Webzine Sanità Pubblica Veterinaria

Numero 27 - dicembre 2004 - http://www.izsum.it/webzine.html

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Identificazione di alghe tossiche con metodi biomolecolari e analisi filogenetica



Luca Galluzzi e Antonella Penna


Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Università degli Studi di Urbino - sede distaccata di Fano (AN)



L'ingestione da parte dell'uomo di biotossine algali presenti in organismi marini commestibili (per lo più bivalvi) può determinare l'insorgenza di biointossicazioni.
Le microalghe produttrici di biotossine nel bacino del Mediterraneo appartengono principalmente ai generi Dinophysis, Alexandrium e Pseudonitzschia.

Negli ultimi due decenni la diffusione di microalghe produttrici di tossine è aumentata in maniera considerevole.
Per questo motivo è diventato necessario sviluppare metodologie di laboratorio per l'identificazione e la quantificazione di specie microalgali tossiche.
Infatti, il monitoraggio delle acque costiere è essenziale per riuscire a capire le dinamiche della formazione di una fioritura e per determinare i fattori biologici, chimici e fisici che ne sono alla base.
L'identificazione e la quantificazione di cellule di specie algali tossiche implica l'utilizzo di tecniche di microscopia ottica, e/o a fluorescenza.
Inoltre, saggi biologici sui topi e analisi di HPLC vengono attualmente utilizzati per la rilevazione e identificazione delle tossine algali nei molluschi bivalvi.
Tutte queste metodiche richiedono una notevole quantità di tempo, personale specializzato e attrezzature non facilmente reperibili da tutti i laboratori, limitando così il numero di campioni che possono essere analizzati.
Le tecniche di biologia molecolare possono fornire un valido supporto al monitoraggio di microalghe tossiche nel momento in cui la variabilità genetica tra generi e specie è conosciuta.

Infatti, sequenze note di acidi nucleici spesso permettono di distinguere tra specie molto simili dal punto di vista morfologico.
L'analisi di sequenze nucleotidiche di DNA genomico permette la classificazione genotipica di specie algali potenzialmente tossiche nelle varie aree del Mediterraneo.
Si ottiene in questo modo una distribuzione biogeografica di isolati algali tossici e/o non tossici.
Il DNA ribosomiale (rDNA) è stato largamente usato come regione target per lo sviluppo di tecniche molecolari poiché tali geni sono altamente conservati e ripetuti in tandem ad alto numero di copie.
L'analisi molecolare basata sull'utilizzo della PCR (Polymerase Chain Reaction) è sempre più usata ed è già stata applicata con successo per identificare vari Dinoflagellati tossici in campioni naturali di fitopalncton marino.
Differenti regioni di rDNA sono state selezionate come target per l'amplificazione tramite PCR.
Queste regioni includono la subunità piccola (SSU o 18S), la subunità grande (LSU o 28S), la regione 5.8S, due regioni spaziatrici interne non codificanti (ITS1e ITS2) e una regione spaziatrice non codificante (NTS). Di recente l'applicazione della PCR "real time" ha consentito di ottenere risultati quantitativi, oltre che qualitativi, nel monitoraggio delle alghe tossiche, implementando ulteriormente le potenzialità delle metodiche biomolecolari.



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