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Numero 10 - dicembre 2001
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Prof. G. Tacconi: Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie - Sezione di Patologia e Igiene Veterinaria - Facoltà di Medicina Veterinaria - Università degli Studi di Perugia
Giuseppina Tacconi
<gtacconi@hotmail.com>

ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEGLI AVICOLI



INTRODUZIONE

La profonda trasformazione che ha interessato il settore avicolo a partire dagli anni '50 è stata accompagnata da una serie di cambiamenti nella società, che hanno modificato anche le modalità di consumo della carne, compresa quella dei volatili.
L'Avicoltura è passata da attività marginale ed agricola, destinata prevalentemente all'autoconsumo, ad attività agro-alimentare principale, decisamente orientata al mercato; attualmente è considerata un settore leader della zootecnia italiana, di cui rappresenta il 20% e si confronta con le altre grandi realtà economiche di tipo diverso.

Ciò è stato possibile grazie al processo evolutivo che ha interessato contemporaneamente la selezione genetica, la tecnologia, nonché le nuove conoscenze nel campo della nutrizione e della medicina. Un processo evolutivo che non ha subito interruzioni perché strettamente correlato alla ricerca scientifica e per questo aperto alle nuove proposte tendenti da un lato a migliorare la qualità del prodotto e dall'altro a soddisfare sia le crescenti esigenze del consumatore sia il benessere degli animali.
Due aspetti, questi, in sintonia per la stretta correlazione esistente tra benessere, salute degli animali e qualità delle derrate alimentari di origine animale.

In questo contesto va inserita anche la normativa emanata proprio con lo scopo di salvaguardare il benessere degli animali nell'ambiente di allevamento e la salute del consumatore.


TECNICHE DI ALLEVAMENTO NEL SETTORE AVICOLO

Per capire meglio tale evoluzione è giusto ricordare, più in generale, che l'allevamento degli animali è stato realizzato dall'uomo con lo scopo di procurarsi più facilmente gli alimenti e può essere fatto risalire ai tempi più remoti quando l'unica fonte di sostentamento derivava dalla raccolta dei vegetali e dalla caccia.
Forse casualmente si comprese che alcuni animali potevano essere allevati così come si poteva coltivare alcune piante e con il formarsi dei primi villaggi fu possibile migliorare questa iniziale esperienza e verificarne la utilità, rispetto alla caccia, perché l'allevamento era in grado di fornire alimenti per vaste popolazioni.

L'uomo aveva inoltre capito che occuparsi degli animali richiedeva attenzione e cure particolari perché rendeva necessaria la disponibilità di un ricovero, di alimento e protezione, e come risultato poté riscontrare che alcuni animali, in queste condizioni, si riproducevano e crescevano bene.

La selezione genetica naturale in questo nuovo ambiente favorì la moltiplicazione di quegli animali che si erano adattati al confinamento e con il passare del tempo la progressiva evoluzione ha reso più razionali i sistemi di allevamento anche grazie alla selezione genetica, applicata con lo scopo di ottenere ibridi, all'interno delle razze, capaci di migliorare la produttività.

Tale acquisizione risultò spesso accompagnata dalla perdita di alcune delle caratteristiche naturali di sopravvivenza, che resero necessario il provvedimento di un ulteriore miglioramento dell'ambiente, tale da fornire protezione dai predatori, dai fenomeni atmosferici sfavorevoli e da temperature estreme.

A partire dal 1900 il progresso nelle scienze nutrizionali e genetiche fu applicato facilmente agli animali allevati al chiuso con un notevolmente miglioramento della loro efficienza produttiva.
Va ricordato inoltre che in Italia nei primi anni '50 la carne di pollo era ancora un privilegio domenicale di poche famiglie, l'acquisto era prevalentemente diretto, dal contadino, e la macellazione fatta in casa.
Nei primi anni '60 il notevole aumento dei consumi, e quindi della domanda, provocò, come conseguenza, vaste ed immediate reazioni nell'ambito delle strutture di produzione.
Questa fase ha segnato la trasformazione del settore avicolo proprio per soddisfare, con maggiori quantitativi di produzione, le richieste del mercato.
Aumentando la concentrazione degli animali si rese necessario l'aumento della ventilazione, la rimozione delle deiezioni ed il controllo delle malattie; problemi prontamente risolti dal contemporaneo sviluppo tecnologico, medico e genetico.

L'introduzione di attrezzature sofisticate, come ad esempio il sistema di automatizzazione delle mangiatoie, degli abbeveratoi, della raccolta delle uova, riducendo notevolmente il lavoro dell'uomo, ha incoraggiato l'aumento della concentrazione per unità produttiva.
Le prime fasi di industrializzazione hanno tuttavia determinato, nel caso del pollo da carne, un decadimento della qualità del prodotto, rispetto al pollo rurale, come conseguenza dell'allevamento in batteria. Tale sistema di allevamento inoltre favoriva una rapida crescita, troppo precoce per le ossa immature, che insieme ad altri aspetti, come ad esempio la riduzione dell'espressione di alcune manifestazioni comportamentali e la inseminazione artificiale nel caso di alcune specie di volatili, hanno sottolineato una modifica dei caratteri biologici nel corso di numerose generazioni, rispetto ai progenitori ancestrali.

Gli anni '70 sono perciò caratterizzati da tutta una serie di miglioramenti sia nei sistemi di allevamento, sostituendo l'allevamento in batteria per il pollo da carne con quello a terra, sia nei sistemi di macellazione, in tutte le sue fasi, come ad esempio la introduzione delle macchine evisceratrici, completamente automatizzate.
Negli anni '80 gli ulteriori progressi tecnologici hanno consentito la completa automatizzazione, nel caso del pollo, del processo di sezionamento, compiuto in precedenza a mano, a vantaggio della qualità del prodotto.
Contemporaneamente il miglioramento delle condizioni socio-economiche, i movimenti e le associazioni sorti a tutela sia del benessere animale in allevamento sia della salute del consumatore, hanno posto in risalto la necessità di garantire il benessere degli animali in allevamento e la sua importanza come fattore indispensabile di garanzia per la sicurezza e la qualità delle derrate alimentari di origine animale.

Negli anni '90, risolto il problema di produrre per la quantità, l'attenzione è stata rivolta a tutti gli aspetti correlati con il benessere, la salute degli animali e la qualità delle produzioni.
Il binomio igiene-qualità, peraltro più o meno intimamente connesso con la classificazione merceologica delle carni, ha dunque assunto una importanza preponderante non solo per il notevole interesse scientifico-applicativo, ma anche per la maggiore attenzione rivolta, specie in questi ultimi anni dalla Commissione della Comunità Europea alla tutela del benessere degli animali e alla salute del consumatore.

Ciò ha determinato in questi ultimi decenni la emanazione di normative volte a fissare precise regole a tutela del consumatore, nei riguardi degli alimenti.


1.2 ASPETTI LEGISLATIVI

In questa ottica devono essere inquadrati alcuni decreti legislativi relativi alla Disciplina sanitaria della produzione e del commercio dei volatili, del coniglio e della selvaggina ed ai controlli da attuare su alcuni prodotti alimentari di origine aviare.
In particolare è da ricordare il D.P.R. n. 976 del 10/08/1972, relativo alla "Disciplina sanitaria della produzione e del commercio dei volatili, conigli e selvaggina". Tale decreto elenca le caratteristiche che devono avere gli impianti di macellazione per volatili, conigli e selvaggina ed introduce l'uso del certificato di origine e sanità e l'ispezione sanitaria al macello.

Parecchie norme di tale decreto sono state abrogate e sostituite dal D.P.R. n. 503 del 10/06/1982, sulla "Ispezione sanitaria delle carni dei volatili da cortile". Tale decreto, che tra l'altro recepisce alcune Direttive comunitarie detta norme relative alle condizioni di igiene dei macelli (Cap.I), alla macellazione (Cap.V), ai requisiti di igiene per i laboratori di sezionamento (Cap.II), alla igiene del personale, dei locali, delle attrezzature, degli utensili negli stabilimenti (Cap.III), nonchè alla ispezione sanitaria ante-mortem (Cap.IV) e post-mortem (Cap.VI), alla decisione del veterinario ufficiale all'atto della visita post-mortem (Cap.VII) e al certificato sanitario (Cap.XI).

A partire dal 1992 sono stati emanati alcuni decreti e direttive con riferimento ai controlli da attuare su alcuni prodotti alimentari di origine aviare, quali: il D.P.R. n. 227 del 01/03/1992, Cap. VI, per gli esami microbiologici; il D.L. n. 573 del 30/12/1992, Art.7 e 11; il D.L. n. 65 del 04/02/1993, Art.4 e 5, sulla "Produzione ed immissione sul mercato degli ovoprodotti"; la Direttiva 92/116 del Consiglio del 17/12/1991, Cap. II, Art. 3, lettera A, punto b, nonchè al Cap.VI, Art. 6 e la Direttiva 92/117 del 17/12/1992, sulla "Sorveglianza e controllo delle salmonelle nei gruppi da riproduzione".

Più recentemente è stato emanato il D.L. n.495 del 10/12/1997, che reca norme di attuazione della Direttiva CEE 92/116, che modifica la Direttiva CEE 71/118, relativa a "Problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche di volatili da cortile". La volontà di mettere in risalto la cura delle condizioni sanitarie nei macelli avicoli, nei laboratori di trasformazione e negli allevamenti per la qualità e come garanzia di sicurezza delle carni, emerge chiaramente dagli articoli e dai relativi allegati. In particolare sono da ricordare l'Art. 9 in merito ai controlli veterinari e l'Art. 8 sull'autocontrollo e formazione del personale.

Contemporaneamente è stata considerata anche la necessità di tutelare il benessere degli animali in allevamento e proprio per evitare che la forte industrializzazione del sistema potesse determinare una esasperazione delle condizioni di allevamento è stato preso in considerazione lo studio per adottare sistemi alternativi che permettessero ai volatili di esprimere alcuni comportamenti innati.


1.3 SISTEMA CONVENZIONALE

Teoria ed applicazioni pratiche hanno trovato nel settore avicolo, per ragioni biologiche facilmente intuibili, il campo più fertile, ottenendo successi al di sopra delle speranze e delle previsioni.
Il miglioramento genetico ottenuto applicando le tecniche più avanzate e le manipolazioni più sofisticate hanno creato ceppi ibridi altamente specializzati in cui la rapidità di accrescimento si accompagna ad indici di conversione alimentari assai favorevoli e ad una sufficiente conformazione e qualità della carcassa.

Ciò è favorito dal rispetto delle esigenze nutritive sia qualitative che quantitative prese in considerazione in campo alimentare. I mangimi sono stati adattati alle diverse situazioni, tenendo conto sia dei fabbisogni veri e propri sia delle interazioni di ordine genetico, biologico, patologico e tecnologico.
L'ingegneria zootecnica e l'impiantistica hanno prodotto ricoveri climatizzati e condizionati che offrono agli animali un ambiente consono al migliore sviluppo, con parametri microclimatici e programmi luce potenzialmente ottimali.

Figura 1: Allevamento con sistemi convenzionali


I sistemi di alimentazione e di abbeverata, rigorosamente automatici, con dispositivi per l'autolivellamento, controllati automaticamente in alcuni casi, permettono il razionale utilizzo di mangime e di acqua sempre freschi, a partire dai pulcini di un giorno, minimizzando gli sprechi.
Il risultato è di una più efficiente conversione dell'alimento in carne, con conseguenze economiche interessanti, un rilevante risparmio di manodopera, una migliore qualità del prodotto, poiché le caratteristiche di mangiatoie ed abbeveratoi facilitano il consumo e riducono danni e lesioni agli animali in vita.

In queste condizioni la tecnica di allevamento è andata affinandosi e questo è diventato sempre più intensivo.

Figura 2: Allevamento con sistemi convenzionali


Per il pollo da carne è tuttavia di gran lunga preferito l'allevamento a terra, su 7-10 cm di lettiera permanente, con l'applicazione del "tutto pieno - tutto vuoto" ed un intervallo sanitario di 7-14 giorni fra un ciclo e l'altro (da 4 fino a 7-8 cicli all'anno), per le pulizie e la disinfezione.
La densità non deve superare i 30-35 Kg di peso vivo/mq al carico per la macellazione (da 9-10 a 15-18 capi/mq, secondo l'età di macellazione, il ceppo, il sesso, il sistema di ventilazione del pollaio, la stagione).

Infine non va dimenticato che la gestione oculata degli animali e la cura, in termini ragionevoli, del loro benessere hanno contribuito a ridurre gli stress legati all'allevamento intensivo, ampiamente criticato, ma che rappresenta un male necessario.


1.4 SISTEMI ALTERNATIVI

Il rispetto di alcuni principi generali per la protezione degli animali in allevamento, sanciti da una Convenzione stipulata dal Consiglio d'Europa a Strasburgo il 10 Marzo 1976, è stato recepito nella pratica con una serie di norme precise e particolareggiate dalla Direttiva 88/166/CE. Per quanto riguarda le galline ovaiole attualmente tale direttiva è stata abrogata e sostituita dalla Direttiva 1999/74/CE, che prevede l'attuazione di Sistemi alternativi di allevamento e di Modifiche al sistema in batteria. Lo scopo è quello di migliorare le condizioni di benessere dei volatili allevati secondo il sistema intensivo tradizionale, e più in particolare delle galline ovaiole, consentendo maggiore libertà di movimento e possibilità di esprimere il naturale repertorio comportamentale.

I sistemi, cosiddetti alternativi, studiati ed applicati in alcuni Paesi europei per rendere più naturale possibile l'allevamento intensivo al chiuso, sono realizzati con modalità e strutture tali da consentire il massimo rispetto dei principi enunciati con le cinque libertà, definite nel Brambel Report nel 1965, e ritenute necessarie per evitare disturbi di benessere negli animali allevati con sistema intensivo.

Le modifiche all'allevamento in batteria prevedono disposizioni applicabili all'allevamento in gabbie non modificate e disposizioni applicabili all'allevamento in gabbie modificate in modo tale da consentire alle galline in entrambi i casi, seppure con alcune differenze, libertà di movimento e di manifestare il normale repertorio comportamentale.
Nel caso dei volatili la libertà di movimento, come sostenuto da molti studiosi, dovrebbe riferirsi alla possibilità di stare in piedi, sedersi, muoversi, svolazzare, prendere bagni di sabbia e per le ovaiole deporre le uova nei nidi con lettiera.

Figura 3: Allevamento con sistemi alternativi


Va precisato che i sistemi alternativi sono stati presi in considerazione soprattutto come alternativa all'allevamento in gabbia, delle galline ovaiole, e si basano sul principio di rendere libero il movimento all'interno del locale di allevamento.
Tali sistemi applicati anche al pollo da carne prevedono, invece, la disponibilità di spazi erbosi adiacenti ad un ricovero tradizionale, dotato di numerose aperture per lasciare uscire gli animali. Va sottolineato che la disponibilità di spazio esterno, a causa del notevole lavoro richiesto per la manutenzione dello spazio esterno all'allevamento, rende questo sistema applicabile a piccoli gruppi di volatili.
Numerosi altri aspetti lo differenziano dal sistema intensivo al chiuso.
Il primo aspetto riguarda il tipo di ibrido; invece dell'ibrido a crescita rapida viene impiegato un ibrido colorato, a crescita lenta, che richiede il doppio del tempo per raggiungere un peso simile a quello del pollo da carne pesante.
Dopo le prime 2-3 settimane di vita, in cui i pulcini sono allevati al chiuso, viene consentito loro il libero accesso ai parchetti esterni.

La dieta impiegata consiste principalmente di cereali, con la sufficiente aggiunta di proteine vegetali, vitamine e minerali, ma senza proteine animali nè aggiunta di promotori di crescita; il contenuto proteico ed i livelli energetici sono diversi punti percentuali al di sotto di quelli previsti nella dieta del pollo pesante.
Applicando tale sistema è stato considerato che il maggior tempo impiegato da questo ibrido per crescere va a vantaggio di un arricchimento del sapore.


1.5 SISTEMA BIOLOGICO

La fase attuale del progressivo e costante processo evolutivo riscontrato in avicoltura è sottolineato dall'introduzione del sistema di allevamento biologico.
Il principio che lo contraddistingue introduce criteri che pongono le basi per la sua piena attuazione, in un prossimo futuro, con allevamenti sempre più naturali ed in pieno rispetto con l'ambiente.

La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 24 Agosto ha reso operativo il Regolamento n. 1804/99, che ha esteso agli allevamenti zootecnici il campo di applicazione del Regolamento CE n. 2092/91 sull'agricoltura biologica.

L'obbiettivo è quello di mantenere gli animali in buone condizioni di salute, secondo pratiche di conduzione che comprendono elevati standard di benessere, alimentazione a base di diete vegetali appropriate ed evitando preventivamente l'uso di trattamenti con farmaci allopatici.
Il metodo per ottenere il migliore dei risultati si basa sulla prevenzione, attuata fin dall'inizio con la progettazione e la realizzazione delle strutture e delle attrezzature e di tutti gli interventi, che troveranno una applicazione successiva con la gestione dell'allevamento, affidata a personale esperto, dotato di abilità ed esperienza necessarie per salvaguardare il benessere e la salute degli animali.

La strategia della programmazione consente infatti di esaminare in dettaglio tutti gli aspetti fondamentali, che vengono così ottimizzati dalla eliminazione dei rischi di errore, caratteristica di tutte le valutazioni estemporanee, e fornisce in ogni momento il pieno controllo di tutte le fasi di allevamento.

Analogamente devono essere programmate in precedenza la scelta della razza o della varietà di volatili da allevare, nonché il tipo di alimentazione, nonché il piano di profilassi, diretta e vaccinale, e di terapia; ultima ma non meno importante riguarda la previsione del trattamento e della collocazione dei rifiuti, in modo che sia salvaguardato l'ambiente.


1.6 ASPETTI IGIENICO-SANITARI

Nell'allevamento intensivo numerosi sono i fattori che condizionano direttamente la salute degli animali e ne compromettono di conseguenza la produttività. Tra questi si possono ricordare ad esempio l'entità del gruppo, l'ambiente, la conduzione ed ultimo ma non meno importante le condizioni igienico-sanitarie dell'allevamento stesso.

Più in particolare le condizioni igienico-sanitarie fanno parte di un piano più ampio di controllo la cui attuazione, negli allevamenti intensivi, rappresenta il presupposto per il mantenimento di un livello elevato di salute degli animali e di conseguenza anche della salubrità dei prodotti alimentari da loro ottenuti.
Con la profilassi diretta, agendo sull'ambiente dove vivono gli animali, si tende ad impedire l'ingresso dei microrganismi nell'allevamento, e se presenti, alla loro diffusione mediante la eliminazione; lo scopo è comunque di ridurre la carica microbica ambientale, eliminando al massimo il rischio di contatto per gli animali con gli agenti patogeni.
Invece mediante la profilassi indiretta, si agisce direttamente sugli animali potenziano le difese immunitarie dell'organismo per mezzo della vaccinazione. I parchetti esterni nell'intervallo tra un ciclo ed il successivo e durante la rotazione, se prevista, devono essere trattati con calce e la terra lavorata prima della semina dei vegetali. Igiene dell'acqua di bevanda. L'igiene dell'acqua di bevanda deve essere salvaguardata prevedendo l'attuazione sistematica di alcune misure tendenti a controllare in alcuni periodi dell'anno le caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche; per tale scopo campioni di acqua devono essere prelevati periodicanebte dalla fonte, dalla cisterna di raccolta e dagli abbeveratoi; la pulizia e la disinfezione degli abbeveratoi devono essere programmati tra un ciclo e l'altro, e almeno una volta all'anno per la intera rete di distribuzione.

Analogamente deve essere previsto lo svuotamento a fine ciclo dei silos, seguito dal lavaggio e dalla disinfezione, per evitare contaminazioni preesistenti e per evitare la persistenza di scarafaggi e vermi. E' importante anche la rimozione del materiale organico residuo, che ammuffisce contaminando le partite successivamente introdotte.

Non sono da trascurare infine le regole di biosicurezza che si attuano con la presenza di vasche all'ingresso di ogni allevamento per la disinfezione delle ruote dei mezzi di trasporto, davanti ad ogni porta per il bagno delle calzature, nonché l'uso di calzari e camici per gli eventuali visitatori, la cui presenza deve essere rigorosamente regolata.

In presenza di animali le operazioni di pulizia e di disinfezione assumono un carattere parziale e consentono di mantenere bassa la carica microbica ambientale.
1.7 CONCLUSIONI

Da quanto sopra esposto emerge il fatto che le difficoltà da superare per attuare su larga scala l'allevamento biologico sono molteplici. E' per questo motivo che sono necessarie sperimentazioni in campo.

A tal proposito è da rilevare che un progetto di ricerca dal titolo "Progetto integrato pollo biologico" è stato approvato e coofinanziato dall'Università degli Studi di Perugia, unitamente alla Cooperativa Agricola Produttori Bontà Umbre Ruspantino di S. Martino in Campo di Perugia del gruppo Sant'Angelo - Naturicchi.

Lo studio effettuato dalla Sezione di Patologia ed Igiene Veterinaria, del Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie, in collaborazione con altre sezioni dei Dipartimenti delle Facoltà di Medicina Veterinaria e di Agraria, ha previsto nell'arco di due anni, dal 1999 al 2001, l'attuazione di cicli sperimentali di allevamento.

Nel corso di tale periodo, sono stati svolti complessivamente quattro cicli sperimentali dai quali è stato possibile valutare sia la praticabilità tecnica ed economica del metodo biologico applicato al pollo da carne sia l'aspetto igienico-sanitario ed in particolare la diffusione di eventuali agenti patogeni di natura infettiva e parassitaria.

I risultati preliminari ottenuti oltre a dimostrare la fattibilità di questo metodo indicano per quanto riguarda l'aspetto igienico-sanitario che il maggior spazio disponibile con possibilità di accedere ai parchetti esterni, il tipo di alimentazione, nonché la riduzione di fattori stressanti in genere, influiscono in modo benefico sullo stato sanitario del pollo.

Molto resta ancora da fare perché sono necessari studi per ottimizzare alcuni fattori di natura genetica, ambientale ed alimentare per adattare questo sistema di allevamento alle diverse realtà territoriali della stessa Regione e soprattutto per caratterizzare la patologia, sicuramente diversa da quella tipica dell'allevamento del pollo da carne con sistema tradizionale.




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