuni prodotti alimentari di origine aviare.
In particolare è da ricordare il D.P.R. n. 976 del 10/08/1972, relativo alla "Disciplina sanitaria della produzione e del commercio dei volatili, conigli e selvaggina". Tale decreto elenca le caratteristiche che devono avere gli impianti di macellazione per volatili, conigli e selvaggina ed introduce l'uso del certificato di origine e sanità e l'ispezione sanitaria al macello.
Parecchie norme di tale decreto sono state abrogate e sostituite dal D.P.R. n. 503 del 10/06/1982, sulla "Ispezione sanitaria delle carni dei volatili da cortile". Tale decreto, che tra l'altro recepisce alcune Direttive comunitarie detta norme relative alle condizioni di igiene dei macelli (Cap.I), alla macellazione (Cap.V), ai requisiti di igiene per i laboratori di sezionamento (Cap.II), alla igiene del personale, dei locali, delle attrezzature, degli utensili negli stabilimenti (Cap.III), nonchè alla ispezione sanitaria ante-mortem (Cap.IV) e post-mortem (Cap.VI), alla decisione del veterinario ufficiale all'atto della visita post-mortem (Cap.VII) e al certificato sanitario (Cap.XI).
A partire dal 1992 sono stati emanati alcuni decreti e direttive con riferimento ai controlli da attuare su alcuni prodotti alimentari di origine aviare, quali: il D.P.R. n. 227 del 01/03/1992, Cap. VI, per gli esami microbiologici; il D.L. n. 573 del 30/12/1992, Art.7 e 11; il D.L. n. 65 del 04/02/1993, Art.4 e 5, sulla "Produzione ed immissione sul mercato degli ovoprodotti"; la Direttiva 92/116 del Consiglio del 17/12/1991, Cap. II, Art. 3, lettera A, punto b, nonchè al Cap.VI, Art. 6 e la Direttiva 92/117 del 17/12/1992, sulla "Sorveglianza e controllo delle salmonelle nei gruppi da riproduzione".
Più recentemente è stato emanato il D.L. n.495 del 10/12/1997, che reca norme di attuazione della Direttiva CEE 92/116, che modifica la Direttiva CEE 71/118, relativa a "Problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche di volatili da cortile". La volontà di mettere in risalto la cura delle condizioni sanitarie nei macelli avicoli, nei laboratori di trasformazione e negli allevamenti per la qualità e come garanzia di sicurezza delle carni, emerge chiaramente dagli articoli e dai relativi allegati. In particolare sono da ricordare l'Art. 9 in merito ai controlli veterinari e l'Art. 8 sull'autocontrollo e formazione del personale.
Contemporaneamente è stata considerata anche la necessità di tutelare il benessere degli animali in allevamento e proprio per evitare che la forte industrializzazione del sistema potesse determinare una esasperazione delle condizioni di allevamento è stato preso in considerazione lo studio per adottare sistemi alternativi che permettessero ai volatili di esprimere alcuni comportamenti innati.
1.3 SISTEMA CONVENZIONALE
Teoria ed applicazioni pratiche hanno trovato nel settore avicolo, per ragioni biologiche facilmente intuibili, il campo più fertile, ottenendo successi al di sopra delle speranze e delle previsioni.
Il miglioramento genetico ottenuto applicando le tecniche più avanzate e le manipolazioni più sofisticate hanno creato ceppi ibridi altamente specializzati in cui la rapidità di accrescimento si accompagna ad indici di conversione alimentari assai favorevoli e ad una sufficiente conformazione e qualità della carcassa.
Ciò è favorito dal rispetto delle esigenze nutritive sia qualitative che quantitative prese in considerazione in campo alimentare. I mangimi sono stati adattati alle diverse situazioni, tenendo conto sia dei fabbisogni veri e propri sia delle interazioni di ordine genetico, biologico, patologico e tecnologico.
L'ingegneria zootecnica e l'impiantistica hanno prodotto ricoveri climatizzati e condizionati che offrono agli animali un ambiente consono al migliore sviluppo, con parametri microclimatici e programmi luce potenzialmente ottimali.
I sistemi di alimentazione e di abbeverata, rigorosamente automatici, con dispositivi per l'autolivellamento, controllati automaticamente in alcuni casi, permettono il razionale utilizzo di mangime e di acqua sempre freschi, a partire dai pulcini di un giorno, minimizzando gli sprechi.
Il risultato è di una più efficiente conversione dell'alimento in carne, con conseguenze economiche interessanti, un rilevante risparmio di manodopera, una migliore qualità del prodotto, poiché le caratteristiche di mangiatoie ed abbeveratoi facilitano il consumo e riducono danni e lesioni agli animali in vita.
In queste condizioni la tecnica di allevamento è andata affinandosi e questo è diventato sempre più intensivo.
Per il pollo da carne è tuttavia di gran lunga preferito l'allevamento a terra, su 7-10 cm di lettiera permanente, con l'applicazione del "tutto pieno - tutto vuoto" ed un intervallo sanitario di 7-14 giorni fra un ciclo e l'altro (da 4 fino a 7-8 cicli all'anno), per le pulizie e la disinfezione.
La densità non deve superare i 30-35 Kg di peso vivo/mq al carico per la macellazione (da 9-10 a 15-18 capi/mq, secondo l'età di macellazione, il ceppo, il sesso, il sistema di ventilazione del pollaio, la stagione).
Infine non va dimenticato che la gestione oculata degli animali e la cura, in termini ragionevoli, del loro benessere hanno contribuito a ridurre gli stress legati all'allevamento intensivo, ampiamente criticato, ma che rappresenta un male necessario.
1.4 SISTEMI ALTERNATIVI
Il rispetto di alcuni principi generali per la protezione degli animali in allevamento, sanciti da una Convenzione stipulata dal Consiglio d'Europa a Strasburgo il 10 Marzo 1976, è stato recepito nella pratica con una serie di norme precise e particolareggiate dalla Direttiva 88/166/CE. Per quanto riguarda le galline ovaiole attualmente tale direttiva è stata abrogata e sostituita dalla Direttiva 1999/74/CE, che prevede l'attuazione di Sistemi alternativi di allevamento e di Modifiche al sistema in batteria. Lo scopo è quello di migliorare le condizioni di benessere dei volatili allevati secondo il sistema intensivo tradizionale, e più in particolare delle galline ovaiole, consentendo maggiore libertà di movimento e possibilità di esprimere il naturale repertorio comportamentale.
I sistemi, cosiddetti alternativi, studiati ed applicati in alcuni Paesi europei per rendere più naturale possibile l'allevamento intensivo al chiuso, sono realizzati con modalità e strutture tali da consentire il massimo rispetto dei principi enunciati con le cinque libertà, definite nel Brambel Report nel 1965, e ritenute necessarie per evitare disturbi di benessere negli animali allevati con sistema intensivo.
Le modifiche all'allevamento in batteria prevedono disposizioni applicabili all'allevamento in gabbie non modificate e disposizioni applicabili all'allevamento in gabbie modificate in modo tale da consentire alle galline in entrambi i casi, seppure con alcune differenze, libertà di movimento e di manifestare il normale repertorio comportamentale.
Nel caso dei volatili la libertà di movimento, come sostenuto da molti studiosi, dovrebbe riferirsi alla possibilità di stare in piedi, sedersi, muoversi, svolazzare, prendere bagni di sabbia e per le ovaiole deporre le uova nei nidi con lettiera.
Va precisato che i sistemi alternativi sono stati presi in considerazione soprattutto come alternativa all'allevamento in gabbia, delle galline ovaiole, e si basano sul principio di rendere libero il movimento all'interno del locale di allevamento.
Tali sistemi applicati anche al pollo da carne prevedono, invece, la disponibilità di spazi erbosi adiacenti ad un ricovero tradizionale, dotato di numerose aperture per lasciare uscire gli animali. Va sottolineato che la disponibilità di spazio esterno, a causa del notevole lavoro richiesto per la manutenzione dello spazio esterno all'allevamento, rende questo sistema applicabile a piccoli gruppi di volatili.
Numerosi altri aspetti lo differenziano dal sistema intensivo al chiuso.
Il primo aspetto riguarda il tipo di ibrido; invece dell'ibrido a crescita rapida viene impiegato un ibrido colorato, a crescita lenta, che richiede il doppio del tempo per raggiungere un peso simile a quello del pollo da carne pesante.
Dopo le prime 2-3 settimane di vita, in cui i pulcini sono allevati al chiuso, viene consentito loro il libero accesso ai parchetti esterni.
La dieta impiegata consiste principalmente di cereali, con la sufficiente aggiunta di proteine vegetali, vitamine e minerali, ma senza proteine animali nè aggiunta di promotori di crescita; il contenuto proteico ed i livelli energetici sono diversi punti percentuali al di sotto di quelli previsti nella dieta del pollo pesante.
Applicando tale sistema è stato considerato che il maggior tempo impiegato da questo ibrido per crescere va a vantaggio di un arricchimento del sapore.
1.5 SISTEMA BIOLOGICO
La fase attuale del progressivo e costante processo evolutivo riscontrato in avicoltura è sottolineato dall'introduzione del sistema di allevamento biologico.
Il principio che lo contraddistingue introduce criteri che pongono le basi per la sua piena attuazione, in un prossimo futuro, con allevamenti sempre più naturali ed in pieno rispetto con l'ambiente.
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 24 Agosto ha reso operativo il Regolamento n. 1804/99, che ha esteso agli allevamenti zootecnici il campo di applicazione del Regolamento CE n. 2092/91 sull'agricoltura biologica.
L'obbiettivo è quello di mantenere gli animali in buone condizioni di salute, secondo pratiche di conduzione che comprendono elevati standard di benessere, alimentazione a base di diete vegetali appropriate ed evitando preventivamente l'uso di trattamenti con farmaci allopatici.
Il metodo per ottenere il migliore dei risultati si basa sulla prevenzione, attuata fin dall'inizio con la progettazione e la realizzazione delle strutture e delle attrezzature e di tutti gli interventi, che troveranno una applicazione successiva con la gestione dell'allevamento, affidata a personale esperto, dotato di abilità ed esperienza necessarie per salvaguardare il benessere e la salute degli animali.
La strategia della programmazione consente infatti di esaminare in dettaglio tutti gli aspetti fondamentali, che vengono così ottimizzati dalla eliminazione dei rischi di errore, caratteristica di tutte le valutazioni estemporanee, e fornisce in ogni momento il pieno controllo di tutte le fasi di allevamento.
Analogamente devono essere programmate in precedenza la scelta della razza o della varietà di volatili da allevare, nonché il tipo di alimentazione, nonché il piano di profilassi, diretta e vaccinale, e di terapia; ultima ma non meno importante riguarda la previsione del trattamento e della collocazione dei rifiuti, in modo che sia salvaguardato l'ambiente.
- Ricoveri. Il sistema di allevamento biologico prevede che i volatili siano allevati in ricoveri circondati da spazi erbosi con libero accesso da parte di questi mediante aperture realizzate sulla parte inferiore delle pareti laterali della struttura.
Nel ricovero i pulcini trascorrono al chiuso il primo periodo di vita (30 giorni circa); dopo tale periodo è consentito loro il libero accesso agli spazi esterni, ma resta il punto di riferimento per la alimentazione, l'abbeverata e per la notte.
Poiché i parametri microclimatici nel corso dei primi 30 giorni prevedono un ambiente controllato, i sistemi di ventilazione, di riscaldamento e di illuminazione serviranno per ottenere un ambiente caldo, ben ventilato e privo di gas e polvere e con una luminosità adatta per i volatili e sufficiente ad una ispezione dettagliata, in qualsiasi momento.
I sistemi di alimentazione e di abbeverata saranno progettati ed installati in modo da evitare rischi di ferimento degli animali. Adottando sistemi di alimentazione ed abbeveraggio antispreco sarà possibile la massima utilizzazione di alimento ed acqua, evitando sprechi inutili ed il formarsi di accumuli nella lettiera. La presenza di dispositivi di controllo automatico, consente di ottenere in qualsiasi momento le condizioni ottimali.
La densità di allevamento è direttamente correlata alla varietà di pollo allevata e comunque deve garantire a ciascun soggetto uno spazio sufficiente a muoversi, a girare ed allungare le ali.
Lo stato della lettiera è un ottimo indicatore sia delle condizioni ambientali che della salute degli animali; non deve essere perciò troppo umida, ammuffita o troppo secca e pulverulenta; la sua manutenzione richiede una aggiunta periodica di materiale nuovo.
Dopo il primo mese di vita circa i volatili possono accedere liberamente ai parchetti esterni, che dovranno essere coperti di vegetazione e piante; la presenza di tettoie serve a proteggere mangiatoie ed abbeveratoi ed inoltre fornisce ombra ai volatili durante la stagione calda. A questo proposito è importante la scelta della vegetazione e la lavorazione del terreno, indispensabile per mantenere gli spazi all'aperto in buone condizioni.
- Attrezzature. Gli equipaggiamenti meccanici devono essere ispezionati e puliti periodicamente e tenuti in condizioni di garantire un corretto funzionamento. La presenza di sistemi di allarme acustici e luminosi è indispensabile per avvertire l'allevatore in caso di guasti.
- Conduzione. Il tipo di conduzione dell'allevamento è conseguenza della sensibilità del personale che accudisce gli animali.
Tutti gli allevatori devono conoscere il normale comportamento dei volatili allevati e sapere individuare eventuali segni di stress o di malattie e se necessario prendere le adeguate misure.
Ispezioni frequenti consentiranno di individuare le condizioni e le reazioni degli animali, considerate come la guida principale al loro stato di benessere e contemporaneamente di intervenire con tempestività per rimuovere eventuali cause di un comportamento anomalo così come l'allontanamento di soggetti ammalati o morti.
E' importante prevedere e programmare in anticipo la regolare routine di lavoro, che sarà poi rigorosamente rispettata, anche nel prestare attenzione a non spaventare gli animali con movimenti improvvisi e troppo bruschi o con rumori molesti.
1.6 ASPETTI IGIENICO-SANITARI
Nell'allevamento intensivo numerosi sono i fattori che condizionano direttamente la salute degli animali e ne compromettono di conseguenza la produttività. Tra questi si possono ricordare ad esempio l'entità del gruppo, l'ambiente, la conduzione ed ultimo ma non meno importante le condizioni igienico-sanitarie dell'allevamento stesso.
Più in particolare le condizioni igienico-sanitarie fanno parte di un piano più ampio di controllo la cui attuazione, negli allevamenti intensivi, rappresenta il presupposto per il mantenimento di un livello elevato di salute degli animali e di conseguenza anche della salubrità dei prodotti alimentari da loro ottenuti.
Con la profilassi diretta, agendo sull'ambiente dove vivono gli animali, si tende ad impedire l'ingresso dei microrganismi nell'allevamento, e se presenti, alla loro diffusione mediante la eliminazione; lo scopo è comunque di ridurre la carica microbica ambientale, eliminando al massimo il rischio di contatto per gli animali con gli agenti patogeni.
Invece mediante la profilassi indiretta, si agisce direttamente sugli animali potenziano le difese immunitarie dell'organismo per mezzo della vaccinazione.
- Profilassi diretta. E' l'insieme delle misure comprese nelle operazioni di pulizia e disinfezione che si applicano per il risanamento delle strutture ed attrezzature presenti negli allevamenti, compresi gli spazi esterni. Tali misure possono essere applicate in presenza di animali; in questo caso non si tratta di procedure radicali e per questo non permettono di ottenere un risultato assoluto, obbiettivo questo della disinfezione in assenza di animali.
Il programma prevede in successione la esecuzione di alcune fasi relative alla pulizia e alla disinfezione e comprende anche la disinfestazione e la derattizzazione.
In assenza di animali a fine ciclo, si svuota il ricovero di tutte le strutture ed attrezzature che si possono spostare e si procede al trattamento della lettiera con antiparassitari e sostanze ad azione disinfettante in modo tale da poter essere asportata senza il pericolo della diffusione degli agenti patogeni nell'ambiente esterno e quindi collocata secondo il programma.
A questo punto si procede alla pulizia con acqua calda a forte pressione in modo da eliminare facilmente anche le incrostazioni di materiale organico, substrato indispensabile alla sopravvivenza e alla persistenza dei microrganismi patogeni nell'ambiente. L'aggiunta di detergenti a base di sodio e di potassio migliora il risultato rendendo le superfici pronte per la disinfezione.
Con questa operazione si vogliono distruggere i microrganismi patogeni, la maggior parte dei quali non sopravvive a lungo fuori dell'organismo animale, ma spesso anche se breve, il tempo è sufficiente per causare infezioni.
I batteri e i virus possono sopravvivere per alcuni mesi se protetti dal materiale organico, mentre le spore di alcuni batteri possono mantenersi all'infinito nel suolo o nelle anfrattuosità degli edifici. Gli stessi coccidi possono sopravvivere per anni negli allevamenti.
I mezzi di disinfezione da impiegare nell'allevamento biologico possono essere naturali, come la luce, il calore, l'essiccazione, ecc., o chimici.
- Disinfettanti naturali. E' difficile valutare la reale importanza che questi svolgono nell'ostacolare la diffusione delle infezioni, come è difficile specificare il ruolo che compete ad ognuno di essi; si può ammettere tuttavia che essi intervengono attivamente nell'impedire la propagazione indiretta di quelle infezioni sostenute da agenti patogeni che soccombono nell'ambiente esterno proprio in relazione all'esistenza di questi particolari fattori.
La luce solare ha un notevole potere battericida dovuto alla frazione ultravioletta (lunghezze d'onda comprese tra 2250 e 3000 A°). Va tenuto presente che l'attività disinfettante di tale mezzo è ulteriormente diminuita dal fatto che la maggior parte di questi raggi, in particolare di quelli la cui lunghezza d'onda è inferiore a 2900 A°, viene assorbita dall'ozono presente nell'alta atmosfera e non giunge fino a noi. Va ricordato altresì che i raggi disinfettanti vengono ostacolati dal vetro. Il suo impiego può essere quindi previsto prevalentemente per quanto riguarda l'ambiente esterno.
L'essiccamento è uno dei più energici disinfettanti naturali, perché sottraendo acqua al protoplasma batterico esercita un'azione nociva sulla sua vitalità; tale azione può comunque essere ridotta o compromessa dalla natura del mezzo nel quale un germe si trova.
La temperatura agisce negativamente sui microrganismi patogeni per valori differenti da quelli compresi nell'intervallo considerato ottimale per il loro sviluppo; esiste comunque una certa tolleranza che consente ai microrganismi di sopravvivere senza replicare.
Altri fattori come la concorrenza vitale, esercitata da alcuni microrganismi non patogeni presenti nell'ambiente esterno, la diluizione naturale che attenua notevolmente il pericolo rappresentato dalla dispersione dei prodotti morbosi, e la batteriofagia, molto diffusa nel mondo esterno, esercitano un'azione negativa sui microrganismi patogeni da considerare come disinfezione.
Disinfettanti chimici. Tra la vasta gamma di disinfettanti chimici attualmente esistente in commercio solo alcuni possono essere impiegati nell'allevamento biologico (v. regolamento). Tra questi sono da ricordare:
- Alcali: hanno un costo molto modesto che unito ad altre caratteristiche rendono tali sostanze tra le più utilizzate; sono da ricordare la calce (idrato di calcio), un battericida modesto, ma applicato per la disinfezione dei muri come latte di calce (il latte di calce si ottiene diluendo la calce viva in acqua nelle proporzioni di 1 Kg/4,6 litri, oppure: calce p. 1 + acqua p. 4), deve essere usato entro 24 ore dalla sua preparazione, e tende ad imprigionare i batteri. E' impiegato inoltre per sanificare, anche se modestamente le acque luride (latte di calce 0,3%, acqua di fogna 99,7%);
- la soda caustica, idrossido di sodio, uccide tutti i microrganismi e molti virus.
La sua azione è più forte ad una temperatura di 60° C, aggiunta anche di una buona azione detergente. Perde parte dell'efficacia in presenza di sporco e comunque va usata con cautela per la sua azione corrosiva nei confronti dei metalli e vernici ed è molto pericolosa per la sua causticità. Ad una concentrazione del 10% è ottima per pulire e disinfettare i pavimenti;
- la soda, carbonato di sodio, è un battericida modesto ma ha una buona azione ripulente ed è associabile ai disinfettanti che richiedono per agire meglio un pH alcalino. L'azione battericida e ripulente migliorano sensibilmente a 60° C. E' ecologicamente inerte.
- la potassa caustica è un poco più efficace e costosa della soda;
- la potassa, carbonato di potassio, equivale a quello di sodio, ma è leggermente più efficace e costoso.
- Alogeni: sono dotati di uno spettro d'azione quasi completo ed inoltre sono poco tossici e pericolosi e sono forse i disinfettanti più impiegati. Tra questi sono da ricordare l'ipoclorito di sodio, che esercita la sua massima efficacia a pH 7,6; in ambiente acido il cloro viene liberato troppo rapidamente. Il suo impiego è indicato per ambienti e strutture, purché le superfici siano pulite in quanto viene influenzato dallo sporco.
- Ossidanti: sono disinfettanti che nella pratica sono sottovalutati e sottousati nonostante siano tra i più attivi nei confronti di tutti i microrganismi, spore e virus compresi. Non sono pericolosi, non lasciano residui e non inquinano l'ambiente.
- Acidi organici: la dissociazione degli ioni H+ liberi in soluzione è modesta ed altrettanto modesta o nulla è l'azione microbicida. Esplicano azione batteriostatica, che unita al totale rispetto della sostanza organica, li tendono i conservanti ideali degli alimenti. Il miglior disinfettante è l'acido acetico seguito dall'acido lattico, citrico, paracetico, formico, lattico, ossalico e acetico.
- Aldeidi: coprono tutto lo spettro dei microrganismi, compresi i virus liofili ed idrofili.
Non hanno azione corrosiva, ma sono considerati agenti mutageni e cancerogeni. La formaldeide è un gas e si genera aggiungendo permanganato di potassio alla formalina; viene impiegata per la fumigazione dei ricoveri.
- Essenze naturali di vegetali. E' noto da tempo il potere microbicida di molte essenze quali ad esempio quelle di pino, timo, limone, bergamotto, lavanda, ecc.
Generalmente per le strutture e le attrezzature vengono impiegati i disinfettanti liquidi, mentre per la disinfezione dell'aria all'interno del capannone si effettua la disinfezione gassosa.
- Disinfestazione. Comprende l'insieme delle misure destinate a controllare gli agenti di parassitosi, endoparassiti ed ectoparassiti, con trattamenti a base di sostanze antiparassitarie ad azione insetticida, acaricida, vermifuga, antiprotozoaria ed antimicotica.
A tale scopo è consentito sia l'uso di prodotti composti o contenenti le sostanze attive di natura vegetale sia la lotta biologica. Di particolare importanza è la lotta contro le mosche ed altri insetti che possono trasmettere agenti patogeni di malattie infettive.
- Derattizzazione. La lotta sistematica ai roditori, in particolare topi e ratti deve essere compresa in un piano di profilassi diretta in modo da ottenere la loro eliminazione, se non totale, almeno spinta al massimo per evitare:
- fatti di panico tra gli animali;
- consumo di mangime;
- introduzione negli allevamenti di malattie come la salmonellosi, la leptospirosi, ecc.
Il controllo dei roditori, topi e ratti, è possibile sia con l'applicazione di norme generali che con trattamenti a base di sostanze topo-ratticide. Le norme generali consistono nell'applicazione di mezzi per impedire l'accesso e la moltiplicazione con l'adozione di griglie o di reti a maglie strette ai chiusini di scolo, agli apparati di ventilazione, la chiusura di tutte le aperture otturabili e con l'impedire il più possibile l'accesso agli alimenti.
I parchetti esterni nell'intervallo tra un ciclo ed il successivo e durante la rotazione, se prevista, devono essere trattati con calce e la terra lavorata prima della semina dei vegetali.
Igiene dell'acqua di bevanda. L'igiene dell'acqua di bevanda deve essere salvaguardata prevedendo l'attuazione sistematica di alcune misure tendenti a controllare in alcuni periodi dell'anno le caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche; per tale scopo campioni di acqua devono essere prelevati periodicanebte dalla fonte, dalla cisterna di raccolta e dagli abbeveratoi; la pulizia e la disinfezione degli abbeveratoi devono essere programmati tra un ciclo e l'altro, e almeno una volta all'anno per la intera rete di distribuzione.
Analogamente deve essere previsto lo svuotamento a fine ciclo dei silos, seguito dal lavaggio e dalla disinfezione, per evitare contaminazioni preesistenti e per evitare la persistenza di scarafaggi e vermi. E' importante anche la rimozione del materiale organico residuo, che ammuffisce contaminando le partite successivamente introdotte.
Non sono da trascurare infine le regole di biosicurezza che si attuano con la presenza di vasche all'ingresso di ogni allevamento per la disinfezione delle ruote dei mezzi di trasporto, davanti ad ogni porta per il bagno delle calzature, nonché l'uso di calzari e camici per gli eventuali visitatori, la cui presenza deve essere rigorosamente regolata.
In presenza di animali le operazioni di pulizia e di disinfezione assumono un carattere parziale e consentono di mantenere bassa la carica microbica ambientale.
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Profilassi indiretta. La pulizia e la disinfezione, anche se attuate in modo accurato e sistematico, non tutelano in pieno la salute degli animali nonostante che riducono fortemente il rischio di contrarre infezioni.
E' necessario perciò agire anche sugli animali potenziando le loro difese immunitarie con la vaccinazione nei confronti delle malattie più frequenti, come la malattia di Marek, la Bronchite infettiva, la Pseudopeste, la malattia di Gumboro e contro le Coccidiosi.
Rispetto all'allevamento tradizionale tuttavia il numero di interventi è ridotto al minimo indispensabile e limitato alle prime due settimane di vita nel pollo da carne.
1.7 CONCLUSIONI
Da quanto sopra esposto emerge il fatto che le difficoltà da superare per attuare su larga scala l'allevamento biologico sono molteplici. E' per questo motivo che sono necessarie sperimentazioni in campo.
A tal proposito è da rilevare che un progetto di ricerca dal titolo "Progetto integrato pollo biologico" è stato approvato e coofinanziato dall'Università degli Studi di Perugia, unitamente alla Cooperativa Agricola Produttori Bontà Umbre Ruspantino di S. Martino in Campo di Perugia del gruppo Sant'Angelo - Naturicchi.
Lo studio effettuato dalla Sezione di Patologia ed Igiene Veterinaria, del Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie, in collaborazione con altre sezioni dei Dipartimenti delle Facoltà di Medicina Veterinaria e di Agraria, ha previsto nell'arco di due anni, dal 1999 al 2001, l'attuazione di cicli sperimentali di allevamento.
Nel corso di tale periodo, sono stati svolti complessivamente quattro cicli sperimentali dai quali è stato possibile valutare sia la praticabilità tecnica ed economica del metodo biologico applicato al pollo da carne sia l'aspetto igienico-sanitario ed in particolare la diffusione di eventuali agenti patogeni di natura infettiva e parassitaria.
I risultati preliminari ottenuti oltre a dimostrare la fattibilità di questo metodo indicano per quanto riguarda l'aspetto igienico-sanitario che il maggior spazio disponibile con possibilità di accedere ai parchetti esterni, il tipo di alimentazione, nonché la riduzione di fattori stressanti in genere, influiscono in modo benefico sullo stato sanitario del pollo.
Molto resta ancora da fare perché sono necessari studi per ottimizzare alcuni fattori di natura genetica, ambientale ed alimentare per adattare questo sistema di allevamento alle diverse realtà territoriali della stessa Regione e soprattutto per caratterizzare la patologia, sicuramente diversa da quella tipica dell'allevamento del pollo da carne con sistema tradizionale.