Webzine Sanità Pubblica Veterinaria®

Numero 17 - dicembre 2002
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A. Fioroni
<a.fioroni@pg.izs.it>

LA CRIPTOSPORIDIOSI DEL VITELLO



Tra le patologie emergenti dei giovani ruminanti, con sintomatologia diarroica, la criptosporidiosi ha un ruolo importante ed arreca al patrimonio zootecnico danni piuttosto gravi. La Criptosporidiosi può colpire diverse specie: agnelli, capretti, tacchini, polli, suini, conigli, puledri, rettili, scimmie, pesci e in ultimo anche l'uomo.

criptosporidiosi vitello


La malattia è stata da noi segnalata già negli anni '80 in un allevamento di bovini da latte in cui i vitelli, di diverse età, erano tenuti promiscuamente su lettiera a terra ed in condizioni igieniche molto carenti.

La criptosporidiosi ha un andamento stagionale (mesi freddi ed umidi) e quando si manifesta può interessare specie diverse.
Il quadro clinico che emerge è riconducibile ad una sindrome diarroica intensa, che insorge fra il 5° ed il 15-20° giorno di vita.
La diarrea è, come si dice, "a raggio", di colore giallastro: una leggera stimolazione dello sfintere anale è sufficiente per provocarla in modo immediato e violento.

criptosporidiosi vitello


Il quadro diventa più grave quando c'è associazione con germi enteropatogeni (E. coli K99) ed enterovirus tipo Rota e Corona.
Gli animali ammalati sono quasi continuativamente coricati in mezzo alla paglia, disidratati, senza rialzo febbrile, con riflessi appannati, estranei all'ambiente che li circonda, rimangono in decubito anche se stimolati.

criptosporidiosi vitello


La Criptosporidiosi, fino a poco tempo fa, veniva trattata con chemioterapici (sulfamidici o macrolidi) con scarso risultato: solo il Lasalocid sembrava avere una certa efficacia a dosaggi che potevano essere tossici per l'animale.

Oggigiorno esiste un prodotto specifico a base di Alofuginone lattato, con dosatore orale molto pratico.
Naturalmente, come tutte le parassitosi, anche questa patologia può essere prevenuta o quantomeno contenuta attraverso la pulizia dei box e dei recinti.

Tenere i vitelli su lettiera pulita in box singoli e non raggruppando più animali di età diverse, è un accorgimento da tenere bene a mente.

Ciò perchè i soggetti più grandi, che magari hanno superato la malattia, diventano portatori sani e serbatoi per i soggetti più piccoli.
Un ultimo consiglio agli amici allevatori. In presenza di diarrea neonatale del vitello, non mettiamo mano subito "alla siringa", prima facciamo la diagnosi. Decideremo poi il da farsi.


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