Webzine Sanità Pubblica Veterinaria

Numero 23 - febbraio 2004 - http://spvet.it

Documento reperibile all'indirizzo: http://spvet.it/indice-spv.html#210

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Documentalisti dimenticati

"Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici,
ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire
".
(Le memorie di Adriano - M.Yourcenar)



Lettera aperta ai referenti istituzionali sulla figura professionale del Bibliotecario in ambito biomedico

Gaetana Cognetti


"L'Italia degli ottomila Comuni dovrebbe essere anche l'Italia delle ottomila biblioteche, luoghi che i giovani si abituino a frequentare con spontanea consuetudine. Vi sono già molte iniziative per i piccoli comuni, che vedo con favore; in esse dovrebbe sempre trovare spazio la difesa o la nascita di una istituzione, la biblioteca, che può davvero rappresentare un presidio per la lettura e un'espressione forte di qualità della vita".
(discorso del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciompi: Bon /Pe /Adnkronos 05-MAG-03 11:27)


L'Associazione Bibliotecari Documentalisti Sanità esprime il suo profondo disappunto essendo venuta a conoscenza che nell' attuale stato di rinnovo contrattuale per il Comparto Sanità non è ancora previsto il profilo professionale del Bibliotecario/Documentalista biomedico, pur essendo contemplate nuove figure professionali (massoterapisti, puericultrici specializzate ecc.).

La figura professionale del bibliotecario in ambito biomedico è internazionalmente riconosciuta con compiti di gestione e recupero dell'informazione. Senza i bibliotecari non esisterebbero prestigiose basi e banche dati (es.MedIine/Pubmed) che permettono l'aggiornamento in tempo reale delle conoscenze necessarie per la ricerca scientifica e la cura dei pazienti. Gli standard sviluppati dai bibliotecari per la integrazione e la gestione delle conoscenze sono oggi adottati dai portali internazionali di qualità a livello sanitario.

In Italia i bibliotecari biomedici gestiscono importanti progetti d'informazione per gli operatori ed ai pazienti, alcuni su base volontaria, altri finanziati dal Ministero della Salute o dalle Regioni.(*)

La figura professionale del bibliotecario, con vari profili e qualifiche, è in realtà già riconosciuta in Italia in altri comparti anche affini, come le Università, ove i nostri colleghi, nelle biblioteche biomediche, svolgono le stesse funzioni del bibliotecario nel SSN (Anche nel SSN sono presenti, "atipicamente" tré o quattro unità, con qualifica di bibliotecario dirigente).

Non comprendiamo, pertanto, il motivo di tante disparità ma soprattutto riteniamo che le strutture di informazione scientifica del Servizio Sanitario Nazionale, Biblioteche e Centri di documentazione (circa 250 secondo il censimento da noi effettuato nel 2000 sotto l'egida dell' allora Ministero della Sanità), dovrebbero essere messe in condizione di funzionare adeguatamente ed il loro numero essere potenziato per garantire la gestione e la circolazione delle informazioni sulla salute. È da circa un anno che abbiamo avviato una campagna nazionale per il riconoscimento della professione dal titolo "La chiave della salute sta in biblioteca". A tale campagna hanno dato rilievo e spazio importanti organi di stampa quali Panorama della Sanità e aderito le due più rappresentative federazioni delle aziende sanitarie FIASO E FEDERSANITA-ANCI.

Purtroppo, nonostante le numerose iniziative di sensibilizzazione e le lettere inviate alle istituzioni ed organizzazioni in indirizzo, dall'Associazione BDS e dall'Associazione Italiana Biblioteche (AIB), nessun cenno di riscontro o sia pur di minimo interesse è finora pervenuto.
Si è così arrivati all'attuale situazione contrattuale in cui le 250 biblioteche e i circa 500 operatori del settore continuano ad essere condannati a lavorare in "regime di clandestinità", in una sorta di "congiura del silenzio": proprio la professionalità più accreditata per la gestione di sistemi informativi complessi è esclusa da ogni riconoscimento e quindi anche da obbligo di formazione.

Questo è il paradosso della situazione italiana: gli operatori di strutture che dovrebbero avere come compito istituzionale la formazione permanente per tutto il personale sanitario, amministrativo e tecnico del SSN non hanno neppure obbligo di aggiornamento (ECM). Dal censimento da noi effettuato nel 2000 risulta che solo il 7% delle circa 500 unità di personale che opera attualmente in biblioteca, con le più disparate qualifiche (infermieri, ausiliari, farmacisti, assistenti sociali ed anche pensionati ad ore ecc. ecc.), ha una formazione bibliotecaria.

Noi speriamo che i massoterapisti e le puericultrici specializzate, riconosciuti con il nuovo contratto, non siano anch'essi mandati a fare i bibliotecari anziché la professione per cui hanno studiato e giustamente hanno ottenuto un riconoscimento.

Purtroppo, dobbiamo ancora una volta constatare, con amarezza, che nella società italiana siamo in piena "era di inverno dello spirito" se su importanti quotidiani nazionali continuiamo a leggere articoli con questi contenuti:
"Perche ne/ Lazio c'è un'alta percentuale di cittadini con il diploma o con la laurea che partecipa anche a concorsi per fare l'operatore ecologico o il bibliotecario?" (Corriere della Sera 22 Ott 2003, ed romana) oppure "il presunto assassino respinge un addebito, si improvvisa detective e scrive a Parisi. Appassionato di armi, era stato indicato da un anonimo anche come mostro di Firenze"..."stando alle perizie psichiatriche soffre di turbe psichiche e proprio per il suo carattere violento è stato giudicato non idoneo alla professione e relegato al ruolo di bibliotecario dell' ospedale" (Corriere della Sera, 1O sett 1994).

Questa è l'opinione diffusa persino tra giornalisti che dovrebbero essere mediatori di cultura? Le biblioteche, ove si conserva e da dove si diffonde il patrimonio di conoscenze prodotte dall'umanità, sarebbero davvero luoghi cui adibire personale "analfabeta" o, peggio, dove "relegare" personale "disturbato"' Una sorta di "refugium peccatorum" dunque?

Ma il bibliotecario/documentalista è un professionista altamente qualificato che coniuga le conoscenze umanistiche e scientifiche con la gestione dei più avanzati strumenti tecnologici, una professione essenziale nel settore biomedico laddove l'informazione di qualità ed aggiornata è spesso questione di "vita o di morte" (**).

Sfugge, forse, che uno dei motivi per cui i nostri ricercatori sono emigrati all'estero è proprio la condizione delle nostre biblioteche Essi stessi hanno chiesto circa 15 anni fa - a quanto pare invano - al Ministro Ruberti,tra le quattro condizioni poste per rientrare in Italia, di "dichiarare la situazione delle biblioteche italiane, dove bisogna aspettare fino a 4-5 mesi per leggere gli articoli scientifici più recenti un'emergenza nazionale" (La Repubblica I nov 1989).

La problematica del riconoscimento professionale non è dunque una rivendicazione corporativa ma riguarda proprio l'ammodernamento del sistema sanitario. Esce da un contesto puramente sindacale e contrattualistico e dovrebbe essere addirittura oggetto di legislazione urgente.

Ma perché, allora, la stessa importante legge 150/2000, che regolamenta le attività di informazione e contempla uffici stampa e URP ignora completamente le miglia di biblioteche distribuite sul territorio nazionale, il più importante sistema informativo del paese, attivo con reti volontarie ed istituzionali per lo scambio di informazioni e conoscenze tra vari settori disciplinari?

Soprattutto per porre rimedio all'attuale situazione di sottosviluppo del Sistema Informativo Sanitario chiediamo intanto che, come misura prioritaria e con la dovuta urgenza, i profili bibliotecari siano inseriti ai sensi del DDL 94/2003, tra i nuovi profili professionali del Servizio Sanitario Nazionale con equiparazione a quelli dei bibliotecari universitari. Per tale aspetto si porta a conoscenza che i bibliotecari hanno da molto tempo percorsi di formazione a vari livelli, compreso quello universitario, e da quest'anno è stato anche istituito il Master di primo livello: "Formazione di documentalista delle fonti di informazione biomedica" presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell' Università La Sapienza di Roma.

La lettera è inviata anche al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio affinchè valutino l'opportunità di interventi di carattere generale, oltre che settoriale, tenuto conto che in USA, ove la professione bibliotecaria è ampiamente riconosciuta, la Casa Bianca ha ritenuto necessario, insieme con la Major League Baseball (che in Italia sarebbe la nostra Federazione Italiana Gioco Calcio), lanciare una campagna @your library per affermare il ruolo unico e vitale delle biblioteche e dei bibliotecari nel XXI secolo.

Questa è divenuta una campagna internazionale, sostenuta dalla International Federation Library Association"IFLA" cui hanno aderito anche vari paesi. Ricordiamo che, nel settore dell' informazione sanitaria, addirittura il vice-presidente Al Gore, con una conferenza stampa tenuta nel 1997, rese pubblico lo sforzo del governo americano nel rendere disponibili gratuitamente a tutto il mondo le più importanti basi e banche dati biomediche, prodotte, appunto, da una biblioteca: la National Library of Medicine. Grazie a tale forte intervento istituzionale - che vorremmo fosse presente anche nel nostro paese - circa quaranta prestigiosi archivi per operatori e pazienti, a partire dalla base dati Mediine, sono a disposizione di tutti su Internet.

Sicuramente renderemo noti i contenuti di questa lettera con ogni mezzo, non potendo ulteriormente tollerare l'attuale situazione poco dignitosa per professionisti che sopperiscono con competenza, passione, sacrificio e dedizione alla mancanza di adeguate attrezzature, mezzi e finanziamenti. La battaglia che stiamo conducendo non riguarda solo i bibliotecari ma è la condizione per garantire la buona informazione sulla salute agli operatori ed a tutti i cittadini.

Non vi può essere, infatti, società dell'informazione senza i professionisti dell'informazione.

Il presidente dell'Associazione BDS
Gaetana Cognetti



(*) Per i progetti vedi all'indirizzo: http://crs.ifo.it/Biblioteca/Bibliotecaire/ital/Bds I/LaBuonainformazione2003.htm.
(**) Uno studio condotto su un campione di arca 400 medici ha dimostrato che Le informazioni attinte dalla biblioteca ospedaliera avevano evitato: nel 19,2 % la mortalità dei pazienti; nel 22,2% atti chirurgici; Nel 45% test o procedure aggiuntive; nel 29,3% il cambiamento della diagnosi e nel 71,6% il cambiamento delle prescrizioni. Thè impaci ofthe hospital libray on amicai deasion makmg'.the Rochester study Bull Med Libr Assoc 1992,80:169-178;Citda:Annals of Internai Mediane a cura di Davidoff e Florance: The informationist a new health profession 1000, 132 996)
.

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