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Numero 5/6 - giugno/luglio 2001
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Educazione Continua in Medicina : occasione o business?



Che la formazione e l’aggiornamento permanente debbano costituire un obbligo per tutti coloro che si occupano di attività di interesse collettivo, in particolare per quelli cui è affidata la salvaguardia della sanità pubblica, credo che rappresenti un elemento di assoluta ovvietà. Prima ancora che un impegno richiesto dalle norme in vigore (D. Lgs. 502/92 e D. Lgs. 229/99) il miglioramento continuo delle proprie conoscenze deve rappresentare un impegno morale e sociale per gli operatori della sanità pubblica, la cui professionalità è definita compiutamente da tre caratteristiche fondamentali: In tale ottica il Programma nazionale di Educazione Continua in Medicina, avviato dal Ministro Veronesi e che, in via sperimentale, dal 1 luglio 2001 interesserà anche i Medici Veterinari e tutti gli operatori sanitari non medici (per i Medici la sperimentazione è iniziata già dal 1 gennaio u.s.), merita grande considerazione ed il plauso più convinto, anche perchè in tal modo si spera possano essere rimossi gli elementi ostativi che finora non hanno consentito ai Medici Veterinari pubblici di progettare e realizzare un proprio percorso formativo, coerente con le funzioni loro affidate.

Per queste motivazioni l’avvio del programma di Educazione Continua in Medicina per i Medici Veterinari, e per quanto riguarda gli Istituti Zooprofilattici anche per le altre figure professionali che operano al loro interno, rappresenta senza ombra di dubbio una occasione importante e forse irripetibile, perchè si determina un obbligo contrattuale che ciascuno di loro deve rispettare se non intende essere penalizzato in termini di progressione di carriera ed economica. Ogni tre anni, infatti, ciascun operatore della Sanità dovrà dimostrare di aver raccolto un determinato numero di crediti formativi, rilasciati da Enti o Associazioni ufficialmente riconosciuti dal Ministero della Sanità, facenti riferimento ad una serie di manifestazioni (corsi, stage, congressi, etc.) per ognuna delle quali è stata definita in anticipo la rilevanza ai fini professionali della E.C.M.

C’è, però, un pericolo e non di piccolo conto. Esso è rappresentato dal fatto che tali manifestazioni culturali potrebbero essere intese dagli Enti o Associazioni, accreditati dal Ministero della Sanità quali promotori degli eventi, come una rilevante possibilità di trasformare in un business di proporzioni notevoli l’obbligo di formazione richiesta dal legislatore a tutti gli operatori sanitari. Al riguardo va detto che sono sorte e stanno tuttora fiorendo a ritmo frenetico iniziative formative di ogni genere, progettate da soggetti pubblici e privati aventi caratteristiche e provenienze le più disparate, che sommergono il sito Web del Ministero con la finalità di ottenerne l’accreditamento.

Per i Medici Veterinari e per gli altri operatori della Sanità Pubblica Veterinaria il nuovo modello di formazione continua rappresenta, dunque, un notevole balzo in avanti in termini di opportunità, ma anche, a mio giudizio, un elemento di grande preoccupazione. Ciò nella considerazione che ciascun operatore sanitario, trovandosi nella necessità di acquisire il numero minimo di crediti richiesti (pare che siano 150 nel triennio) dovrà, nella stragrande maggioranza dei casi, far ricorso a risorse finanziarie proprie per raggiungere tale obiettivo, al contrario di quanto avviene per i Medici, che hanno la possibilità di trovare un rilevante numero di sponsor (industrie farmaceutiche, produttori di apparecchiature scientifiche, etc.).

Se, pertanto, quanto previsto dal Programma E.C.M. deve essere considerato molto positivo, perchè garantisce una grande variabilità della offerta formativa, per le innegabili ripercussioni economiche che avrà per gli operatori della Sanità Pubblica Veterinaria è indispensabile che gli Organi istituzionali che governano la Sanità o ne rappresentano gli interlocutori privilegiati (Ministero, Regioni, SIVeMP, Ordini Professionali) si facciano carico di tali preoccupazioni. Sono loro che debbono assumersi l’onere di garantire trasparenza ed efficacia alle attività formative destinate agli operatori della Sanità Pubblica Veterinaria (anche in termini di rapporto costo/beneficio delle stesse) e nel contempo di assicurare che, per quanto possibile, vengano destinate ai suddetti operatori le risorse necessarie a garantire il perseguimento del percorso formativo individuato. Agli operatori della Sanità Pubblica Veterinaria potrà anche essere richiesta una compartecipazione agli oneri derivanti dall’obbligo della formazione continua, indispensabile in un settore tanto rilevante quale è quello della tutela della salute dei consumatori e, come tale, voluto dal legislatore, ma certo gli stessi non potranno essere abbandonati alla deriva in un contesto, quale sta diventando quello del mercato della formazione, che sempre più si farà complesso ed oneroso.

Per quanto riguarda le Facoltà di Medicina Veterinaria e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, la cui missione istituzionale è anche quella di formare gli operatori della Sanità Pubblica Veterinaria, non ci si può che augurare che, in un rapporto sinergico e complementare, riescano a cogliere questa meravigliosa opportunità di meglio qualificare il proprio operato, individuando percorsi formativi coerenti con le funzioni proprie della Sanità Pubblica Veterinaria e garantendone in ciascuna Regione la possibilità di una fruizione ampia ed economicamente accessibile.

Per ulteriori informazioni sull’ECM consultare il sito Web del Ministero della Sanità (http://www.sanita.it)



Guido Petracca



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