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Numero 16 - ottobre 2002
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Congresso Nazionale: Informazione Scientifica - come trovarla, dove aggiornarsi. Un approccio pratico [18-19 luglio 2002 Aula Magna Facoltà di Agraria]

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Vanna Pistotti

Istituto Mario Negri - Milano


Editoria elettronica: non più una sfida


"I prossimi cinque anni saranno molto importanti per l'editoria elettronica".
Questo è quello che scriveva nel 2001 l'Editor del BMJ, la prima rivista scientifica che aveva "osato" creare nel 1995 una versione web.
Molta parte della comunità scientifica oggi ha accesso ad Internet e quasi tutte le riviste, almeno le più importanti, hanno un sito web.
Tutto questo sta permettendo la realizzazione del sogno "tutto e subito dal mio PC".
Il prezzo di accesso alla letteratura scientifica è cresciuto anno dopo anno, molto al di là di una reale inflazione.

Questo ha costretto molte biblioteche, soprattutto quelle statunitensi, a cancellare alcuni dei loro abbonamenti.
L' Association of Research Libraries riporta dati sconsolanti in proposito: un aumento del 207% tra il 1986 e il 1999, contro un aumento di titoli di riviste del solo 55%.
Tutto questo ha portato ad una riduzione del 6% dei titoli che le biblioteche che appartengono a questa Associazione, forse le più ricche del mondo, ha dovuto effettuare. In poche parole le biblioteche stanno pagando sempre di più per avere sempre meno! Nel 1997 il margine netto di profitto delle quattro più importanti Case Editrici si aggirava intorno al 19%.

Tutto questo ha causato un certo risentimento nella comunità scientifica, in particolar modo in quella universitaria. Gli editori si difendono in parte con la motivazione che uno dei costi più alti e da loro considerato un costo fisso, è il "refereggio" degli articoli un servizio a cui la comunità non vuole giustamente rinunciare tutti d'accordo che solo questo sistema può garantire qualità dell'informazione.

Bisogna però anche considerare che questo servizio è offerto gratuitamente agli Editori proprio da chi andrà poi a pagare per avere la stessa informazione. Se proprio si vogliono considerare dei costi si potrebbe parlare di quelli relativi allo stoccaggio nei server degli articoli o al lavoro di segreteria. Bisogna però vedere se questi in effetti giustifica ciò che viene fatto pagare.

L'American Institute of Physics ha stimato questi costi in circa $ 500 per articolo accettato.
Altri considerano questa stima anche troppo alta.
Alla fine quello che resta evidente e che sta portando alcuni Editori a scelte di tipo diverso è il numero di cancellazioni di abbonamenti.
Una di queste scelte potrebbe essere far pagare gli autori e non i lettori.

Questi costi potrebbero rientrare nei costi di ricerca e perciò inseriti nei budget di dipartimento. Se questo può valere per i Paesi ricchi non può essere accettato per quelli in via di sviluppo e va detto che in alcuni casi già si parla di eliminare totalmente o comunque in grossa parte questi costi per quelle nazioni, e sono tante, che vanno sotto il nome di Paesi poveri. Ad esempio nel luglio del 2001 è stato annunciato in una conferenza a cui hanno partecipato l'editor del BMJ, Richard Smith, il direttore generale della World Health Organization e Jon Coniber della Blackwell che sei dei maggiori Editori scientifici - Blackwell Science, Elsevier Science, Harcourt International, John Wiley, Springer Verlag, and Wolters Kluwer - avrebbero permesso l'accesso, attraverso Internet, a più di mille periodici a quei Paesi che non se lo possono permettere.

Un facile accesso all'informazione è essenziale per capire i problemi del presente, per sapere come risolverli, ma soprattutto per educare chi in futuro dovrà prendere delle decisioni.
Mentre nel nostro mondo la rivoluzione elettronica ha fatto si che la comunità scientifica possa accedere all'informazione come non mai prima d'ora, nell'Africa rurale i medici si aggiornano su libri di testo datati. Tutto ciò ha portato ad aprire un'ampia discussione nel mondo della medicina, una discussione a cui hanno e continuano a partecipare scienziati, editori, bibliotecari e che oggi prende il nome di "PubMed Central" "BioMed Central" e "Public Library of Science"

PubMed Central - PMC http://www.pubmedcentral.nih.gov/
Nel 1999 il National Institute of Health statunitense, attraverso l'allora direttore Harol Varmus, propose ed attuò anche se con alcune modifiche al progetto iniziale, la creazione di un archivio di articoli di libero accesso.
L'archivio curato dal National Center for Biotechnology Information con sede presso la National Library of Medicine ha il compito di preservare il materiale depositato e di mantenerne l'accesso gratuito. Appartenendo alla stessa struttura, PubMed e PubMedCentral lavorano insieme permettendo a chi esegue una ricerca bibliografica di accedere immediatamente al lavoro originale.
Ultimamente poi PubMed ha fatto in modo che i link agli articoli non si limitassero a quelle riviste che aderiscono a PubMed Central, ma anche a chi partecipa al progetto di "reference linking" CrossRef , 147 editori per 6700 riviste.

A PubMed Central gli editori partecipano su base volontaria ma devono rispettare alcuni criteri editoriali tra cui l'assicurazione che tutti gli articoli abbiamo subito un processo editoriale (peer-review) .
Una rivista può depositare il suo materiale al momento stesso della pubblicazione oppure può decidere di ritardare la sua uscita in PMC per un periodo che non dovrebbe superare l'anno.
Nel marzo 2001 il Comitato di Indirizzo per assicurare l'accesso ad un numero maggiore di riviste decide di venire incontro alle esigenze di alcuni Editori, soprattutto i principali, dando la possibilità, dopo aver depositato comunque il materiale nel server di PMC, di lasciare che il lettore vada a leggere l'articolo sul server originale.
In un futuro sarà possibile linkare PMC oltre che a PubMed anche ad altre banche dati della NCBI quali ad esempio la GenBank. Ad oggi una settantina di titoli sono presenti in PMC, quasi tutti presenti dal 2000, in alcuni casi fino al 1990, con un ritardo che può arrivare anche a solo un paio di mesi. Diciassette riviste sono attese al più presto.

Tra queste troviamo Embo Journal e Biochemical Journal, titoli con fattore di impatto piuttosto alti.

BioMedCentral - BMC (http://www.biomedcentral.com/)
Nato dall'idea di un Editore inglese Current Science Group, lo stesso tra l'altro che aveva creato Biomednet poi acquistato da Elsevier, questo sito ospita un archivio di una settantina di riviste che pubblicano unicamente in formato elettronico.
Gli articoli vengono inviati, rivisti e pubblicati via web.
Da non confondersi con PubMed Central, BiomedCentral è stato realizzato con l'idea di fare da complemento al progetto americano.
Tutti gli articoli subiscono un controllo editoriale e vengono inviati a PMC una settimana circa dopo la pubblicazione.
Vi è però in corso un esperimento che si basa su un servizio di pre-print. Si tratta del mantenimento di un archivio in cui vengono inseriti articoli che non hanno subito un processo editoriale e la cui responsabilità dei dati è affidata agli autori stessi lasciano la possibilità di pubblicare anche su altre riviste.
Questa decisione va incontro alla teoria degli Open Archives e a tutte quelle iniziative che vorrebbero una letteratura senza "padroni".

Nato all'inizio con l'idea tutto gratis a tutti ha recentemente modificato alcuni aspetti decidendo di lasciare sempre la consultazione gratuita ma di chiedere a chi scrive di supportare il lavoro con un piccolo costo pensando che con una certa facilità un ricercatore può caricare la somma sul budget totale della ricerca. Da questa decisione sono stati esclusi i lavori provenienti da Paesi in via di sviluppo per i quali continua la regola del no-costo.

Public Library of Science - (http://publiclibraryofscience.org/)
Tutto è nato nell'autunno del 2001 quando una dozzina di ricercatori tra cui alcuni premi Nobel decide di fondare la Public Library of Science facendo circolare via Internet una lettera firmata a tutt'oggi da piu di 30.000 scienziati provenienti da 180 Paesi, in cui si chiedeva agli Editori di mettere a disposizione le loro riviste gratuitamente a tutta la comunità scientifica almeno sei mesi dopo la loro pubblicazione e non un anno come da loro richiesto.
Beneficiario avrebbe dovuto essere PubMedCentral. Con questa lettera si chiedeva di non "pubblicare, fare da revisori, o abbonarsi" a quelle riviste che non aderivano a quella richiesta.
Dopo un anno ci si è resi conto che poco era servito poichè il bisogno di pubblicare su prestigiose riviste è cosi sentito che il dovervi rinunciare diveniva difficile.
Oggi il Comitato organizzatore sta pensando alla fondazione di riviste indipendenti. Il progetto si rifà molto a BiomedCentral e dovrebbe vedere la luce all'inizio del 2003.

In una cosa comunque ha avuto successo e questo emerge guardando la lista delle riviste che appare sul sito della Public Library. Qui si può vedere quante abbiano già aderito a PubMedCentral

E gli editori?
Come più volte menzionato gli Editori stanno reagendo in differenti modi ad un accesso gratuito. Prendiamo alcuni ad esempio.
Il Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) ha aderito a PubMedCentral più di due ani fa.
Ogni numero viene reso visibile su PubMed poco settimane dopo la sua pubblicazione sul sito web.
L'Editor in Chief, Nicholas Cozzarelli, ha dichiarato "questa disponibilità non ci causato alcun danno economico, anzi ad essere sinceri ne abbiamo beneficiato.

Può sembrare un paradosso ma la scritta "free" accanto al record in PubMed ha portato i lettori ad esplorare più profondamente la nostra rivista.
PNAS è disponibile su PubMedCentral dal 1990. Altro esempio il Journal of Cell Biology che prendendo la decisione di essere visibile gratuitamente dopo sei mesi ha chiesto che gli articoli rimanessero sul suo server a cui si può accedere senza password o altri vincoli. Un modo simpatico di farsi pubblicità.
Differente la posizione di Science che mette a disposizione gratuitamente il suo archivio un anno dopo la pubblicazione però non su PubMedCentral ma sul suo sito.

Ci sono poi altre iniziative interessanti, tipo quella di permettere di leggere gli articoli ancor prima che vengano ufficialmente pubblicati, Journal of Biological Chemistry, in un formato non ancora pdf ma comunque fedele alla versione ufficiale, oppure di vedere i commenti dei referees, e ancora la possibilità di avere su schermo la primissima versione del lavoro e di seguirne gli sviluppi sino alla sua pubblicazione. Vi sono poi dei siti chiamati "multi-journal-site".

Il più famoso è senz'altro HighWirePress, curato dalla Stanford University.
Attraverso il suo sito web permette l'accesso a 344 titoli che da un certa data offrono la loro collezione gratuitamente, oppure offrono periodi di libero accesso.
Sito molto aggiornato, è primo davanti ad un altro grosso archivio "NASA Astrophysics Data System" che permette l'accesso a circa 300.000 articoli.

Sempre su HighWirePress è possibile accedere ad altri siti che oltre alla medicina, si occupano di altre discipline quali ad esempio statistica, matematica etc.
Una vera fonte preziosa di informazione. Altro portale interessante è FreeMedicalJournal.com che offre accesso ai siti di 970 riviste dividendoli anche per specialità e soprattutto per il periodo gratuito scelto dall'editore. Inoltre, grazie ad un servizio di alert, è possibile ricevere per email tutte le novità.

Ma quale differenze allora c'è tra un portale di questo tipo e PubMed Central?
La differenza la fa PubMed, che con i suoi milioni di records, le sue possibilità di ricerca e l'aggancio al testo gratuito degli articoli offre un servizio "one stop shop", anche se in molti casi non immediato. Vichy Reich di HighWire Press ha dato una forte interpretazione della vita media di un articolo " Assumiamo che un articolo appena uscito abbia un consenso del 100%, dopo tre mesi la percentuale cade al 13%, e dopo sei mesi al 7%, percentuale che si porta dietro per un periodo piuttosto lungo.

A questo punto si potrebbe dire che un articolo ha una media di 500 lettori al mese e anche a 6 mesi dalla pubblicazione può contare su 35 lettori". Da questi si può accettare anche il limite di sei mesi/un anno imposto dai principali Editori per far si che la loro rivista possa essere consultata gratuitamente su Intenet

E noi?
Le biblioteche, mentre continueranno ancora per un pò a svolgere i tradizionali compiti che un servizio di questo genere dovrebbe offrire, devono attrezzarsi pensando alla nuova tecnologia che va dai software di gestione all'editoria elettronica.
Dobbiamo essere sempre ben informati su tutto ciò che è nuovo, dobbiamo creare un buon rapporto con i nostri informatici, imparare a lavorare insieme.

Conclusioni
Il libero flusso dell'informazione è fondamentale per la scienza. Sir Rogen Elliot, Chairman of the International Council of Science, nell'aprire la seconda "ICSU-UNESCO Expert Conference on Electronic Publishing in Science" ha dichiarato "La catena dell'informazione scientifica è in crisi da alcuni anni.

E' chiaro che il sistema deve essere modificato e che l'editoria elettronica potrebbe diventare una possibile risposta, Ma la comunità dovrà essere rassicurata quanto più possibile che il nuovo paradigma verrà incontro a tutte le esigenze degli scienziati da qualsiasi parte del mondo essi provengano.

L'editoria elettronica ha i suoi problemi. Deve assicurare qualità nella pubblicazione dei dati, autenticità, deve essere disponibile a tutti ed infine propriamente archiviata perchè nulla venga perso ".

La salute è un problema mondiale, ma lo è ancora di più nei paesi in via di sviluppo. Richard Smith, editor del BMJ una rivista che è sempre stata attenta a questi problemi, ha recentemente scritto:

"La cosa magica dell'informazione è che aumentare il suo accesso vuol dire dare più valore a tutti. Un pezzo di informazione che potrebbe voler dire nulla alla maggior parte delle persone potrebbe invece essere essenziale per altre. E queste ultime si possono trovare sia nel mondo occidentale che in quello in via di sviluppo..."

E' così che si "fa" scienza.


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