L'attivita' del nostro Istituto e' fortemente caratterizzata dal tema della Sicurezza Alimentare a partire, come e' ovvio, dall'esecuzione degli esami e delle analisi ufficiali sugli alimenti, per arrivare alla ricerca sperimentale nel settore della sanità
animale, dell'igiene degli alimenti, con la realizzazione di studi,
sperimentazioni e produzione di tecnologie e metodiche necessarie al
controllo della salubrità degli alimenti di origine animale (comprese le attività di formazione e d'informazione in questo ambito).
Proprio nel settore genericamente informativo, dopo le emergenze BSE ed Afta, si rileva una forte richiesta derivante soprattutto dai consumatori che molto spesso utilizzano Internet come strumento di (auto)informazione.
Per questo motivo ci e' sembrato utile andare nella Rete per visionare le risorse on line atualmente disponibili e fornirvi una rapida descrizione dei siti piu' interessanti sulla sicurezza alimentare.
Iniziamo subito con il consigliarvi la visita alla pagina dalla quale potrete scaricare sul vostro computer il Libro bianco sulla sicurezza alimentare della Commissione Europea http://www.reteambiente.it/agricoltura/ND_Librobiancoalim_comp.htm, di cui vi consigliamo la lettura.
E' una pubblicazione particolarmente importante perché la qualità dei prodotti alimentari, intesa sia da un punto di vista di salubrità sia come caratteristiche bromatologiche, nutrizionali ed organolettiche, non può prescindere dalla sicurezza del prodotto stesso.
Cerchiamo di fornirvi alcune indicazioni di massima.
Cominciamo con il dire che negli ultimi anni si sono introdotte a livello Europeo e quindi nazionale, diverse innovazioni per il controllo igienico-sanitario dei prodotti alimentari, raggruppati in due libri della Commissione Europea: il libro verde, emanato nel 1997, e il libro bianco, finito a gennaio-febbraio 2000, che introduce nuovi aspetti.
Si viene così a parlare sempre più insistentemente di "analisi del rischio" delle filiere alimentari, termine che apre nuovi orizzonti, nuove vie da percorrere, altri confini da delimitare.
Si parla così tanto dell'analisi del rischio perche' si parte dall'assunto che il rischio "0" non esiste, per cui la vigilanza igienico-sanitaria dei prodotti si deve concentrare sul "livello accettabile di rischio".
Viene a tal punto ovvio porsi una domanda: ma quale è il livello accettabile del rischio?
In termini assoluti e sotto il punto di vista puramente scientifico va considerato che non esiste un livello di rischio accettabile per definizione e tale livello va fissato dalla società, tenendo in debita considerazione la possibile evenienza di un certo numero di patologie, di tossinfezioni alimentari e, addirittura, di casi di morte. Il rischio a livello accettabile è pertanto una decisione esclusivamente politica e, per poter operare tale scelta, la politica necessita di strumenti che risiedono, in pratica, in piani di sorveglianza epidemiologica.
L'analisi del rischio, a differenza di quanto è stato effettuato fino ad ora, deve considerare l'intera catena alimentare. Non basta più impostare l'autocontrollo in una sola fase (quella di fabbricazione) ma vanno inclusi anche quelle primaria, la materia prima, fino ad arrivare al trattamento domestico.
Per esempio, per il formaggio di fossa (prodotto tipico tradizionalmente fabbricato in assenza di condizione igieniche accettabili) non ci si può limitare alla valutazione del rischio nella sola fase di caseificazione, ma occorre considerare anche tutte le altre. Il formaggio viene prodotto dal latte che andrebbe quindi valutato; il latte viene secreto dalle mammelle di bovine per cui anche la fase "allevamento" va presa in considerazione; l'animale per produrre latte ha bisogno di alimenti (foraggi, cereali, semi di leguminose, sottoprodotti) e quindi anche la fase agricola primaria richiede una valutazione.
Ma ciò non basta ancora, perché dopo la caseificazione, il formaggio viene stoccato, commercializzato nei punti vendita, manipolato e/o trasformato dai trattamenti domestici, inclusa la ristorazione collettiva. Va per ciò introdotta anche la corretta informazione ed educazione del consumatore.
L'analisi del rischio va quindi effettuata in tutte le fasi di ogni filiera alimentare, "dai campi alla tavola".
Il libro verde aveva già introdotto delle innovazioni, ed in particolare:
La legislazione deve essere basata su dati scientifici e sulla valutazione del rischio;
Innovazioni che abbiamo applicato e che stiamo ancora applicando, riguardo in particolare l'impostazione e l'esecuzione di piani di autocontrollo.
L'innovazione più grande che aveva portato, attraverso il D.Lgs 155/97 non riguardava in verità l'esecuzione di controlli, perché già esistevano, ma si rifletteva invece su due punti principali:
uno sul piano operativo perché imponeva la gestione delle prescrizioni igieniche e dava la responsabilità delle caratteristiche igienico-sanitarie al responsabile dell'azienda alimentare;
l'altro sul piano culturale perché ha introdotto il concetto del "Sistema di Controllo";
Dal libro verde, sono emersi i diversi punti che hanno portato alla formulazione del libro bianco sulla sicurezza alimentare che sottolinea la necessità di:
lo sviluppo di un sistema informativo sanitario completo;
la valutazione e la gestione dei rischi sanitari;
la comunicazione del rischio e l'informazione dei consumatori.
Per la sicurezza di un prodotto alimentare particolare importanza riveste la valutazione del rischio su tutta la filiera, procedendo per tappe:
Scelta dei processi e dei patogeni da prendere in esame
Determinazione degli outcome dell'intera filiera
Valutazione quantitativa dell'importanza della filiera in esame come causa di patologie umane osservate
Determinazione sperimentale degli outcome delle singole fasi della filiera
Elaborazione e uso di Food Safety Objectives e di criteri microbiologici
Analisi quantitativa del rischio e valutazione delle opzioni di gestione del rischio
Tale analisi del rischio possiede un obiettivo specifico: produrre dati nazionali per la definizione di standard produttivi e la valutazione dei rischi inerenti i processi produttivi.
Essi potranno essere usati:
Per la comunicazione del rischio e la corretta informazione ai consumatori
Nel contesto del commercio internazionale
Per programmare le attività
Per l'erogazione di pareri scientifici alla Commissione
Per la tutela dei prodotti tradizionali e/o di nicchia
Visitiamo ora il sito della
Cooperativa di consumatori che sostiene attivamente la Campagna per la Sicurezza Alimentare,
www.rfb.it/csa/default.htm. La pagina Web e' interessante perché riflette, sebbene parzialmente, l'opinione dei consumatori. Navigando su questo sito, troviamo nella voce Links e approfondimenti informazioni dalla stampa e da vari motori di ricerca (BBC - L'Espresso - L'Express - Libération - The Guardian - Indipendent - Nature - Il Sole 24 Ore - Sherwood Trip - The Ecologist - Yahoo - Voilà - Greenpeace …); l'ultimo numero richiama l'attenzione sugli organismi geneticamente modificati, sulla diossina e sull'aspartame con i contenuti seguenti:
Per quanto riguarda gli OGM, non si conoscono ancora gli eventuali effetti indiretti sull'ambiente e sulla salute del consumatore. Sono giunte tuttavia alcune notizie preoccupanti, quali:
il National Cotton Council of America (NCCA) riporta che, in due province cinesi, una specie di insetti (Helicoverpa armigera) ha sviluppato resistenza al granturco Bt;
ricerche dell'Università del Missouri hanno mostrato una crescita nel suolo del fungo Fusarium, responsabile della formazione di alcune micotossine quale lo Zearalenone o il Deossinevalenone, come conseguenza della coltivazione di soia RR che prevede l'utilizzo del glifosato.
Per quanto riguarda gli effetti sugli animali e sulla salute del consumatore di prodotti GM non si hanno ancora notizie a riguardo (il nostro Istituto sta attualmente portando avanti una ricerca in tal senso).
Per rassicurare il consumatore rammentiamo che la Commissione Europea ha recentemente approvato le più rigide norme forse mai adottate riguardo all'etichettatura degli organismi geneticamente modificati, ignorando la preoccupazione relativa ai rapporti commerciali con gli USA.
Di fatto paesi come l'Argentina e il Canada temono che il sistema di regole approvato danneggerà le esportazioni dei propri prodotti e che esso contravviene altresì alle regole stabilite dal WTO.
Nello specifico la nuove normativa europea prevede un dettagliato sistema di rintracciabilità degli OGM, dal produttore al consumatore e un sistema di etichettatura che coinvolge tutti i prodotti contenenti OGM anche nel caso in cui non siano più presenti tracce di DNA o proteine modificate. Gli unici prodotti esenti da etichettatura sarebbero soltanto quelli accidentalmente contaminati e che presentano livelli di contaminazione inferiori all'1%.
Anche l'attenzione nei confronti della diossina non deve calare. Infatti, dopo l'incidente belga, nel 1997, 350 aziende erano state costrette negli USA a bloccare la vendita di carne di pollame risultata positiva alla diossina in quantità superiore al livello di attenzione. Anche in questo caso, come in quello belga, si e' scoperto che la diossina è arrivata nei polli attraverso i mangimi ed in particolare attraverso un agglomerante, la bentonite.
L 'anno successivo sono state trovate in Francia quantità inaccettabili di diossina nel latte proveniente dal nord del Paese. In questo caso la causa diretta dell'inquinamento e' stata individuata in alcuni inceneritori che avevano inquinato i pascoli intorno a loro.
La diossina si forma in ogni combustione in cui è presente anche cloro ed e' una sostanza molto stabile; ci vogliono decine di anni perché scompaia dai terreni contaminati e, assunta attraverso il cibo, si concentra nel tessuto adiposo.
La caratteristica più subdola e pericolosa di questa sostanza cancerogena è la sua progressiva concentrazione nella catena alimentare fino a giungere all'uomo, ultimo anello della catena.
Nel 1997, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha ufficialmente riconosciuto la diossina come agente cancerogeno. Anche per questo motivo la progressiva riduzione delle emissioni di diossina conferma che l'incenerimento dei rifiuti continua ad essere la principale fonte di emissione di diossina (il 40% di tutte le emissioni stimate risultano essere avvenute nel 1995).
Infine dal materiale disponibile online apprendiamo che, a quanto sembra, l'aspartame può causare, attraverso il suo metabolita la formaldeide, severi danni all'organismo anche a bassi livelli di assunzione.
Il sito riporta anche articoli e monografie abbastanza complete sugli argomenti presentati e diversi link e News piuttosto interessanti. Tra i link quello del sito della INTEKOM, forse il più completo sugli OGM.
Passiamo ora a Sicurezza Alimentare
www.sicurezzalimentare.it.
E' un sito interessante in quanto fornisce informazioni utili, soprattutto per il consumatore. Fornisce inoltre notizie sulla campagna alimentare europea promossa dalla Commissione Europea DGXXIV.
In questo sito troviamo inoltre dei link che vi consigliamo di visitare:
Il sito della Commissione Europea (www.europa.eu.int/comm/dg24), Direzione Generale SANCO, in cui è reperibile una informazione completa sulla politica dei consumatori e sulla tutela della loro salute, oltre alla ricerca Eurobarometro 49 sulla sicurezza alimentare;
il sito dell'Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it) in cui si possono trovare informazioni in materia di sanità pubblica e in particolare su temi relativi alla sicurezza alimentare.
II sito dell'Istituto Nazionale della Nutrizione (inn.ingrm.it) che informa sulle tematiche generali e specifiche legate all'alimentazione e alla nutrizione.
Il sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (www.who.org/fsf)
Un sito per la descrizione del Centro per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione, organismo della Food and Drug Administration americana (vm.cfsan.fda.gov/)
Il sito (www.foodsafety.gov/), gestito dal Governo in collaborazione con diverse Università degli Stati Uniti, dedicato interamente alla sicurezza alimentare.
L'aggiornamento del sito è quasi totalmente dedicato alla BSE, in cui si riportano notizie utili, soprattutto per il consumatore, che concorrono tra l'altro a limitare l'"isterismo collettivo" e il notevole allarmismo nei confronti della malattia (il materiale e' pero' un poco datato in quanto l'argomento trattato è soggetto, soprattutto da un punto di vista normativo, a continue modifiche).
Vogliamo inoltre fare una piccola precisazione.
Viene riportato che "Se la BSE è dovuta a farine animali infette somministrate con i mangimi, ci si chiede perché non ne sia stata vietata la somministrazione anche a suini, polli e pesci d'allevamento. Infatti, se la malattia dei bovini è dovuta alle farine animali infette e se quella analoga dell'uomo si presume dovuta al consumo di carne bovina contaminata, a maggior ragione dovrebbe esserci la presunzione che anche suini, polli e pesci potrebbero contrarre una malattia analoga mangiando farine animali".
A tal proposito va sottolineato che, secondo la Decisione CE N. 766 del 4 dicembre 2000, vigente fino al 12 dicembre 2001, le farine animali sono vietate anche per suini, polli e pesci, ad eccezione della farina di pesce. D'altronde, una fonte proteica non vegetale è necessaria per tali allevamenti. Infatti, escludendo anche questa farina, l'acquacoltura e l'allevamento del pesce risultano impossibili e l'allevamento di suini e polli (specie per le quali, soprattutto in alcuni periodi della loro vita, quali lo svezzamento per i suini, un'integrazione proteica animale risulta necessaria per l'accrescimento, grazie all'apporto di amminoacidi essenziali, tra cui soprattutto lisina e aminoacidi solforati di cui i vegetali sono carenti) diventerebbe estremamente difficoltoso, svantaggioso e praticamente insostenibile.
Nel sito, d'altra parte, si portano dei dubbi circa le cause di insorgenza e di trasmissione della BSE citando "non sarà colpa di qualche trattamento farmacologico, lecito o illecito, oppure di altri trattamenti mirati all'ingrasso o alla prevenzione di malattie?".
Alcuni lavori, infatti, attribuirebbero una certa importanza, non alla somministrazione di farine animali ma all'elevata contaminazione da manganese, il quale ostacolerebbe il rame, metallo coadiuvante la funzione del prione per la difesa del cervello contro l'ossidazione. In tal caso, il prione assumerebbe la forma di prione patologico, agente responsabile di BSE.
Nella sezione "News della Sicurezza Alimentare" si riporta quanto segue:
"La Commissione Europea e in particolare i ministri per l'agricoltura dei 15 Stati membri dell'U.E. devono intensificare i loro sforzi nella lotta contro la BSE.
Al fine di garantire una maggiore sicurezza alimentare per i consumatori, l'Associazione Europea dei Consumatori (AEC), chiede un generale divieto della farina di ossa e della farina di carne nei mangimi per animali".
Il divieto della farina di ossa, valido soltanto per 6 mesi, dal 1° gennaio al 30 giugno 2001, non tutela il consumatore contro la BSE, giacche' vi sono ancora milioni di tonnellate di farina di ossa nei magazzini.
Nel corso del seminario sul consumo sostenibile che ha avuto luogo a Firenze nei giorni 26-27 Marzo 2001, l'Assemblea Generale dell'AEC, che rappresenta 30 organizzazioni di consumatori in tutta Europa, ha segnalato che -in linea con il principio precauzionale su cui si basa il Libro Bianco dell'U.E.- la Commissione Europea dovrebbe:
dichiarare un generale divieto delle farine di ossa e di quelle di carne nei mangimi; divieto che si estende all'esportazione di tali sostanze verso altri Paesi;
assicurare che tutte le scorte di farine di ossa e di farine di carne, che possono contenere prioni BSE, siano bruciate ad elevate temperature e con processi ad alta pressione;
estendere i controlli sui mangimi per animali in tutti i Paesi membri.
…
"
A tal riguardo va sottolineato che:
il divieto attuale, esteso fino al 31.12.2001, riguarda la somministrazione di farine animali a tutti gli animali destinati alla produzione di derrate alimentari, tranne la farina di pesce per le specie non ruminanti;
l'incenerimento rappresenta, nel nostro Paese, uno dei problemi più importanti in quanto l'unico stabilimento in regola è solo quello di Brescia, insufficiente a smaltire tutte le farine e i mangimi ammassati. Quando e se le possibilità di ammasso pubblico saranno superate, che cosa faremo?
Infine, nella voce "Le Schede: le malattie da microrganismi" viene riportata una corretta informazione sanitaria per il consumatore. Ciò è molto importante ed in linea con quanto dettato dal libro bianco della Commissione Europea sulla sicurezza alimentare e contribuisce a colmare una delle lacune universalmente riconosciute sull'analisi e la gestione del rischio e cioè la mancanza di informazione al consumatore.
Giustamente si richiama l'attenzione del consumatore sui tempi e le temperature da applicare agli alimenti per prevenire le tossinfezioni alimentari, sottolineando, sebbene non esplicitamente, il fatto che la maggior parte dei microrganismi patogeni sono mesofili; occorre quindi evitare il mantenimento dei cibi nella cosiddetta "zona di pericolo" e cioè a temperature comprese tra 10 e 65°C, zona da "attraversare" il più rapidamente possibile.
Secondo questa nota l'origine della BSE non sarebbe imputabile alla somministrazione di farine animali ma all'inquinamento dell'ambiente e degli alimenti da manganese, sotto l'effetto del quale il prione diventerebbe patologico.
La notizia risulta estremamente importante se se ne considerano le implicazioni a vari livelli:
zootecnico;
industriale (la minaccia dei renderer di bloccare la propria attività non è abbastanza sentita. Un blocco della trasformazione degli scarti di macellazione in farine animali porterebbe inevitabilmente alla fine degli allevamenti per la produzione di carne, per arresto delle attività di macellazione. Va ricordato che l'unico impianto in regola e quindi disponibile in Italia per l'incenerimento è quello di Brescia);
politico;
di Sanità, sia animale che pubblica;
Rimangono certamente diversi aspetti da chiarire legati alla trasmissione della BSE.
A livello sperimentale, è stata infatti riprodotta la malattia per via alimentare, utilizzando anche basse dosi (1 g di omogenato di cervello affetto da BSE in unica soluzione). Il prione patologico potrebbe quindi espletare la sua funzione patologica sul cervello anche quando introdotto attraverso gli alimenti a bassissime concentrazioni.
Pur rimanendo tale notizie di fondamentale interesse, non si puo' certo trascurare la trasmissione per via alimentare. D'altra parte, un trattamento con rame potrebbe riportare il prione alla sua forma originale o no? Sicuramente, necessitano ricerche in tal senso.
Il Sito della Regione Liguria - Igiene e Veterinaria www.regione.liguria.it/menu/0902_fr.htm
offre delle informazioni e degli articoli interessanti sulla sicurezza alimentare.
In questo numero, si trova una pagina che dà suggerimenti e consigli per la prevenzione delle intossicazioni alimentari nei riguardi di:
Il botulismo alimentare, con descrizione del Clostridium botulinum e della tossinfezione (sintomatologia, alimenti a rischio, prevenzione e terapia), della sterilizzazione ottenuta con valori di temperatura e tempi sufficienti a garantire la distruzione delle spore, degli accorgimenti preliminari per ogni tipo di preparazione e della preparazione delle conserve e delle semiconserve
La ristorazione collettiva, per quanto riguarda le misure preventive da applicare scrupolosamente per:
Evitare l'apporto di microbi nocivi (igiene delle derrate, delle manipolazioni, del personale, dei locali, del materiale relativo ai trasporti);
Impedire la moltiplicazione dei microbi evitando le temperature comprese tra + 10°C e + 65°C. In questo intervallo di temperatura, i cibi non devono stazionare.
Ricordando che il cibo pronto per essere servito non va mai lasciato a temperatura ambiente.
Gli articoli disponibili sono scritti in maniera appropriata, dando informazioni e suggerimenti utili e, a nostro avviso, corretti.
In altre pagine del sito si danno le linee guida per l'applicazione di piani di autocontrollo nelle industrie alimentari, secondo i principi dell'HACCP.
Interessante è l'"Individuazione delle industrie alimentari nei confronti delle quali adottare misure dirette a semplificare le procedure del sistema Hazard analysis and critical control point (HACCP), ai sensi dell'art. 10, comma 5, della Legge 21/12/1999 n. 526".
Le industrie individuate sono di due tipologie:
Quelle in cui gli alimenti non vengono manipolati e quelle che prevedono semplici manipolazioni-trattamenti, quali il lavaggio o il taglio delle verdure, la mescita di bevande, il rinvenimento di prodotti lievitanti surgelati per il consumo immediato;
Quelle in cui non si pratica la conservazione e/o il riutilizzo (manipolazione e/o preparazione per vendita diretta o consumo immediato, con o senza trasformazione termica) e quelli che adottano la linea fredda e la linea calda.
In queste industrie, in pratica, le procedure di applicazione del sistema HACCP vengono limitate alle seguenti fasi:
la descrizione delle attività e delle fasi;
le misure previste per la rintracciabilità delle materie prime e prodotti
il monitoraggio delle misure di controllo e di impianti/attrezzature
le misure da applicare in caso di non conformità
A tali fasi vanno allegati i seguenti documenti:
l'elenco dei fornitori
la formazione del personale
il controllo sistematico dei limiti critici delle temperature per la linea fredda e per la linea calda
la manutenzione delle apparecchiature
la non conformità con le relative azioni correttive
Infine un'altra sezione è dedicata al "Piano di controllo ufficiale sul commercio e l'impiego dei prodotti fitosanitari e di controllo dei residui di fitosanitari negli alimenti per gli anni 2000-2001, approvato con DGR n. 665 del 16/06/2000" in cui si propone di assicurare un'efficace prevenzione dei rischi che possono derivare dalla manipolazione diretta dei prodotti fitosanitari, dall'assunzione di residui attraverso alimenti e acque eventualmente contaminati o attraverso l'ambiente.
Rechiamoci a far visita a Food Toxicology News - Osservatorio di Tossicologia della Nutrizione
ntwww.irfmn.mnegri.it/ambsal/food-toxy/
Questo sito offre informazioni ed articoli interessanti sulla sicurezza e sulle tossinfezioni alimentare, con delle monografie aggiornate però al 1997.
Un articolo che vi consigliamo e' quello sulla BSE che include anche un'ipotesi di quantificazione del rischio. Tuttavia, la valutazione del rischio per il consumatore è un'impresa estremamente ardua allo stato attuale delle conoscenze, come indicato in un nostro precedente articolo sulla pagina sicurezza alimentare del Webzine SPV (www.pg.izs.it/webzine.html).
A tal proposito, vanno considerati il pericolo ed il rischio. Nel nostro caso, il pericolo è un evento dannoso per la salute del consumatore; il rischio è rappresentato dalla probabilità che il pericolo si verifichi. Indubbiamente, il pericolo è estremamente grave: al momento attuale, i dati epidemiologici e le risultanze sperimentali indicano che il prione della BSE può determinare la malattia che nell'uomo va sotto il nome di vCJD. Il rischio potrebbe essere basso, ma difficilmente potremo affermare di averlo azzerato, pur avendo adottato tutte le precauzioni possibili affinché la patologia non si verifichi. Oggi, finché non ne sapremo di più sul periodo di incubazione, sulla possibilità di infettare bovini che non manifestano ancora sintomi, sul titolo infettante, la quantificazione del rischio è pressoché impossibile.
Cerchiamo ora di prendere in considerazione gli eventi che devono verificarsi affinché il pericolo si possa manifestare:
Le farine di carne devono provenire da animali infetti o morti di BSE;
Lo stabilimento di rendering deve aver utilizzato gli organi verso i quali c'è stato il tropismo dell'agente infettante (SRM: cervello, midollo spinale, gangli spinali, intestino tenue, etc.);
Lo stabilimento di rendering non deve aver effettuato il trattamento termico adeguato ad inattivare l'agente infettante;
La quantità di farina di carne presente nel mangime, o meglio nella dieta del bovino, deve contenere almeno una dose infettante;
Il bovino che l'assume deve appartenere ad una razza o ad una linea genetica recettiva alla BSE o deve avere una predisposizione legata al soggetto (l'incidenza della BSE nell'allevamento è bassa);
Gli organi infettanti non sono stati eliminati correttamente, come prescrive la legge, durante la macellazione;
Il consumatore infine ha assunto almeno una dose infettante
Da quanto detto il rischio dovrebbe essere molto basso, ma, essendo il pericolo enorme, sembra giusto mettere in atto il "principio di massima precauzione" e, nel dubbio, adottare i provvedimenti più restrittivi, cosa verso la quale le normative di settore stanno orientandosi.
Infine citiamo il sito della Presidenza della Provincia di Parma
www.parmafoodauthority.org/, che può essere interessante in quanto Parma è candidata come sede dell'Autorità Alimentare Europea e, come tale, potrebbe riportare in futuro, nel suo ipertesto Web, dati utili. Vale quindi la pena di tornare a dare un'occhiata di tanto in tanto.