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Numero 19 - aprile/maggio 2003
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SECONDA PARTE:

Micotossine negli alimenti e micotossicosi animale e umana - Elaborazione dei dati ottenuti dal 1992 al 1998


M. Naceur Haouet & M. Serena Altissimi



I - INTRODUZIONE
Da quando sono state introdotte nel nostro paese, le micotossine hanno ricevuto sempre maggior attenzione sia dall'opinione scientifica sia dagli organi legislativi deputati al controllo igienico-sanitario degli alimenti.

E' ormai noto che le micotossine sono prodotte da un numero limitato di muffe e che si sviluppano in determinate condizioni ambientali e in determinati alimenti.
Negli ultimi anni, in particolare, si è verificata una recrudescenza delle malattie da esse provocate. I cambiamenti delle condizioni ambientali, con in particolare rapide escursione termiche accompagnate da umidità elevate, ha infatti comportato un microclima particolarmente adatto allo sviluppo delle micotossine.

Si è assistito in particolare un aumento dei problemi legati alla presenza di Zearalenone e Vomitossina, soprattutto in determinati tipi di allevamento, che ha portato ad una intensificazione dei controlli.
Tra le micotossine meglio conosciute e studiate, che creano maggiori preoccupazioni per la salute animale e/o umana, vengono prese in considerazione nel presente studio le Aflatossine, l'Ocratossina A, lo Zearalenone e la Vomitossina.

Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare il trend annuale e stagionale di tale micotossine, la differenza della loro presenza nelle diverse derrate destinate all'alimentazione del bestiame ed infine quello di tentare di tracciare, nell'area geografica presa in considerazione, una mappa territoriale con le zone più a rischio.
Ciò permetterebbe di prestare una migliore attenzione alle stagioni, agli alimenti ed eventualmente alle zone più a rischio per l'effettuazione di controlli più mirati, efficaci e meno dispersivi e dispendiosi.

MATERIALI E METODI
Sono state raccolti i dati relativi alle micotossine, Aflatossine, Zearalenone, Ocratossina e Vomitossina, ottenuti nel nostro Laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche, Sede di Perugia, tra gli anni 1992 e 1998.
Complessivamente, sono stati analizzati 1879 dati, di cui 1451 di Aflatossine, 318 di Zearalenone, 5 di Ocratossine e 105 di Vomitossine.
I dati sono stati quindi classificati in base all'anno, alla stagione, alla matrice in cui sono stati analizzati e alla provincia di provenienza.

Il numero delle determinazione in base a tali variabili sono riportati rispettivamente nelle tabelle (1), (2), (3) e (4).


I dati sono stati quindi elaborati statisticamente mediante analisi della varianza (Proc GLM del pacchetto SAS, 1998), analisi della frequenza (Proc FREQ del pacchetto SAS, 1998) e i contenuti delle diverse micotossine sono state correlate tra loro mediante il calcolo del Coefficiente di Pearson.
In funzione della continua evoluzione, negli anni, dell'analisi delle micotossine (TLC, ELISA, HPLC) sono stati considerati quantitativamente solo i dati ottenuti negli anni 1997-1998, mediante analisi della varianza.

I dati sono stati totalmente elaborati qualitativamente dal 1992 al 1998 mediante analisi della frequenza.

A motivo della scarsità dei dati, il contenuto di Ocratossina non è stato sottoposto ad elaborazione statistica.
Inoltre, per gli stessi motivi, non è stata effettuata l'analisi della frequenza per il contenuto di vomitossina in funzione della zona di provenienza. Occorre considerare che l'insorgenza di tale micotossina si è verificata nel 1997 e le zone di provenienza non erano molto diversificate.

RISULTATI
Le medie aritmetiche, le relative deviazioni standard, i minimi ed i massimi delle micotossine in funzione dell'anno sono riportate nelle tabelle (5), (6) e (7).

I dati ottenuti dall'analisi della varianza, in funzione dell'anno, sono riportati nelle tabelle (8), (9) e (10).

Quelli ottenuti dall'analisi della frequenza, in funzione dell'anno, sono riportati nelle tabelle (11), (12) e (13).

I dati ottenuti dall'analisi della varianza, in funzione della stagione, sono riportati nelle tabelle (14), (15) e (16).

Quelli ottenuti dall'analisi della frequenza, in funzione della stagione, sono riportati nelle tabelle (17), (18) e (19).

I dati ottenuti dall'analisi della varianza, in funzione della matrice, sono riportati nelle tabelle (20), (21), (22), (23), (24) e (25).

I dati ottenuti dall'analisi della varianza, in funzione della zona di provenienza, sono riportati nelle tabelle (26), (27) e (28).

Quelli ottenuti dall'analisi della frequenza, in funzione della zona di provenienza, sono riportati nelle tabelle (29), (30) e (31).

Infine la correlazione tra le tre micotossine considerate è riportata nella tabella (32).

DISCUSSIONE DEI RISULTATI
La presente indagine epidemiologica conferma la sempre costante preoccupazione riguardo la presenza delle micotossine negli alimenti.
Nel complesso, la positività è risultata del 5,65 %, per le Aflatossine, 32,48 %, per lo Zearalenone, e 78,10 %, per la Vomitossina.


Tali incidenze risultano spesso inferiori a quelli reperibili in letteratura, per le Aflatossine, e superiori per le altre micotossine (Poland e Wood, 1987; Bosch e Peers, 1991; Smith et al., 1994), come riportato nella tabella (33) e nelle figure seguenti:
figura (1a) - Aflatossina nel 1994; figura (2a) - Zearalenone nel 1994; figura (3a) - Deossinivalenone nel 1994.

Va tuttavia sottolineato che le incidenze tratte dalla bibliografia si riferiscono a ricerche epidemiologiche effettuate prima del 1992 mentre i dati a nostra disposizione si riferiscono agli anni '92-'98. Inoltre, lo Zearalenone presenta in questa ricerca percentuali del solo 5% nel 1992 e addirittura nulle (0%) tra il 1993 e il 1996; mentre la Vomitossina è stata analizzata solo a partire del 1997.

Va inoltre ricordato, a tale proposito, che gli due ultimi anni (1997 e 1998) sono stati, per le condizioni climatiche, particolarmente favorevoli allo sviluppo del Fusarium e alla sintesi di Zearalenone e Vomitossina.

Si osserva, in particolare, nelle tabelle (8), (9) e (10) che il numero di campioni positivi non tende sostanzialmente a diminuire nel corso degli anni.
Si è prodotto anzi un aumento molto significativo delle positività, all'analisi della frequenza.
Per le Aflatossine, in particolare dopo una flessione dagli anni '94 agli anni '96, si evidenzia un riaumento piuttosto sostanziale, soprattutto nell'ultimo anno (Figura 1).
Occorre tuttavia sottolineare che ciò potrebbe essere imputabile all'affinamento delle metodiche analitiche che dimostrano un limite di rilevabilità in costante miglioramento.

Tale progresso analitico, con l'abbassamento del limite di rivelazione, potrebbe spiegare i risultati contrastanti ottenuti da un'indagine epidemiologica sulla positività dei mangimi per le Aflatossine, condotta dalla Commissione Europea, tra il 1968 e il 1987, in Portogallo, scelto come paese rappresentativo della Comunità Europea (Smith et al., 1994).

I dati ottenuti dalla Commissione CE, infatti, hanno permesso di constatare che la presenza di Aflatossine, negli alimenti, è risultata praticamente nulla dagli anni '80 in poi, ad eccezione delle farine di arachidi. Tuttavia, anche in questa matrice, si è avuto una diminuzione sostanziale del livello di contaminazione, in particolare dagli anni 1984 in poi, come evidenziato nella tabella (34) e in figura (4a).

D'altra parte, però, i risultati ottenuti nella presente indagine vengono confortati da una ricerca condotta in UK in cui si osserva un'aumento delle positvità, tra il 1987 al 1990 (Smith et al., 1994) tabella (35).

Per quanto riguarda lo Zearalenone, si può osservare che la situazione è diventata allarmante a partire degli anni '97, presentando un aumento dallo 0,00% al 63,38% nel 1997 e al 74,67% nel 1998.
La Vomitossina infine è apparsa solo a partire del 1997, nelle zone prese in considerazione in cui si rese responsabile di una sintomatologia marcata soprattutto negli allevamenti suinicoli, con una positività molto sostenuta, soprattutto nel 1998 (21,00% nel 1997 e 78,00 nel 1998) (tabella 13).

Nonostante l'aumento del numero di campioni positivi alle Aflatossine, si può osservare, nella tabella 8, che non esiste una differenza significativa tra il 1997 e il 1998, con contenuti che si attestano rispettivamente su valori di 3,89 ± 2,27 µ/Kg e 2,79 ± 1,75 µ/Kg (Figura 2).
Va inoltre sottolineato il fatto che i contenuti massimi sono stati osservati nel 1997: 400,00 µ/Kg contro i 27,00 µ/Kg del 1998 (tabella 5).

µ/Kg, Per lo Zearalenone e la Vomitossina, invece, sono state ottenute delle differenze significative all'analisi della varianza tra il 1997 e il 1998 (tabelle 9 e 10). In particolare, lo Zearalenone ha mostrato contenuti di 87,38 ± 42,52 µ/Kg e 208,06 ± 41,37 µ/Kg (P - 0,05), rispettivamente per il 1997 e il 1998, e la Vomitossina di 540,00 ± 379,43 µ/Kg e 961,79 ± 219,01 µ/Kg (P - 0,05) (Figura 3).

In questo caso, a conferma dell'aumento della positività e dell'incidenza negli anni, i contenuti massimi sono stati ottenuti, a differenza di quanto osservato per l'Aflatossina, nel 1998 (tabelle 6 e 7): 2.516,00 µ/Kg e 2.230,02 µ/Kg, rispettivamente per lo Zearalenone e la Vomitossina, contro rispettivamente 610,00µ/Kg e 654,21 µ/Kg per l'anno 1997.

Va notato che tali contenuti massimi risultano particolarmente elevati, soprattutto se si considera che viene consigliata un'ingestione massima di Zearalenone di 1,6 mg per i bovini (dati non pubblicati) e che i testi di tossicologia dettano che dosi totali di 0,1-0,2 mg (100-200 µ/Kg) creano problemi negli allevamenti suinicoli (Beretta, 1984).

Considerando un'ingestione di 3 Kg di mangime, tali dosi sarebbero pari a 33,33-66,66 µ/Kg.

Va inoltre considerato che i livelli massimi per tali micotossine, adottati in altri paesi, sono spesso inferiori (Zearalenone: 200 µ/Kg in Brasile e Francia, 30 µ/Kg in Romania; Vomitossina: 2000 µ/Kg in Canada, 5 µ/Kg in Romania, 4000 µ/Kg negli USA, 500-1000 µ/Kg in Unione Sovietica) (Van Egmond, 1995; Smith et al, 1994) ai contenuti medi e/o massimi riscontrati nella presente ricerca.

Relativamente all'influenza della stagione, si nota che le percentuali di positività sono risultate significativamente più elevate nei mesi più caldo-umidi; per le Aflatossine, in particolare, la stagione più favorevole è risultata l'autunno con un 10,09 % di positività e l'estate con l'8,29 %. Ciò è in disaccordo con quanto riportato da Smith et al. (1994): la presenza della micotossina è superiore in primavera (44,5 %) rispetto all'autunno (27,25 %).

Per lo Zearalenone, i mesi invernali hanno stranamente presentato le incidenze maggiori (46,34 %), la Vomitossina è risultata più presente in estate (91,30 %); anche tale rilevazione è sorprendente in quanto la Vomitossina necessita per la propria sintesi di rapide e decise escursioni termiche che avvengono soprattutto in primavera.
Il discorso è diverso, per la Vomitossina, se tramutiamo i dati come percentuali sul totale della positività.

Infatti, la stagione più a rischio diventa la primavera (63,41 %), seguita dall'estate (24,71 %) mentre quella meno favorevole alla sintesi del tricotecene è l'inverno (4,88 %), in pieno accordo con quanto è noto (figura 6).
La distribuzione in funzione della stagione è invece confermata per Aflatossine (autunno: 39,02%) (figura 4) e Zearalenone (inverno: 46,24 %) (figura 5).

I contenuti medi stimati tuttavia hanno valori più concordi con la stagione in cui l'alimento in esame era prelevato; i contenuti significativamente (P - 0,05) più elevati, infatti, si osservano in autunno, per le Aflatossine (8,01 ± 2,85 µ/Kg) e in primavera per lo Zearalenone (263,95 ± 56,54 µ/Kg), mentre l'estate si conferma stagione di elezione per la Vomitossina (1.968,91 ± 446,29 µ/Kg).

Infine, l'influenza della matrice è illustrata nelle tabelle 20, 21, 22, 23, 24 e 25. Si può osservare come, per le Aflatossine, gli alimenti semplici più soggetti a contaminazione risultano quelli sottoposti, almeno parzialmente, ad essiccazione naturale, quale in particolare il fieno (tabella 23; figura 7).
Ciò dimostra che le modalità di falciatura, manipolazione, raccolta ed essiccazione dei foraggi rappresentano dei processi fondamentali per lo sviluppo di Aspergillus e successiva sintesi di Aflatossine.
Anche la farina di medica disidratata risulta particolarmente inquinata ad indicare come lo sviluppo delle muffe e la formazione di micotossine possa avvenire anche prima del processo di disidratazione artificiale e forzato.
Infatti, uno dei presupposti essenziali per la sintesi delle micotossine, come quello delle muffe produttrici, è l'elevato contenuto di acqua libera che nella farina di medica disidratata si trova a livelli molto bassi tali a non consentire tali sviluppi.

Sempre tra le materie prime, vediamo che cotone, lino e cocco presentano anch'essi contenuti medi piuttosto elevati: rispettivamente 6,50 µ/Kg, 14,00 µ/Kg e 8,00 µ/Kg, comunque inferiori ai limiti imposti dalla legislazione vigente (Reg. 15285/1998 della Commissione CE).

Anche diversi mangimi composti commerciali hanno contenuti medi stimati di Aflatossine abbastanza sostenuti (mangimi per colombi, polli e struzzi). Esaminando attentamente la tabella, si può solo escludere, anche se non si deve sottovalutare, che ciò possa essere imputabile alla qualità delle materie prime utilizzate per la loro formulazione.
Infatti, sia i cereali che i semi oleaginosi non presentano livelli tali da giustificare i contenuti di alcuni mangimi. Tra essi, comunque, mais e soia sembrano le matrici più a rischio.

Ciò indica che anche le condizioni di stoccaggio e conservazione degli alimenti rappresentano fasi critiche per lo sviluppo di muffe e/o micotossine.
Non esistono differenze significative, all'elaborazione statistica, a motivo dell'elevata dispersione dei dati e del conseguente numero relativamente basso, riferito ad ogni alimento.
Nella tabella 20, che raggruppa gli alimenti in alcuni classi, esiste inoltre una difformità dei dati rispetto a quella suddescritta.

Si osserva infatti che i foraggi presentano un contenuto nullo; ciò è imputabile alla riunione dei diversi tipi di foraggi, molti dei quali hanno livelli di Aflatossine del tutto trascurabili e alla notevole dispersione dei valori, con la presenza spesso di celle vuote, che ha portato all'aumento dell'errore nel modello statistico utilizzato.

I rischi di sviluppo di muffe e/o sintesi di micotossine durante le operazioni di fienagione vengono confermate anche dai livelli, osservabili nella tabella 24. Il fieno infatti ha fatto rilevare valori medi stimati di Zearalenone pari a 2.360 ± 314,57 µ/Kg, contenuti che risultano particolarmente pericolosi ed altamente significativi (P - 0,01) rispetto alle altre matrici analizzate (figura 8).

Se consideriamo, per i bovini, un'ingestione media di 7-10 Kg di fieno, l'assunzione totale di Zearalenone risulterebbe di 16,52 - 23,60 mg per capo al giorno, più di dieci volte superiore ai livelli massimi raccomandabili di 1,6 mg/capo/giorno, per non avere problemi di ipofertilità (dati non pubblicati).

Aldilà del fieno, si conferma la pericolosità molto elevata del mais per lo sviluppo di Zearalenone. Infatti sia la farina che l'insilato mostrano contenuti medi stimati molto alti, pari rispettivamente a 110,48 ± 60,54 µ/Kg e 252,23 ± 87,24 µ/Kg.

Nella tabella 21 si evidenzia come il mais abbia un contenuto di Zearaleone significativamente superiore (P - 0,001) agli altri cereali (156,55 contro i 7,86 µ/Kg), ai semi oleaginosi e ai foraggi, per i quali andrebbe apportato lo stesso chiarimento descritto per le Aflatossine.
Anche in questo caso, l'attenzione andrebbe posta alle fasi di stoccaggio e conservazione degli alimenti, in quanti i mangimi commerciali hanno evidenziato contenuti medi stimati fino a circa 300 µ/Kg.

I contenuti di Vomitossina confermano anch'essi l'elevata pericolosità dei foraggi ma spostano l'attenzione soprattutto su quelli fermentati (insilati di crusca: 13.800 µ/Kg; insilato di mais: 3.300 µ/Kg), sebbene i valori di quelli essiccati non vanno assolutamente trascurati (fieno: 832 µ/Kg; farina di erba medica: 630 µ/Kg) (figura 9).

Come per lo Zearalenone, il mais si dimostra il cereale nettamente più soggetto a contaminazione (2.113 µ/Kg) ma anche il frumento e i suoi derivati (crusca) mostrano valori elevati (rispettivamente 938,28 µ/Kg e 645,67 µ/Kg).

D'altra parte, nella tabella 22 dove i dati sono raggruppati per classe, mais e foraggi, in generale, mostrano contenuti significativamente superiori alle altre matrici (rispettivamente 2.283,14 µ/Kg e 3.217 µ/Kg contro i 727,07 µ/Kg e 245,00 µ/Kg per gli altri cereali ed i semi oleaginosi).

Anche per la Vomitossina, non vanno trascurati le condizioni di stoccaggio dei mangimi che evidenziano livelli medi stimati fino a 813,43 µ/Kg.

Per quanto riguarda l'influenza della zona di provenienza, o comunque quella di raccolta dei campioni, si nota nelle tabelle 29, 30 e 31 che tutte le micotossine si ritrovano in percentuale più elevata a Napoli e Perugia (figure 10, 11 e 12), con l'eccezione dello Zearalenone che mostra un 60% di positività nel territorio di Arezzo.
In particolare, le zone di Napoli e Perugia hanno fatto registrare percentuali di positività rispettivamente di 16,67 e 4,33, per le Aflatossine, 50,00 e 37,64, per lo Zearalenone e 100,00 e 78,64, per la Vomitossina, sebbene per questa micotossina il dato non è attendibile riguardo il primo territorio considerato, per l'esistenza di un unico valore.
La dispersione dei dati non ha permesso, a livello di analisi della varianza, di ottenere delle differenze significative tra le zone, ma le medie stimate, negli anni '97-'98, permettono tuttavia di confermare quanto osservato all'analisi della frequenza (tabelle 29, 30 e 31).
Tali risultati indicano che gli alimenti ottenuti nei territori meridionali e in quelli continentali sono più soggetti a contaminazione da micotossine.

Ciò dovrebbe essere imputabile al clima favorevole ivi esistente: temperature ed umidità più elevate nelle zone meridionali; maggior escursioni termiche in quelle continentali, che si verificano di meno nelle zone che subiscono l'influenza del mare e che hanno un clima più mite.

Infine, vanno riportati i contenuti di Ocratossina che non è stata mai trattata in questa sezione per la poca numerosità dei dati a disposizione e per la conseguente impossibilità di effettuare un'analisi statistica.
Sono stati analizzati complessivamente 5 campioni; i risultati vengono riportati nella tabella (36).

Tali dati, nonostante la scarsa numerosità, permettono di emettere alcune considerazioni: Tale micotossina aveva ricevuto nonostante la sua pericolosità poche attenzioni, tenendo conto dei pochi prelievi effettuati tra il 1992 e il 1998. Eppure, da una ricerca di Miraglia et al. (1993), essa sembra abbastanza presente, come si può evincere dalla tabella (37).

Per concludere, la tabella 32 riporta le correlazioni tra le micotossine; esiste una correlazione positiva molto significativa (P - 0,01) tra Zearalenone e Vomitossina.

D'altronde, ambedue sono prodotte dal Fusarium e la sintesi di una potrebbe pertanto implicare la presenza dell'altra. Inoltre, colpiscono, come osservato, le stesse matrici e sebbene ci sia una leggera differenza tra le stagioni, il rilevamento di una delle due dovrebbe far sospettare la presenza anche dell'altra.
Le Aflatossine, invece, non sono correlate significativamente con le altre; ciò significa che lo sviluppo di Aspergillus avviene in condizioni completamente indipendenti dal Fusarium e/o la sintesi di Aflatossine e delle altre micotossine si verifica in situazione anch'essa indipendente.

Figure (1), (2), (3), (4), (5), (6), (7), (8), (9), (10), (11), (12).

CONCLUSIONI

In conclusione, i risultati emersi dal presente studio indicano che l'attenzione nei confronti delle contaminazione degli alimenti da micotossine non va diminuita e che la vigilanza nei loro riguardi deve essere sempre più elevata.

Infatti, l'evoluzione negli anni mostra, nel complesso, un aumento sempre costante della percentuale di positività, e mentre le Aflatossine si mantengono negli ultimi anni a livelli stabili, lo Zearalenone e la Vomitossina mostrano un aumento sostanziale del loro contenuto medio.

Tali contenuti superano spesso quelli massimi consigliati dalla letteratura. Va sottolineato che il 1997 è stato un anno disastroso sotto il profilo della contaminazione degli alimenti da Zearalenone e Vomitossina, l'ultima delle quali non è mai stata fondamentalmente osservata prima.

Eppure, il 1998 dimostra una situazione ancora più allarmante, con contenuti in costante aumento.
Se una tale condizione perdura, si renderebbe necessaria un'azione determinante, anche da parte degli organi legislativi. Va infatti ricordato che né il nostro paese, né la Comunità Europea ha ancora preso posizione nei confronti di tali micotossine.

A fronte dell'aumento del numero di positività, l'Aflatossina non mostra un incremento del contenuto negli alimenti; ciò andrebbe in contrasto con la sempre più crescente vigilanza sanitaria richiesta per gli alimenti destinati alle bovine da latte. Sembra infatti che il livello di Aflatossina M1 sia nel latte in continuo aumento e si prospetta a livello comunitario di abbassare, sotto la pressione di alcuni paesi, il livello massimo consentito, attualmente stabilito a 50 ng/l.

Le stagioni più favorevoli per lo sviluppo delle muffe e la sintesi delle micotossine si sono dimostrate, sebbene con qualche discordanza nei dati (vedi l'inverno per alcune), l'autunno per le Aflatossine e la primavera-estate per lo Zearalenone e la Vomitossina.

L'attenzione delle forze pubbliche andrebbe pertanto concentrata soprattutto nei mesi più a rischio e dovrebbe essere rivolta non solo ai mangimi commerciali ma anche alle materie prime impiegate e soprattutto ai foraggi.

E' stata osservata infatti una maggiore contaminazione dei foraggi ed in modo particolare dei fieni a dimostrazione che le condizioni di trattamento degli erbai, di sfalcio, manipolazione, raccolta ed essiccazione rappresentano delle situazioni favorevoli e/o che predispongono alle contaminazioni da micotossine.

Tuttavia, anche le condizioni di conservazione e stoccaggio si sono dimostrate a rischio, in quanto diversi mangimi composti commerciali hanno evidenziato livelli non trascurabili, spesso molto alti e con un potenziale tossicologico elevato.

Lo Zearalenone e la Vomitossina hanno inoltre confermato la loro maggior predilezione, tra le materie prime, nei confronti del mais, rispetto agli altri cereali.

Infine, per quanto riguarda la zona di provenienza, si può solo confermare quanto risaputo: i territori con climi più caldi ed umidi e quelli continentali, soggetti a rapide escursioni termiche in alcune stagioni dell'anno, si dimostrano quelli più favorevoli allo sviluppo di muffe e alla sintesi delle micotossine. Tali zone andrebbero pertanto sottoposte ad una maggiore vigilanza.

Le correlazioni indicano che la presenza di Zearalenone deve far sospettare anche quella di Vomitossina, e viceversa, mentre quella di Aflatossina si dimostra completamente indipendente e può quindi essere accompagnata o meno dalla presenza delle altre.

Infine, i pochi dati disponibili per l'Ocratossina A mostrano che la stagione più a rischio è molto presumibilmente quella autunnale e che, tra le matrici, i mangimi commerciali, per le modalità di stoccaggio, non vanno trascurate.

La scarsa numerosità dei dati nei confronti di tale micotossina suona in completo disaccordo alla Nota Ministeriale del 1998, in cui veniva richiesta una maggiore vigilanza nei suoi confronti, soprattutto nel caffè. Va anche in disaccordo con la preoccupazione emersa in relazione ad una contaminazione dei vini rossi. Ed ancora, con la richiesta da parte della Commissione Europea di maggiori dati per stabilire livelli massimi ammissibili che ancora non esistono in diversi paesi compreso il nostro.

L'affermazione dell'OMS che la contaminazione da micotossine non può essere evitata sembra confermata dai risultati della presente indagine epidemiologica. La convivenza con la loro presenza sembra inevitabile; si rende indispensabile una vigilanza igienico-sanitaria costante nei confronti del loro contenuto ed un aumento degli sforzi per il loro contenimento e la ricerca per un metodo di decontaminazione pratico ed efficace.


BIBLIOGRAFIA:

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