1. Obiettivi e priorità
Il sistema agroalimentare e forestale sta vivendo in questi anni una svolta all'insegna di un'attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile, della qualità della vita, di una nuova occupazione e di un nuovo patto tra agricoltura e società. Il Governo, già nel dibattito sulla fiducia in Parlamento, ha definito le linee di un programma per la sicurezza alimentare, l'integrazione tra economia ed ecologia, l'adeguamento dei costi di produzione e burocratico-amministrativi con quelli più vantaggiosi esistenti nell'Unione Europea.
Il documento (DPAF) ha l'obiettivo di prefigurare un quadro di riferimento per dare certezze agli
operatori del settore agroalimentare e forestale, sicurezza ai consumatori per quanto riguarda le produzioni e garanzie ai cittadini per quanto riguarda la qualità ambientale e la tutela del territorio attraverso un'agricoltura responsabile. Per quanto riguarda il comparto della pesca e dell'acquacoltura si rimanda al VI Piano triennale della pesca e dell'acquacoltura 2000-2002, approvato con delibera CIPE del 25 maggio 2000 e varato con decreto ministeriale in pari data.
I parametri di riferimento cui il documento di ispira per il settore agricolo, agroalimentare e forestale sono:
- La migliore sostenibilità ambientale;
- La salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione privilegiando le attività "labour intensive" e sviluppando innovative attività di formazione;
- La sicurezza alimentare, la tutela del consumatore ed il benessere animale orientati alla qualità ed alla tipicità delle produzioni e che puntino al miglioramento della capacità concorrenziale delle imprese agroalimentari attraverso una strategia alternativa alle politiche alimentari globali di natura quantitativa;
- Una maggiore redditività anche attraverso idonee politiche fiscali, creditizie, previdenziali ed assicurative, nonché nella partecipazione al valore aggiunto nei processi di filiera;
Il Documento programmatico agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale nazionale, denominato "Documento programmatico agroalimentare", ai sensi dell'articolo 2 della
legge 23 dicembre 1999, n. 499, ha l'obiettivo di creare il quadro di riferimento per
le politiche necessarie a rilanciare l'agricoltura italiana come settore economico
strategico ed a rendere praticabile un modello di "sviluppo sostenibile". Il
Documento costituisce il quadro di coordinamento degli strumenti comunitari e nazionali
che fanno capo a diversi soggetti amministrativi, nell'ambito dei diversificati
contesti territoriali che caratterizzano le aree rurali, e individua nuove politiche e
strumenti mirati al posizionamento strategico del settore a fronte del progressivo
smantellamento delle reti di protezione del mercato da parte della Politica Agricola
Comune e del mutato contesto internazionale.
Per il raggiungimento degli obiettivi del documento e l'attuazione dei relativi strumenti
occorrerà, in sede comunitaria, svolgere un'azione forte finalizzata ad incidere sui
meccanismi di messa a punto della politica agricola comune. In particolare sarà
necessario intervenire affinché si possa conseguire il riequilibrio tra le produzioni
mediterranee e quelle continentali, nonché perché le riforme delle varie O.c.m., che
riguardano particolarmente le produzioni mediterranee, siano attuate tenendo fermo il
principio dell'invarianza del reddito degli agricoltori.
Il progetto è incentrato sulle seguenti priorità:
- una politica di sviluppo rurale focalizzata sull'accrescimento della qualità ambientale dei territori rurali anche attraverso nuove politiche di indirizzo e valorizzazione
dell'architettura e del paesaggio rurale, la promozione e l'incentivazione delle
produzioni ecocompatibili come dell'agricoltura e della zootecnia biologica, il rilancio
di una politica forestale orientata alla conservazione del patrimonio genetico originario,
il sostegno all'agriturismo prevedendo opportune forme di integrazione con le
attività di turismo rurale, la produzione di esternalità positive ambientali e
paesaggistiche, il mantenimento e la crescita dell'occupazione agricola e rurale che
presuppongono - in un contesto di difesa dei servizi, in particolare quelli pubblici
essenziali nelle aree rurali - la creazione di "sistemi di produzione agricola"
anche riconoscendo quelle forme di manutenzione e cura del territorio come vero e proprio
servizio di utilità ambientale necessario, fra l'altro, a prevenire il dissesto
idrogeologico del territorio;
- una politica per la qualità, la sicurezza del consumatore, il benessere animale e la valorizzazione delle tipicità,
sviluppando una migliore etichettatura dei prodotti e dei processi per un consumo
responsabile nonché sistemi di controllo e di tracciabilità ed indirizzando la ricerca
in modo coerente alle scelte strategiche del Paese. Sostenere la linea affermata in
Parlamento ed in sede comunitaria che impone la valutazione preventiva del rischio in
materia di OGM e ne ritiene l'uso in agricoltura contrastante con la politica
nazionale di affermazione della naturalità e della tipicità della produzione
agroalimentare italiana. A tale scopo sono prioritarie: la promozione di interventi
sistematici di formazione tecnico-professionale agraria e di qualificazione professionale;
la revisione degli strumenti giuridici per la tutela dei prodotti italiani sui mercati
mondiali, l'innovazione delle strategie di internazionalizzazione e di marketing; la
diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione e dell'e-commerce;
- una politica per una nuova impresa multifunzionale che produca anche servizi e tutela territoriale
finalizzata ad accelerare il ricambio generazionale, il rafforzamento
dell'imprenditorialità giovanile e femminile e la riqualificazione delle strutture
aziendali, anche attraverso politiche fiscali e previdenziali, creditizie e assicurative
per lo sviluppo e il sostegno della redditività dell'attività agricola e forestale.
Lo sviluppo di nuovi strumenti per la redditività dell'impresa agricola mira ad
accrescere l'integrazione verticale, la qualità ambientale delle produzioni attraverso la
minimizzazione dell'uso di fitofarmaci, l'orientamento all'innovazione, il livello di
sicurezza delle produzioni agroalimentari con opportuni sistemi di "certificazione di
filiera", aumentare le capacita sistemiche, organizzative e professionali già
presenti nel settore agroalimentare. Un coerente sistema di fiscalità ambientale e
occupazionale, deve promuovere l'uso di prodotti di minore impatto ambientale e
valorizzare attività agricole e forestali e produzioni con grandi potenzialità di
impiego di forza lavoro e con evidenti ricadute sull'intero sistema della sicurezza
alimentare ed ambientale;
- il contenimento dei costi
operando su due aspetti parimenti rilevanti: i costi dei fattori della produzione e i
costi di sistema. I primi in particolare relativi a quei fattori che rispondono ad un
sistema di prezzi internazionale quali ad esempio l'energia, l'acqua e
l'innovazione tecnologica; i secondi relativi ai fattori limitanti, in particolare di
quelli che possono essere ridotti attraverso l'accelerazione della semplificazione
amministrativa, della riforma delle modalità di relazione fra la Pubblica Amministrazione
e le aziende e dei processi di privatizzazione in corso in altri settori. A tale riguardo
occorre confrontare il quadro comunitario dei costi di produzione e
burocratico-amministrativi per garantire agli operatori agricoli italiani pari
opportunità d'accesso ai servizi pubblici e condizioni di concorrenza leale.
Questo progetto
di politica economica per il 2001-2003 potrà essere più agevolmente realizzato anche
grazie all'attuazione della
"legge di orientamento e modernizzazione"
per il settore, che adegua il quadro giuridico e normativo innovando le "regole"
entro cui il settore opera e ampliando l'utilizzo di strumenti di politica economica
previsti in altri settori, dai quali l'agricoltura è rimasta per lungo tempo
esclusa.
- una politica per il
Mediterraneo e con la FAO, avviando forme di partnerariato, sviluppando una
complementarietà che consenta lo sviluppo di tutte le agricolture interessate, sostenendo
l'azione dell'Italia nelle organizzazioni dell'ONU e negli organismi
internazionali con particolare riferimento ai positivi comportamenti rappresentati dal
commercio equo e solidale, con evidenti ricadute sui diritti umani e la tutela
dell'ambiente.
2. Salvaguardia del territorio e dell'ambiente rurale e integrazione dell'agricoltura e delle foreste con i sistemi economici territoriali
Nelle aree rurali l'agricoltura e le foreste sono il catalizzatore di uno sviluppo che concilia interessi economici e mantenimento degli equilibri ambientali, attraverso il sostegno di
un'agricoltura ecosostenibile per il mercato, sia di attività connesse con la
produzione, garantendo la salvaguardia di valori come biodiversità, etica della
produzione e qualità della vita e dell'ambiente che stanno sempre più assumendo un
proprio valore all'interno degli scambi di mercato, oltre che nelle diverse forme
contrattuali tra agricoltore e amministrazione pubblica quali quelli già introdotti dalle
misure agroambientali della PAC.
Obiettivo, quindi, delle politiche di sviluppo delle aree rurali deve essere individuato nella
valorizzazione di questo importante ruolo e nel mantenimento delle suddette capacità di
adattamento che garantisce la vitalità delle comunità locali e quindi il mantenimento
delle risorse naturali anche in presenza di mutamenti e shock dei mercati. Queste
agricolture sono ancora legate a economie locali e circuiti distributivi locali i cui
meccanismi di regolazione possono essere riprodotti anche in zone geograficamente lontane
attraverso un corretto uso delle tecnologie di comunicazione e commercializzazione.
Ciò consente
di mantenere sul territorio unità produttive che possono essere economicamente
sostenibili anche nell'ambito di un processo di diversificazione delle attività
agricole e rurali in genere verso servizi maggiormente richiesti dal consumatore quali
quelli ricreativi, di mantenimento del paesaggio, di cura del territorio, di
rivitalizzazione di tradizioni culturali e gastronomiche che concorrono a mantenere la
principale caratteristica della ruralità europea: la ricchezza di eterogeneità derivante
dalla capacita di adattamento dell'agricoltura ai diversi ecosistemi ecologici ed
agrari.
In tale quadro, è necessario garantire una continuità alla realizzazione di opere di bonifica,
assegnando risorse certe alla difesa del suolo, nell'ambito della legge 183/89. La salvaguardia del territorio e dell'ambiente rurale richiede, tra le altre scelte, il recupero del
patrimonio di edilizia rurale, di cui il nostro Paese è disseminato. Attraverso il
recupero degli edifici rurali (casali, masserie, cascine, malghe,etc.) si potranno porre
ulteriori condizioni positive per il presidio ambientale del territorio da parte degli
agricoltori. Dovranno essere individuati ed attuati idonei strumenti per il
recupero e la risistemazione dei tratturi attraverso la qualificazione della rete
interregionale dei tratturi stessi.
Una attenzione particolare va posta alle esigenze di rivitalizzazione della montagna, quale
risorsa per lo sviluppo e per il riequilibrio sociale e territoriale.
E' necessario superare la contraddizione normativa attuale che riconosce la specificità
delle produzioni tipiche ma ne condanna sostanzialmente lo sviluppo. Anche per la tutela
della biodiversità diviene fondamentale la ricostruzione della "filiera corta"
che valorizza produzioni, caratterizzanti dal punto di vista ambientale e paesistico ma
scarsamente produttive in termini di resa quantitativa, ma molto integrate nelle
tradizioni locali. Lo sviluppo della "filiera corta" favorisce le condizioni per
poter conoscere le produzioni di qualità del territorio locale - in genere completamente
assente e sempre più scollegata con la cultura alimentare dei consumatori - con evidenti
positive ricadute ambientali anche di riduzione dell'incidenza dei trasporti e
tenendo più vicini produttore e consumatore; inoltre l'incentivazione delle
iniziative di sviluppo di "farmer market" fornisce la possibilità di avvicinare
produttori artigianali ad una forma autonoma e moderna di distribuzione. Inoltre,
dovrà essere favorito lo sviluppo di aree pubbliche per la vendita diretta da parte dei
produttori locali.
Per favorire il
miglioramento e la tutela dell'ambiente naturale è prioritaria la promozione e
l'incentivazione delle produzioni ecocompatibili e dell'agricoltura e zootecnia biologica.
Nel triennio considerato, si punta a raggiungere il 10% della superficie complessiva
utilizzata per il biologico sul totale. Oggi la superficie agricola complessiva
utilizzata per il biologico è pari al 5.34% del totale. A tale scopo, è necessario
attuare una concreta politica di sviluppo dell'agricoltura biologica e degli allevamenti
biologici mediante la realizzazione di iniziative sistematiche, idonee a favorire la
diffusione di buone pratiche agricole fitosanitarie, di aggiornate e razionali tecniche
agronomiche conformi al metodo di produzione biologico, la promozione
dell'etichettatura di prodotti, nonché, incentivi per le catene di distribuzione che
sceglieranno di privilegiare prodotti biologici di certa e garantita provenienza rispetto
ai prodotti convenzionali. Inoltre, al fine di creare le necessarie sinergie vi è
l'esigenza di collegare alla politica del settore la politica ambientale, in
particolare quella relativa ai Parchi regionali, in modo da creare un legame permanente
tra le due ed ottenere uno strumento efficace per promuovere l'agricoltura e
l'allevamento biologico, favorendo un rapporto diretto tra produttore e
consumatore.
L'incentivazione dell'allevamento biologico assume particolare rilievo con riferimento alle tematiche
del benessere animale alla luce del regolamento comunitario, del presidio del territorio,
della salvaguardia ambientale e della qualità dei relativi prodotti. Particolari forme di
incentivazione andranno individuate anche con il supporto della ricerca applicata al
biologico in maniera da posizionare in maniera adeguata le nostre produzioni di qualità e
favorire l'aumento del reddito dei produttori, per consentire uno sviluppo coerente
nel settore.
L'incentivazione
delle produzioni ecocompatibili impone una più incisiva politica di prevenzione dei
rischi derivanti dall'impiego di fertilizzanti e pesticidi che richiede, in un contesto di
integrazione delle competenze istituzionali nella materia, l'adozione sistematica di
misure di natura differenziata. In particolare, è necessario adottare programmi che nel
prossimo triennio consentano la riduzione del 25% dell'impiego di fertilizzanti e
pesticidi, soprattutto attivando servizi di assistenza tecnica per le aziende agricole che
vorranno riconvertire il loro sistema di produzione in senso ecocompatibile e quindi
saranno in grado di orientare le scelte relative alle strategie di difesa fitosanitaria.
In tal senso dovrà anche essere favorito il processo di compostaggio dei residui
dell'azienda agricola.
Questi
programmi possono essere perseguiti tramite la destinazione di risorse aggiuntive ad
interventi di sostegno nella logica della programmazione negoziata. Istituzioni, parti
sociali e privati dovrebbero impegnarsi per dare vita a patti territoriali per la
creazione di veri e propri "distretti sostenibili", soprattutto nelle aree
svantaggiate, nei parchi, nelle zone di montagna e in generale nelle "aree
problema" dove è fondamentale il mantenimento del presidio agricolo per la
preservazione del territorio e dell'assetto idrogeologico. Inoltre,
per gli obiettivi previsti dal Regolamento CEE 1259/99, è possibile veicolare nuove
risorse tramite la modulazione dei pagamenti diretti corrisposti agli agricoltori, a cui
si aggiungeranno gli impegni delle Regioni, degli Enti locali e degli stessi privati,
nell'ottica del "project financing".
Il sostegno
delle economie locali va oggi perseguito attraverso gli strumenti propri dello sviluppo di
sistema, fondati sulla programmazione dal basso e sulla responsabilizzazione
nell'ambito locale delle istituzioni e delle diverse parti sociali, con il
coordinamento e l'integrazione di strumenti nazionali quali la programmazione
negoziata, il D.lg. 173/98, la legge n. 488/99 e gli strumenti propri della programmazione
regionale, quali i Piani di Sviluppo Rurale e i Programmi Operativi Regionali.
Infine, nel
triennio si dovrà sviluppare il
"Piano nazionale per la biodiversità",
che prevede:
- il potenziamento dei parchi e
delle riserve ecosistemi naturali che contengono progenitori selvatici di specie vegetali
e animali (conservazione in situ);
- la protezione e la promozione
per l'utilizzo in azienda di coltivazioni rare o minacciate e razze di animali
domestici in pericolo di estinzione (conservazione in situ), anche attraverso un sistema
di incentivazione (defiscalizzazione parziale) per la costituzione e per l'avviamento
di nuove aziende produttive nel settore;
- lo stoccaggio in apposite
banche di germoplasma di interesse agricolo (conservazione ex situ);
- la valorizzazione delle
risorse genetiche animali e vegetali attraverso il coordinamento nazionale, regionale e
territoriale delle strategie di tutela del germoplasma autoctono e la promozione di
strumenti anche consortili tra le istituzioni pubbliche e private.
3. La politica forestale
La necessità
di collocare la conservazione e la valorizzazione delle foreste e dei prodotti forestali
in un approccio globale di gestione sostenibile delle risorse naturali rinnovabili, impone
ad una nuova politica forestale i seguenti obiettivi:
- collegare ed integrare il
settore forestale e settore agricolo;
- realizzare piani di
riforestazione con conseguente creazione di nuove foreste ponendo particolare attenzione
all'esigenza di incentivare la nascita di foreste basate su essenze autoctone,
contemperando la presenza di aree di pascolo;
- coniugare la difesa e
l'incremento del patrimonio boschivo con gli interessi economici dell'intera
filiera che vede l'Italia primo Paese esportatore di prodotti lavorati in legno
importare segatura. Una legge quadro potrà definire, armonizzandoli, gli elementi per la
ricostruzione e la valorizzazione del sistema forestale nazionale.
Le linee di
indirizzo e di coordinamento della politica forestale nazionale tengono conto di diverse
necessità espresse dal settore:
- quella di una nuova
pianificazione intesa come momento di raccordo tra piani forestali regionali e gli scenari
internazionali, attraverso il monitoraggio delle risorse e della filiera legno;
- la necessità di
finalizzazione del sostegno alla selvicoltura per la salvaguardia della biodiversità,
della tutela del paesaggio, della conservazione dei suoli e alla regimazione delle acque,
del contenimento dei fenomeni di cambiamento climatico su scala globale e di
desertificazione;
- l'incentivazione
dell'associazionismo e dell'integrazione fra le attività forestali e le altre
attività legate all'uso multiplo del bosco.
- la razionalizzazione ed
adeguamento di processo e di prodotto delle produzioni forestali tradizionali uniti allo
sviluppo delle forme di utilizzazione a carattere più innovativo, e soprattutto ad un
forte rilancio delle possibilità di valorizzazione economica integrata, legata alle
possibilità di impiego ai fini turistici, ricreativi e didattici delle superfici
forestali;
- prevenzione degli incendi
anche attraverso il coinvolgimento responsabile degli agricoltori e la promozione di
difese attive e pascolamento giudato.
Particolare
attenzione andrà riservata agli impegni relativi alla riduzione delle emissioni di
anidride carbonica, previsti sempre dal Protocollo di Kyoto; la creazione di "carbon
sink" non dovrà comportare problemi alla tutela della biodiversità vegetale, né
dovrà costituire alibi rispetto alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, né
dovrà costituire un alibi ai tentativi di diminuire gli obiettivi di riduzione ma invece
dovrà rappresentare un'occasione per aumentare il patrimonio boschivo.
4. Promozione di una politica per la qualità, la sicurezza del consumatore e la valorizzazione delle tipicità.
La
sicurezza alimentare necessita di un unico ed organico complesso di regole che disciplini
l'intera catena alimentare dalla campagna alla tavola del consumatore, compresa la
produzione di alimenti per animali. Coerentemente, va affermata una nuova accezione della
qualità (riferita alle colture) in campo agricolo/alimentare, ridefinendo lo sviluppo in
senso tecnico-qualitativo e non estensivo-produttivo, come priorità anche in termini
economici.
A tale scopo,
come indicato nel Programma di Governo, dal lato delle istituzioni, è necessario
procedere all'attuazione del sistema nazionale di autorizzazioni, di controllo e di
vigilanza sui prodotti di qualità, incentivando la realizzazione di marchi
identificativi e etichettature per la rintracciabilità, l'origine della materia
prima, l'uso di mangimi certificati e l'utilizzazione di sistemi di gestione
ambientale. In particolare l'etichettatura dei prodotti dovrà consentire al
consumatore di poter esercitare il suo diritto a scegliere attraverso una conoscenza
puntuale agevolata dalla trasparenza delle informazioni che è possibile veicolare
attraverso l'etichettatura e la certificazione dei prodotti. Per i prodotti di
origine animale occorrerà incentivare forme di etichettatura che riportino informazioni
relative ai sistemi di allevamento impiegati, del rispetto del benessere degli animali con
indicazione delle aziende di provenienza.
Questo ultimo
aspetto, inserito nel Trattato europeo e nel Libro Bianco sulla sicurezza alimentare,
dovrà essere reso sempre più una caratteristica positiva della produzione italiana. Il
Governo vuole assicurare standard di benessere animale compatibili con la WTO -
rafforzando l'azione della Commissione europea nei relativi negoziati - per gli
animali ed i prodotti importati nell'Unione Europea; favorire i processi di adeguamento
preventivo alle normative europee in tema di benessere degli animali negli allevamenti e
sostenerne la formazione in sede nazionale nella stessa direzione; riconvertire
l'allevamento di animali per confezionare pellicce con gli aiuti previsti dalla legge
finanziaria 2000; rafforzare i limiti all'importazione ed alla detenzione di animali
esotici e potenzialmente pericolosi per l'incolumità pubblica (per questo ultimo
aspetto analogamente si dovrà operare nel settore vegetale soprattutto a tutela della
biodiversità).
L'efficacia
di una tale politica è legata anche alla sensibilizzazione del cittadino e consumatore
realizzando, anche in collaborazioni con altri enti pubblici ed associazioni volontarie,
campagne di informazione e sensibilizzazione dirette ad informare i cittadini su una
corretta alimentazione, sui metodi di produzione e di allevamento degli animali e a
riconoscere tra i diversi prodotti offerti quelli di qualità.
Dal lato degli
operatori, fondamentali diventano strategie commerciali e distributive da implementare
affinché le produzioni di qualità, ed in particolare quelle di origine riconosciuta, si
aggreghino in masse critiche adeguate ai diversi canali distributivi ed ai mercati
internazionali. La valorizzazione del rapporto produzione/prodotto/territorio, va infatti
perseguita in quei segmenti a maggiore capacita di acquisto nell'ambito di un mercato
internazionale di crescenti dimensioni.
In tema di
rintracciabilità, la garanzia di sicurezza richiede l'accordo degli operatori in
tutta la filiera, che dovrebbero costituire dei veri patti di sistema nei quali siano
stabilite le regole della rintracciabilità. Un reale rafforzamento
dell'interprofessione dovrebbe agevolare la trasmissione delle richieste manifestate
dal consumatore fino al produttore primario.
Inoltre, per la
sicurezza dei prodotti agricoli e agroalimentari deve proseguire la pressione nelle sedi
internazionali per il riconoscimento del principio di precauzione e per l'adozione
dell'etichettatura che consenta la reale individuazione dei prodotti transgenici
rispetto a quelli naturali con controlli e certificazione lungo tutta la filiera di
produzione. E' quindi fondamentale l'applicazione del "Protocollo di
biosicurezza" di Cartagena, recentemente firmato a Nairobi, ottenendo dai Paesi
aderenti al cartello di Miami l'impegno alla separazione all'origine degli OGM
nelle produzioni agricole.
La politica per
l'internazionalizzazione delle aziende e per la promozione dei prodotti del settore
agro alimentare italiano ha diversi obiettivi prioritari tra loro interagenti:
- rafforzare la vocazione
all'export delle nostre imprese attraverso la qualificazione del sistema Italia
finalizzato sia ad un riposizionamento sui mercati tradizionali d'esportazione, sia alla
ricerca di nuovi mercati;
- definire una strategia di
comunicazione agroalimentare incisiva per il consumatore estero incentrata sulle
produzioni caratterizzanti il "made in Italy";
- organizzare e/o aggregare
l'offerta di prodotti agroalimentari e rendere più efficiente la loro distribuzione anche
attraverso il rafforzamento della responsabilizzazione dei raggruppamenti economici di
base (Organizzazioni della produzione, ecc.), per la gestione di piani di penetrazione
commerciale adeguati ai mercati innovativi;
- promuovere una idonea
struttura di promozione specificatamente indirizzata all'agroalimentare.
Accanto ad una
tale politica vanno predisposti ed attivati gli strumenti giuridici per la tutela
delle nostre produzioni di qualità sul mercato unico e su quelli internazionali, anche
attraverso la richiesta del riconoscimento della normativa comunitaria nell'ambito
della WTO. Accanto agli strumenti giuridici di tutela del nostro patrimonio, è necessario
definire, a tutela delle posizioni di mercato nonché del rapporto con il consumatore,
strategie e modalità contro la "pirateria e i reati di contraffazione"
alimentare.
5. Politiche
per le imprese, politiche fiscali, dell'occupazione, previdenziali, creditizie e
assicurative e per il sostegno della redditività dell'attività agricola.
5.1. Ricambio generazionale, rafforzamento dell'imprenditorialità giovanile e femminile,
riqualificazione delle strutture aziendali
L'ammodernamento
della conduzione e delle strutture aziendali deve essere perseguito principalmente
attraverso l'accelerazione del ricambio generazionale, tramite l'agevolazione
dell'accesso al settore di nuove risorse imprenditoriali e di capitale. Un tale
processo sarà fisiologico per il settore, stante l'attuale elevata età media dei
conduttori e dei dipendenti delle imprese agricole. E' importante quindi che tale
processo sia accompagnato e governato al fine di favorire la creazione di imprese con
adeguate dimensioni economiche, in relazione ai settori di attività ed agli ambiti
territoriali in cui operano, anche attraverso azioni complementari di riordino fondiario,
di privatizzazione dei terreni pubblici, e di incentivi agli investimenti. Inoltre occorre
incentivare le misure relative al prepensionamento nonché nuovi strumenti che consentano
la messa a disposizione delle terre inutilizzate per periodi congrui alle produzioni.
In particolare,
una nuova impostazione per la ricomposizione fondiaria, vede una programmazione gestita
all'appropriato livello territoriale tramite il coordinamento delle proposte di
sviluppo aziendale avanzate dagli imprenditori, finalizzate alla formazione e
all'accorpamento di efficienti imprese agricole, all'interno di programmi
regionali di riordino fondiario, che tengano conto delle caratteristiche, delimitazione,
frammentazione delle zone interessate, delle potenzialità di crescita delle aziende
presenti, del livello di disoccupazione e delle sinergie con altre politiche di sviluppo.
L'esperienza
delle politiche passate ha messo in evidenza la disomogeneità degli interventi in
relazione ai vari strumenti disponibili, la mancanza di un collegamento dei vari
interventi realizzati in una logica di filiera e la scarsa integrazione di questi con il
territorio. Gli incentivi alle imprese e all'occupazione agricola si inseriscono in
un quadro legislativo, che risulta arricchito dal decreto legislativo 173/98 e dalla legge
441/98, e che comporta una programmazione regionale degli interventi a sostegno delle
imprese comprese quelle di nuova titolarità. Tali interventi vanno opportunamente
integrati con gli investimenti attuabili attraverso i fondi comunitari, in modo da
garantire i collegamenti e le sinergie tra interventi nazionali e comunitari.
5.2. Politiche fiscali
Il rinnovamento
del fattore imprenditoriale e l'ammodernamento delle imprese deve essere sostenuto da
nuove politiche fiscali, previdenziali e da servizi creditizi e assicurativi. L'obiettivo
è quello di realizzare un coerente sistema di fiscalità ambientale e occupazionale che
deve promuovere l'uso di prodotti di minore impatto ambientale e animale e valorizzi
attività agricole e forestali e produzioni con grandi potenzialità di impiego di forza
lavoro e con evidenti ricadute sull'intero sistema della sicurezza alimentare ed
ambientale. Andranno particolarmente incentivati sotto il profilo fiscale, tra gli altri,
il restauro dei boschi ed il recupero dell'edilizia rurale.
Un fisco
moderno per il settore, secondo principi di equità, deve divenire un motore di sviluppo e
di incentivazione della crescita delle imprese introducendo forme di fiscalità più
vicine alla reale struttura dell'impresa e premiante di comportamenti virtuosi. Il
Governo avvierà il confronto per realizzare una riforma strutturale della fiscalità in
agricoltura che possa superare insostenibili rendite di posizione e liberare risorse per
le energie imprenditoriali che il settore ha dimostrato di esprimere.
A tale scopo
sarà necessario rivisitare la base imponibile IRAP nonché l'adeguatezza
dell'aliquota. Inoltre per quanto riguarda il regime IVA, la soppressione del regime
speciale deve presupporre la restituzione al settore del maggiore gettito anche attraverso
il Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura. Nel breve periodo in attesa della
riforma del sistema potrebbe prevedersi la sospensione di ambedue i regimi.
In questo
ambito si inquadrano politiche per il mantenimento e lo sviluppo di strumenti fiscali
disincentivanti in materia di fitofarmaci e mangime di origine animale finalizzati
all'innalzamento della sicurezza alimentare e alla promozione di produzioni agricole
di qualità ed ecocompatibili, di ricerca e sperimentazione dell'agricoltura a basso
impatto ambientale e di campagne di informazione dei consumatori. Occorre inoltre
agevolare le "buone pratiche" agricole.
5.3. Politiche creditizie e assicurative
L'aumento
delle capacita concorrenziali ed esportative presuppongono, anche a seguito della
despecializzazione del sistema bancario, mirate politiche creditizie e nuovi strumenti
finanziari e assicurativi per le imprese agricole anche finalizzati alla gestione del
rischio di prezzo e di produzione (mercati assicurativi e finanziari), oltre che a
stimolare forme di autofinanziamento specifiche per l'agricoltura.
Le maggiori
criticità nella gestione finanziaria delle imprese agroindustriali riguardano la
difficoltà a reperire adeguate fonti di copertura dei fabbisogni, di capitale fisso e
circolante, e a conferire le garanzie reali richieste per l'ottenimento dei
finanziamenti pubblici e del credito bancario. La costituzione di Fondi di Garanzia per il
rilascio di garanzie sussidiarie e di Fondi di Partecipazione al capitale di rischio
potranno supportare le aziende nell'ottenimento dei finanziamenti, promuovere la
capitalizzazione delle imprese e avviare una diversificazione delle forme di
finanziamento. Nelle more della definizione della normativa per la costituzione dei Fondi,
è indispensabile accelerare l'approvazione della norma di modifica
dell'articolo 5 del D.Lg. n. 173/98 (relativo all'estinzione anticipata ed
agevolata dei mutui fondiari) ed è altrettanto indispensabile promuovere ogni utile
iniziativa legislativa, compatibile con gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato,
per avviare un procedimento di consolidamento della situazione debitoria delle imprese
agricole e delle imprese cooperative che frena gli investimenti e, quindi, lo sviluppo.
Inoltre il
forte impatto dei recenti eventi legati al rischio biologico che caratterizza
l'attività produttiva agricola, ha definitivamente reso evidente la necessità di
una revisione della legge 185/92 relativa al Fondo di solidarietà nazionale e
dell'intervento pubblico nel settore assicurativo, che tenga conto della necessità
di ampliamento della base assicurata e dall'utilizzo di strumenti più moderni quali
quelli che fanno riferimento alla gestione integrata del rischio biologico e di mercato.
La revisione della legge 185/92 deve, però, mantenere fermo il principio della
solidarietà e deve, comunque, garantire gli interventi compensativi per la fascia delle
aziende agricole di dimensione economica insufficiente e con ordinamenti produttivi
estensivi che non hanno la possibilità finanziaria di sostenere un costo assicurativo
aggiuntivo.
Gli strumenti
finanziari e assicurativi diventano urgenti anche alla luce dei recenti sviluppi del
mercato monetario a seguito dell'introduzione dell'Euro, che non consentirà
più alle nostre imprese vantaggi competitivi congiunturali nel mercato interno legati
alla svalutazione della lira. Tali vantaggi saranno legati solo alla capacità delle
nostre imprese agroalimentari di operare sui mercati terzi dove il ricorso a strumenti
finanziari e assicurativi risulta più rilevante sia ai fini della rapidità di azione da
parte delle imprese sia per la copertura del rischio legate alle fluttuazioni
internazionali.
5.4. Politiche per l'occupazione e previdenziali
Il contributo
dell'agricoltura all'occupazione, pur nella sua estrema differenziazione e
varietà per settore e per area geografica, va considerato complessivamente sia sotto
l'aspetto del mantenimento di lavoro in quanto tale, sia rispetto alla localizzazione
di questo in aree dove spesso l'unica alternativa all'occupazione agricola è quella
del terziario pubblico.
L'obiettivo
è la salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione privilegiando le attività
"labour
intensive" e sviluppando innovative attività di formazione. Occorre
innanzitutto tenere presente la caratteristica di prevalente artigianalità, flessibilità
e stagionalità del lavoro agricolo che va preservata perché condizione indispensabile ai
processi di adeguamento delle conoscenze e delle tecniche e tecnologie innovative al fine
di garantire la sostenibilità dell'attività produttiva. Ciò comporta una evidente
difficoltà nel perseguire ulteriori politiche di aumento della produttività del lavoro,
con conseguente mantenimento del differenziale già esistente tra questo settore ed altri
settori economici e la necessità dell'intervento pubblico per l'eventuale
riduzione del peso economico del fattore lavoro nel processo produttivo. Allo stesso modo,
non si può perseguire l'obiettivo di allineare le aliquote contributive agricole a
quelle industriali, poiché già risultano le più alte tra tutti i paesi dell'Unione
europea. Di questo si dovrà tenere conto anche nel riordino dell'INAIL
(assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) e di adeguamento contributivo INPS che
prevedono un aumento consistente degli aggravi contributivi a carico delle aziende
agricole.
Dovrà essere
previsto un sistema di sgravi in linea con le indicazioni del Patto Sociale per
l'occupazione e lo sviluppo del 23 dicembre del 1998, nel quale si prevede
espressamente che tali interventi devono comportare una "riduzione del carico
contributivo equivalente in tutti i settori dell'economia". Ciò deve avvenire
salvaguardando le prestazioni previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
Al tempo stesso
è necessaria una maggiore attenzione sia da parte del pubblico che dei privati nella
gestione della sicurezza del lavoro nel settore agricolo, dove si registra ancora una
forte incidenza di infortuni sul lavoro e dove l'età media degli occupati risulta
molto elevata. L'obiettivo di garanzia della sicurezza e della salute, secondo la
normativa del D.lg. 626/94 e successive integrazioni e modificazioni, richiede alle
aziende agricole uno sforzo di investimento per l'adeguamento dei luoghi di lavoro a
sostegno del quale potrebbero essere estesi gli incentivi INAIL previsti in altri settori.
Inoltre, la
diminuzione della disponibilità di lavoro familiare a seguito della riduzione delle
dimensioni delle famiglie, anche nelle aree rurali, e la diminuzione della garanzia di
continuità nelle imprese familiari comporta un incremento dei costi di controllo e di
organizzazione dell'attività produttiva in aziende anche di ridotte dimensioni
economiche ed in particolare in quelle a titolarità femminile. Occorre quindi incentivare
la creazione di servizi sostitutivi e di forme di gestione in comune dei mezzi per la
produzione da parte delle imprese anche utilizzando gli strumenti comunitari.
D'altra
parte, si riscontrano, in particolare nelle produzioni ad alta intensità di lavoro e
forte stagionalità, problemi legati al reperimento, alla qualificazione della risorsa
umana anche in rapporto con i flussi migratori. Occorre anche in questo ambito intervenire
accelerando le procedure di semplificazione amministrativa e per l'introduzione e
l'incentivazione dell'utilizzazione di strumenti già consolidati in altri
settori. E' questo il caso, ad esempio, del lavoro interinale, per il quale gli
accordi contrattuali hanno definito in via sperimentale tutte le norme che la legge
affidava alle parti. E''necessario che il Governo e le parti sociali aprano un
confronto per la verifica dei risultati della sperimentazione avviata.
5.5. Politiche per la formazione delle risorse umane
Accanto alle
problematiche cosi evidenziate, vi è la necessità di attuare interventi di
qualificazione delle risorse umane del settore agroalimentare e forestale nel suo
complesso.
La formazione
degli imprenditori agricoli, sia in termini di risorse da impiegare sia di nuovi
contenuti, va collegata con gli incentivi all'imprenditoria giovanile e femminile
anche in relazione al crescente interesse per il settore di soggetti provenienti da ambiti
od esperienze estranee al mondo agricolo. In questo ambito, occorre dare priorità a
iniziative formative volte a favorire la diffusione di buone pratiche agricole e
fitosanitarie, la conoscenza di aggiornate e razionali tecniche agronomiche conformi al
metodo di produzione biologico e dell'etologia animale applicata, nonché degli
strumenti dell'etichettatura e della certificazione anche ambientale.
Inoltre la
crescente utilizzazione anche da parte degli operatori del settore agro-industriale e
forestale delle moderne tecnologie di comunicazione e le opportunità imprenditoriali che
queste offrono al settore vanno supportate da servizi adeguati alla dimensione ed alla
struttura delle imprese agricole.
Vi è inoltre
la necessità di una veloce sostituzione delle figure professionali tradizionali, con
nuovi profili ad elevata scolarità anche in relazione alle politiche di garanzia della
qualità dei prodotti e dei processi, della compatibilità ambientale,
dell'internazionalizzazione delle imprese, dei servizi creditizi, finanziari ed
assicurativi. Anche in questo caso occorre una nuova politica delle risorse umane attuata
attraverso una formazione professionale finalizzata alla qualità del lavoro agricolo
progettata e gestita, a tutti i livelli, con il concorso attivo delle parti sociali
interessate.
In questa
ottica appare determinante salvaguardare da un lato la specificità degli istituti
professionali di Stato per l'agricoltura, anche rivedendo i parametri per il
dimensionamento delle istituzioni scolastiche, e dall'altro lato assicurare che la
riforma degli ordinamenti universitari coniughi le esigenze della specializzazione del
sapere proprie delle lauree specialistiche con percorsi formativi in grado di assicurare
una preparazione che non perda di vista una visione generale dei problemi.
5.6. Organizzazione e integrazione filiera
Il processo di
modernizzazione del sistema, realizzato anche attraverso l'attuazione di specifici
Piani di settore (in corso di definizione: ortofrutticolo, florovivaistico, olivicolo,
ovino-caprino; in via di predisposizione, tra gli altri, bieticolo-saccarifero, tabacco,
zootecnico), determina un processo di crescente dipendenza organizzativa dell'impresa
rispetto alle dinamiche di mercato e alle Istituzioni. L'attenzione sulle politiche
di filiera, intesa come l'insieme degli agenti economici, amministrativi e politici
che operano lungo l'itinerario economico di un prodotto dallo stadio iniziale delle
produzione a quello finale, ripropone il problema della capacita negoziale del settore
primario e quindi delle sue forme di associazione e rappresentanza e la ridefinizione
degli strumenti e dei servizi, anche pubblici, in grado di ridurre i costi delle
transazioni nei vari stadi della catena di costruzione del valore del prodotto
agroalimentare.
Una politica di
rilancio delle organizzazioni economiche complesse e di incentivazione
dell'integrazione di filiera necessita di strumenti per l'incentivazione
dell'associazionismo economico, anche di tipo cooperativo, e di concertazione
interprofessionali supportati da servizi pubblici e privati e da una convergenza degli
obiettivi strategici di tutti gli operatori. Obiettivi e conseguenti comportamenti che
determinano le regole di coordinamento delle attività economica e istituzionale e delle
relazioni tra i soggetti.
Risulta
pertanto necessario supportare l'associazionismo economico dei produttori e le forme
di concertazione interprofessionale della filiera nella loro progettualità di impresa
attraverso la programmazione negoziata (patti territoriali e contratti di programma), sia
per intensificare i processi di integrazione di filiera, sia per costruire stabili
relazioni tra aree territoriali a diversa capacità di sviluppo.
Tra le
priorità, quindi, del riordino normativo emerge quello relativo alle organizzazioni
economiche dei produttori, anche alla luce della mancanza di una base giuridica
comunitaria a seguito dell'abrogazione del Regolamento 952/97 relativo alle
associazioni di produttori. Vanno ridefiniti i ruoli istituzionali e imprenditoriali di
tali organizzazioni e gli strumenti anche giuridici di cui queste debbano dotarsi per
aumentare la loro capacita contrattuale nell'ambito della filiera e nei confronti
degli interlocutori istituzionali. Come pure risulta necessario promuovere una politica di
intese e relazioni tra le diverse professioni della filiera agricola, industriale,
alimentare attraverso lo strumento degli organismi interprofessionali.
5.7. Ricerca - Orientamento all'innovazione
Il cambiamento
tecnologico non è facile e richiede l'adattamento delle strutture economiche, delle
istituzioni pubbliche, e una distribuzione di risorse tra i diversi settori.
La riqualificazione dell'agricoltura sia in termini ambientali sia finalizzata alla
sicurezza alimentare e alla tutela del consumatore impone che la ricerca sia indirizzata
in modo coerente alle strategie del Paese. Innanzitutto, non si può prescindere
dall'utilizzazione dei risultati della ricerca scientifica e dall'utilizzazione
di tecnologie create anche in altri settori, come ad esempio la meccanizzazione.
Coerentemente
con il modello di sviluppo descritto, il processo di modernizzazione dell'agricoltura
non deve declinarsi in una disconnessione dei processi produttivi agricoli e dei beni da
questa prodotti. Gli obiettivi di sostenibilità dell'attività economica agricola
impongono un nuovo rapporto con il fattore la terra, il lavoro e le condizioni di utilizzo
delle risorse naturali e la loro configurazione. Occorre quindi ricostituire un forte
legame tra agricoltura e fattori endogeni, ma non attraverso l'abbandono dei
risultati scientifici e tecnologici ottenuti, piuttosto con il riorientamento di questi
verso la finalità descritta. Ma ciò comporta un incremento degli investimenti in ricerca
e soprattutto nel trasferimento dell'innovazione non più standardizzata ma adeguata
ai singoli contesti.
Per questo
occorre coinvolgere tutti i soggetti economici ed istituzionali nel nuovo orientamento
all'innovazione stimolando le iniziative di Ricerca e Sviluppo realizzate in
collaborazione tra aziende e istituti di ricerca pubblici e privati.
L'innovazione
dovrà considerare con attenzione le specificità delle nostre realtà produttive e di
mercato attraverso interventi finalizzati ad affrontare la produzione di nuovi alimenti o
a consolidare la qualità di quelli già prodotti, al mantenimento della biodiversità,
allo sviluppo di sistemi informativi sui principali mercati di destinazione e di reti di
servizi reali innovativi. Sotto il profilo tecnologico, è necessario stimolare la
capacita di "innovazione del settore", ma anche monitorare e investire in
conoscenze che consentano di contenere il pericolo derivante dalla concentrazione di
conoscenze scientifiche e tecnologiche in pochi soggetti privati, come sta avvenendo ad
esempio nel settore delle biotecnologie. La ricerca pubblica offre maggiori garanzie di
quelle private soprattutto laddove la normativa internazionale consente una vera e propria
appropriazione dei fattori stessi della vita.
In questo
ambito va inquadrata anche l'attività del riformato sistema di ricerca e
sperimentazione per l'agricoltura che fa capo al MiPAF.
Nel campo della
ricerca, incentivando i rapporti di collaborazione comunitaria e internazionale, priorità
sarà attribuita ai progetti che riguardino la qualità delle produzioni,
l'agricoltura e la zootecnia biologica, le biotecnologie che non prevedano
l'utilizzo di modificazioni genetiche, i cambiamenti climatici con particolare
riferimento alla desertificazione, la meccanizzazione agricola, le tematiche giuridiche e
quelle relative al marketing; sotto il profilo soggettivo priorità sarà attribuita ai
progetti di cooperazione comunitaria ed internazionale. I progetti dovranno naturalmente
attenersi agli obiettivi ed alle priorità contenute nel presente documento.
6. Il contenimento dei costi
6.1. La risorsa
energetica ed idrica da costo ad opportunità
A seguito del
protocollo di Kyoto del 97 l'UE ha individuato nell'incremento
dell'utilizzazione delle fonti d'energia rinnovabili il principale strumento di
riduzione delle emissioni inquinanti. Le biomasse assumono un ruolo fondamentale per il
raggiungimento dell'obiettivo del raddoppio del contributo delle rinnovabili al
2008-2012, come stabilito anche dal CIPE nel 1999.
L'agricoltura
costituisce il principale interlocutore per la sua potenzialità produttiva sia in termini
di utilizzazione dei residui di produzione sia poiché direttamente coinvolta nella
produzione di biomasse e ciò anche considerando che nello stesso periodo si prevede un
aumento delle superfici non coltivate nella UE e nel nostro Paese prossimo al 20% del
totale. Tuttavia il problema del differenziale di costo tra combustibili di origine
vegetale e di origine fossile costituisce il principale freno allo sviluppo di questo
settore.
Occorre
incentivare la collaborazione tra settore primario e quello petrolifero e predisporre
incentivi per stimolare una nuova domanda anche all'interno dello stesso settore
agricolo. L'utilizzazione di energie rinnovabili richiede anche investimenti in
ricerca ed innovazioni tecnologiche soprattutto rivolte alla riutilizzazione di questa
nello stesso settore agricolo ed agroalimentare che tenga conto delle esternalità
positive economiche ed ambientali derivanti dall'utilizzo dei reflui.
L'acqua
per usi irrigui costituisce una delle principali risorse della nostra agricoltura. Tale
risorsa sta entrando in competizione con altri usi, primo tra tutti quello idropotabile e
ciò senza una corretta gestione potrebbe in alcune aree limitarne definitivamente
l'uso agricolo. Il Programma di Governo individua tra le priorità quella della
necessità di una riorganizzazione gestionale delle infrastrutture idriche esistenti
finalizzata a favorire il riutilizzo dell'acqua, l'aumento dell'efficienza
del servizio di erogazione e di manutenzione con conseguente contenimento dei costi
dell'acqua per l'agricoltura, ed alla sostenibilità ambientale delle colture
irrigue. Inoltre, occorre incentivare sinergie tra l'uso irriguo ed altri usi quali
ad esempio la produzione di energia e l'attività agricola finalizzata alla
depurazione delle acque.
Particolare
impegno andrà dedicato al sostegno contro la desertificazione ed i cambiamenti climatici,
elementi di sconvolgimento agricolo, genetico e culturale oltre che concause dei fenomeni
d'immigrazione.
6.2. La semplificazione amministrativa e il rapporto tra sistema agricolo e Pubblica
Amministrazione
La semplificazione amministrativa delle procedure e delle regole legislative costituisce una
priorità che trascende dall'alleggerimento dei costi aziendali per concretizzarsi in
una vera e propria rivoluzione. La riduzione del peso della regolamentazione, infatti,
assume assoluta importanza nel settore agricolo, dove la relazione tra imprese e Pubblica
Amministrazione assume una cadenza pressoché quotidiana.
La qualità,
celerità ed efficacia dei servizi offerti dall'Amministrazione diventano perciò, in
misura diversa ma sempre significativa per ciascuna filiera, vera e propria risorsa di
competitività aziendale, misurabile sia in senso positivo che evidentemente negativo.
E' infatti
aumentata a dismisura la complessità del quadro normativo in cui si muove l'impresa
agricola, e deve perciò essere immaginato, ed in larga misura realizzato, un nuovo
scenario di interrelazione reciproca, in cui ognuno dei due attori, azienda e area
Pubblica, assuma compiti e responsabilità precise.
Gli stessi
interventi finalizzati ad incentivare lo sviluppo del settore, a causa della loro
molteplicità, comportano sovrapposizione e difficoltà tra gli operatori ad orientarsi
tra le varie procedure. Occorre quindi accelerare l'operatività dello
"Sportello unico per le attività produttive" anche in campo agricolo e
agroalimentare, di recente istituzione volto a razionalizzare i servizi propriamente
amministrativi affiancando eventuali servizi promozionali e di marketing, nazionali ed
internazionali.
L'attivazione
degli strumenti dell'Anagrafe delle aziende agricole e della Carta
dell'Agricoltore, istituite con il DPR 503 del 1/12/99, consentirà di ridurre la
mole degli adempimenti burocratici delle imprese e aumenterà la trasparenza delle
informazioni sul settore in tutto il territorio.
Inoltre,
criteri guida per la semplificazione devono riguardare non solo la legislazione
dell'agricoltura e dell'agroindustria, ma anche le altre aree normative che
coinvolgono indirettamente il settore. Altrettanto importante Ë anche la semplificazione
delle procedure per l'espressione dei pareri e delle intese da parte della Conferenza
Stato Regioni. Fermo restando quanto prescritto dal decreto legislativo n. 281/98, si
dovrebbero definire modalità procedurali più snelle, che consentano di abbreviare le
fasi istruttorie e ridurre i tempi per l'acquisizione di pareri e intese. Ciò
favorirebbe anche le imprese agricole che ne trarrebbero vantaggi sia da riparti più
celeri di risorse finanziarie e sia dall'entrata in vigore di norme applicative in
tempo reale.